Auto ibride, le differenze tra le varie tipologie presenti sul mercato

Le auto ibride sono protagoniste del mercato, ma quali sono le differenze fra le varie tipologie presenti? Facciamo chiarezza

Alfa Romeo Junior Ibrida
Alfa Romeo Junior Ibrida
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Le auto ibride hanno guadagnato una notevole popolarità in Italia nel 2024, conquistando ampie fette di mercato, rosicchiandole a quelle con alimentazioni tradizionali, quali benzina e gasolio. Il mondo delle elettrificate, però, non è lineare ed è caratterizzato da differenti tipologie, ognuna con le sue peculiarità. Alla luce dei possibili cambiamenti che potrebbero segnare l’UE post 2035, è doveroso fare chiarezza e sottolineare, al meglio, le differenze tra i vari tipi di “ibrido”.

Il Mild Hybrid

I sistemi Mild Hybrid Electric Vehicle (MHEV), spesso definiti "ibridi leggeri", rappresentano il primo passo verso l'elettrificazione. Questa tipologia, pur non presentando differenze sostanziali a livello di omologazione, integra un impianto elettrico parallelo alimentato da batterie a 12 o 48 Volt, che collabora con un motore elettrico di dimensioni ridotte. Il sistema MHEV a 12 volt recupera energia durante la frenata, ma non è in grado di muovere autonomamente le ruote; fornisce invece energia durante la ripartenza, riducendo consumi ed emissioni. Le versioni mild hybrid a 48 volt, invece, possono muovere l'auto in modalità completamente elettrica per brevi distanze.

Full Hybrid, l’ibrido completo

Il secondo livello di elettrificazione è rappresentato dai modelli Hybrid Electric Vehicle (HEV), comunemente chiamati full hybrid. In questi veicoli, il motore elettrico lavora in sinergia con il motore a combustione interna (ICE) e può operare in modalità 100% elettrica per un numero maggiore di chilometri rispetto alle ibride mild hybrid a 48 volt. Il motore elettrico contribuisce in modo più significativo alla riduzione di consumi ed emissioni rispetto ai sistemi MHEV, ma richiede più spazio, aumentando costi e peso. Le batterie si ricaricano durante le frenate e attraverso il motore termico, senza la necessità di una presa di corrente esterna.

Le auto plug-in hybrid

Per i modelli Plug-In Hybrid Electric Vehicle (PHEV), è prevista la ricarica del motore elettrico tramite una presa di corrente esterna, oltre al consueto meccanismo di sfruttamento del motore termico, analogo alle altre fattispecie già presentate. L'autonomia a zero emissioni può superare – in alcuni casi – ampiamente i 100 chilometri, mentre i consumi di carburante si riducono notevolmente quando si viaggia con la batteria carica. Tuttavia, a batteria scarica, le vetture plug-in possono diventare tutt'altro che economiche ed ecologiche. Specialmente quando si viaggia in autostrada.

Le auto ibride range extender

Le ibride range extender rappresentano una categoria a sé, in cui il motore a combustione interna funge esclusivamente da generatore di corrente per ricaricare la batteria di trazione quando il livello di carica è basso. Un esempio è la Nissan X-trail e-Power, che non ha una spina di corrente ma utilizza il motore termico a benzina per generare energia per il motore elettrico, senza trasmettere trazione alle ruote. Un'altra applicazione di questa tecnologia è la Mazda MX-30 R-EV, dotata di un motore rotativo Wankel da 830 cc e 75 cavalli che ricarica la batteria.

La quest’ultima è ricaricabile anche tramite colonnine e utilizza un motore elettrico per muovere le ruote anteriori. A seconda dei mercati, le range extender sono anche chiamate EREV (extended-range electric vehicles), REEV (range-extended electric vehicles), REV (range extender) o BEVx (range-extended battery-electric vehicle).

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