Se oggi abbiamo delle automobili che non sono più degli strumenti di morte ambulante, gran parte del merito bisogna attribuirlo a Béla Barényi. L'ingegenre austro-ungarico ha trascorso tutta la sua vita lavorativa a studiare delle soluzioni che innalzassero il livello di sicurezza delle macchine, attiva e passiva, introducendo delle pionieristiche scelte tecniche che ancora adesso sono alla base dell'industria automotive. Gli sforzi di quest'uomo, nato nei primi del Novecento, non andrebbero dimenticati, perché le sue innovazioni hanno salvato la vita di tantissime persone.
Dall'infanzia all'approdo in Daimler-Benz
Béla Viktor Karl Barényi nacque nel 1907 a Hirtenberg, all'interno dei confini dell'allora vigente Impero Austro-Ungarico. La Prima Guerra Mondiale sarebbe scoppiata soltanto alcuni anni dopo e, alla fine, avrebbe portato a una disgregrazione completa dell'ordinamento reggente, stravolgendo sia la politica che la geografia, tanto che il padre, maggiore dell'esercito e professore di scienze naturali alla scuola cadetti, prese la cittadinanza cecoslovacca. La madre di Béla, invece, proveniva da una famiglia facoltosa e agiata, che aveva fatto le fortune con la Daimler-Austria, azienda nel commercio delle auto di lusso. La pulsione verso le quattro ruote fu inevitabile, il legame con con questi mezzi speicali fu amore a prima vista.
Béla Barényi studiò ingegneria meccanica ed elettrica e, una volta laureatosi, non passò molto tempo prima di venire ingaggiato dalla Fiat, divisione austriaca. Da lì, ci furono i passaggi alla Steyr e alla Adler, prima del definitivo approdo alla Daimler-Benz, la famosa Stella a tre punte di Stoccarda. Qui, assunse il ruolo di direttore del dipartimento di sviluppo, mansione che svolse con proficuo successo fino al 1972. Praticamente una vita intera.
La cellula rigida a zone deformabili
Le sue idee trovano terreno fertile in un'azienda che ha come obiettivo unico quello di primeggiare. Consapevoli che per vincere la sfida globale con i marchi più prestigiosi bisogna sperimentare, Barényi lascia libero sfogo alla sua prolifica mente, accendendo la miccia all'interno del suo reparto di sviluppo della sicurezza, già di per sé un settore inconsueto per l'industria automobilistica della sua epoca. Nel 1941 è già tempo di depositare un primo fortunato brevetto, quello della struttura del pianale che minimizza le scosse, tramite la resistenza alle deformazioni. Un primo affarre di successo, ma i colpi da novanta sarebbero arrivati pochi anni più tardi.
Bisogna fare un balzo di dieci anni, nel frattempo la Germania ha visto l'apocalisse e si è rialzata, al pari della Mercedes-Benz. Nel 1951 le fabbriche tornano a pieno regime e Béla Barényi si lancia in un sentiero inesplorato che lo porta a fare degli studi sugli abitacoli delle auto, lo spazio vitale in cui risiedono i passeggeri. Bisogna che questo involucro sia sicuro come l'utero di un'amorevole madre e, per questo motivo, rilascia un brevetto epocale: la prima cellula passeggeri rigida con zone di deformazione. Grazie ai suoi studi, l'ingegnere circoscrive delle aree che sono capaci di sformarsi assorbendo in maniera controllata l’energia cinetica derivante dalla collisione, a esclusivo vantaggio dell’incolumità degli occupanti della vettura grazie alla cellula stabile. Una rivoluzione che stravolge il mondo della sicurezza su quattro ruote, un principio ancora adesso saldo e alla base dei veicoli contemporanei. Questa tecnologia si vede per la prima volta in un'auto di serie nel 1959, grazie alla Mercedes-Benz W111.
Barényi, oltre 1000 brevetti in nome della sicurezza
L'ingegner Barényi è stato produttivo come un fiume in piena, dotato di una mente instancabile e brillante. Sono stati oltre 1000 i brevetti depositati lungo la sua carriera in Mercedes-Benz, terminata nel 1972 con la meritata pensione. Di lui si ricordano anche: il tergicristallo incassato a protezione dei pedoni, adottato per la prima volta dalla classe S nel 1979; l’invenzione del piantone dello sterzo di sicurezza (collassabile), al debutto sulla W123 del 1976; oppure il tetto rigido distaccabile. Candidato a ingegnere del secolo nel 1999, la sua vita terrena si spense però due anni prima, a Böblingen, in Germania, dove aveva stabilito la propria casa.
Le sue geniali intuizioni, le sue straordinarie creazioni hanno aiutato non poco l'essere umano a mettersi in viaggio con più sicurezza, incrementando le proprie speranze di sopravvivenza dopo un brutto incidente. La scelta di investire la propria inesauribile energia in questo campo, fa di Barényi uno degli uomini più importanti dell'automotive del Novecento e, forse, non soltanto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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