![Alfa Romeo Junior Ibrida](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2025/02/07/1738946273-alfa-romeo-junior-ibrida-8-053b01fa092f06f6.jpg?_=1738946273)
Le auto ibride hanno guadagnato una notevole popolarità in Italia nel 2024, conquistando ampie fette di mercato, rosicchiandole a quelle con alimentazioni tradizionali, quali benzina e gasolio. Il mondo delle elettrificate, però, non è lineare ed è caratterizzato da differenti tipologie, ognuna con le sue peculiarità. Alla luce dei possibili cambiamenti che potrebbero segnare l’UE post 2035, è doveroso fare chiarezza e sottolineare, al meglio, le differenze tra i vari tipi di “ibrido”.
Il Mild Hybrid
I sistemi Mild Hybrid Electric Vehicle (MHEV), spesso definiti "ibridi leggeri", rappresentano il primo passo verso l'elettrificazione. Questa tipologia, pur non presentando differenze sostanziali a livello di omologazione, integra un impianto elettrico parallelo alimentato da batterie a 12 o 48 Volt, che collabora con un motore elettrico di dimensioni ridotte. Il sistema MHEV a 12 volt recupera energia durante la frenata, ma non è in grado di muovere autonomamente le ruote; fornisce invece energia durante la ripartenza, riducendo consumi ed emissioni. Le versioni mild hybrid a 48 volt, invece, possono muovere l'auto in modalità completamente elettrica per brevi distanze.
Full Hybrid, l’ibrido completo
Il secondo livello di elettrificazione è rappresentato dai modelli Hybrid Electric Vehicle (HEV), comunemente chiamati full hybrid. In questi veicoli, il motore elettrico lavora in sinergia con il motore a combustione interna (ICE) e può operare in modalità 100% elettrica per un numero maggiore di chilometri rispetto alle ibride mild hybrid a 48 volt. Il motore elettrico contribuisce in modo più significativo alla riduzione di consumi ed emissioni rispetto ai sistemi MHEV, ma richiede più spazio, aumentando costi e peso. Le batterie si ricaricano durante le frenate e attraverso il motore termico, senza la necessità di una presa di corrente esterna.
Le auto plug-in hybrid
Per i modelli Plug-In Hybrid Electric Vehicle (PHEV), è prevista la ricarica del motore elettrico tramite una presa di corrente esterna, oltre al consueto meccanismo di sfruttamento del motore termico, analogo alle altre fattispecie già presentate. L'autonomia a zero emissioni può superare – in alcuni casi – ampiamente i 100 chilometri, mentre i consumi di carburante si riducono notevolmente quando si viaggia con la batteria carica. Tuttavia, a batteria scarica, le vetture plug-in possono diventare tutt'altro che economiche ed ecologiche. Specialmente quando si viaggia in autostrada.
Le auto ibride range extender
Le ibride range extender rappresentano una categoria a sé, in cui il motore a combustione interna funge esclusivamente da generatore di corrente per ricaricare la batteria di trazione quando il livello di carica è basso. Un esempio è la Nissan X-trail e-Power, che non ha una spina di corrente ma utilizza il motore termico a benzina per generare energia per il motore elettrico, senza trasmettere trazione alle ruote. Un'altra applicazione di questa tecnologia è la Mazda MX-30 R-EV, dotata di un motore rotativo Wankel da 830 cc e 75 cavalli che ricarica la batteria.
La quest’ultima è ricaricabile anche tramite colonnine e utilizza un motore elettrico per muovere le ruote anteriori. A seconda dei mercati, le range extender sono anche chiamate EREV (extended-range electric vehicles), REEV (range-extended electric vehicles), REV (range extender) o BEVx (range-extended battery-electric vehicle).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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