BMW Isetta, la provvidenziale bubble car del secondo dopoguerra

La BMW Isetta è stata una scommessa vinta dalla Casa tedesca in un momento di difficoltà, aiutandola a riemergere dalla crisi degli anni '50

BMW Isetta, la provvidenziale bubble car del secondo dopoguerra

Le bubble car, termine ereditato dagli anglosassoni per identificare quella categoria di veicoli a tre o quattro ruote dalle dimensioni ridotte con molti più elementi in comune con una motocicletta che con un'automobile, oggi ci strappano un sorriso a causa della loro forma buffa e compatta, che ricorda quella di una bolla di sapone. Eppure, quelle modeste ed economiche vetture sono state in grado di ridare dignità a un popolo, di fornire una spinta positiva alla ricrescita di un continente, l'Europa, che ha dovuto fare i conti con un apocalittico dopoguerra, che oltre alle macerie delle città ha portato in dote i brandelli di un tessuto sociale, industriale ed economico da rifondare. Negli anni '50 del secolo scorso, il Vecchio Continente deve rimboccarsi le maniche per risorgere dalla catastrofe della Seconda Guerra Mondiale, che ha lasciato degli inevitabili strascichi in ogni settore della vita umana. Da qualcosa, però, bisogna pur trovare una scintilla di speranza e un orgoglio per rialzare la testa, così l'industria automobilistica si affida - in talune circostantze - alle microcar che si rivelano spesso salvifiche, come nel caso di BMW e della Isetta.

Un tumultuoso dopoguerra

Gli anni '50 si aprono in Germania con la voglia di archiviare il tremendo e orrorifico passato, che ha lasciato dietro di sé uno scenario di incredibile morte e devastazione. La maggior parte delle città tedesche esibisce delle indelebili cicatrici, che hanno cancellato un patrimonio artistico e architettonico secolare. Dappertutto operose donne e instancabili uomini si cimentano in azioni di ricostruzione non prima, però, di aver rimosso montagne di rovine. La maggior parte della cittadinanza non naviga di certo nell'oro, manca il potere d'acquisto per sognare una grande auto, tuttavia, c'è il desiderio di ritornare a muoversi. Un sentimento che non nasce soltanto da un'esigenza di tipo ludico, ma per pura necessità. Anche le casse di BMW iniziano a essere vuote, i vertici cominciano a tremare perché in pochi acquistano le lussuose 503 e 507, mentre i costi di produzione di queste automobili sono terribilmente alti. La stessa sorte colpisce il ramo parallelo delle quattro ruote, quello delle moto, che registra anch'esso gravi perdite. Serve un colpo di genio, un salvagente per rimanere a galla con la speranza di avere ancora un futuro. Questa ciambella ha le forme dell'inconsueta Isetta, un progetto italiano della Iso Rivolta che viene presentato al Salone dell’Auto di Torino del 1954: quella micro vettura ha qualcosa di affascinante, forse perché è buffa e simpatica, o magari perché la Iso Rivolta oltre a realizzare piccole auto sforna anche frigoriferi, come ci ricorda il suo portellone anteriore che somiglia proprio allo sportello di un elettrodomestico da cucina. Fatto sta che i bavaresi acquistano le licenze, i diritti e gli impianti produttivi della strana "bubble car" per venderla con il proprio marchio. Questa scelta a sorpresa si rivela tanto efficace quanto un poker d'assi calato su un tavolo da gioco.

BMW Isetta

La BMW Isetta inizia a spopolare

L'obiettivo di BMW è quello di portare soldi freschi nelle casse, ma prima di gettare la Isetta in pasto ai potenziali clienti, affina il progetto originale curandone il motore e il telaio. I tecnici BMW hanno inizialmente qualche difficoltà a lavorare con dei piccoli motori, essendo abituati a tutt'altra caratura, ma per la microscopica neonata scelgono un propulsore adeguato: un monocilindrico a quattro tempi da 250 cc derivato dalla moto R25, con 12 CV di potenza. Rispetto all'italiana, la versione tedesca aggiunge una quarta ruota, così nel 1955 BMW la presenta al pubblico come "motocoupé". Un audace messaggio che fa breccia nei più, perché il pubblico ne rimane entusiasta. D'altronde la Isetta è un veicolo perfetto per la città, essendo leggero e maneggevole, facilmente parcheggiabile in ogni anfratto vista la sua lunghezza di appena 2,28 metri. Nonostante le dimensioni così esigue, la piccola di casa BMW consente a due passeggeri di sedersi l'uno accanto all'altro, in un abitacolo dal quale si accede tramite uno sportello anteriore modalità frigorifero, proprio come sull'antenata italiana. Lo spazio interno è comunque comodo e il senso di claustrofobia viene ridotto dall'uso di un tettino apribile in tessuto, che funge anche da uscita di sicurezza. Nel 1956, arriva la Isetta 300 che rinforza la gamma di un modello che si fa strada sul mercato, anche grazie a un prezzo d'acquisto realmente interessante: appena 2.550 marchi. Inoltre, per guidarla non serve la licenza di guida per auto che ha un costo esorbitante.

BMW Isetta
La BMW Isetta comincia a spopolare

Un periodo di successo

Nel suo primo anno di commercializzazione sono 10.000 gli esemplari che vengono venduti, ma la sua inarrestabile ascesa non si interromperà facilmente. La Isetta prima conquista i tedeschi, poi oltrepassa i confini della Germania per espandersi e diffondersi con la sua irriverente simpatia in tutto il globo. Nel 1962, dopo otto anni di carriera le catene di montaggio della Isetta si bloccano, stoppandosi definitivamente quando le vendite complessive raggiungono le 161.728 unità. Per un'automobile monocilindrica è un primato mondiale che persiste ancora oggi. Gli anni '60 sono un decennio di speranza e ricrescita, il benessere si affaccia verso più ampie fasce di persone, che non hanno più bisogno di microcar mentre tornano ad ambire a grandi automobili di rappresentanza. La Isetta si congeda con la medaglia d'onore sul petto, perché senza di lei oggi - probabilmente - il marchio BMW sarebbe visibile soltanto sui libri di storia. Per quanto riguarda la Isetta, invece, dopo il grande boom la sua reputazione scende in basso, diventando simbolo dei nerd o di categorie similari, grazie alle varie trasposizioni cinematografiche e televisive nelle quali è stata involontaria protagonista.

Forse, però, chi l'ha sfruttata in quella veste non si è ricordato di quanto è stata preziosa in un'epoca tormentata e irta di ostacoli, nella quale con coraggio ha portato sulle esili spalle migliaia di persone che sognavano un avvenire migliore.

BMW Isetta
La BMW Isetta è l'auto di Steve Urkel, il nerd della sitcom "Otto sotto un tetto"

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