Una banda di quattro rapinatori getta nel panico le banche di mezza Los Angeles ormai da tre anni. Nessuno riesce a prenderli: sono veloci e nascondono il volto dietro a maschere di gomma di quattro ex presidenti americani (Johnson, Nixon, Carter, Reagan). Il dipartimento di sicurezza, esasperato, decide di sbrogliare la situazione facendo intervenire un giovane agente dell'FBI, Johnny Utah. Sono i presupposti di Point Break, film cult uscito nel 1991 per la regia di Kathryn Bigelow.
Johnny - interpretato da Keanu Reeves - è affiancato nell'indagine dall'agente Angelo Pappas, un veterano del Vietnam che avanza una singolare teoria: i criminali devono essere dei surfisti. Sulla scena delle rapine, infatti, si trovano sempre tracce di sabbia e di terra. Inoltre, i glutei mostrati per scherno da uno di loro alle telecamere di un istituto bancario sono pallidi in confronto alla schiena abbronzata. Terzo elemento: si danno da fare soltanto d'estate. Come se poi dovessero spendere il gruzzolo accumulato cercando onde in giro per il mondo, negli altri mesi dell'anno.
Johnny riuscirà ad entrare nella banda e a conquistare la loro fiducia, ma le cose non andranno come previsto. Subirà infatti il carisma del capo dei malviventi, Bodhi (Patrick Swayze), al punto da soprassedere al rispetto della legge, per il rapporto che si crea. Il film, dunque, vuole evidenziare come l'animo umano possa rivelarsi terribilmente fragile, anche nelle persone apparentemente più rigorose.
La pellicola inquadra inoltre perfettamente una classe, l'alta borghesia americana, che ama concedersi i lussi che derivano dalla sua posizione. L'agente Utah ne fa parte e manifesta questa tendenza anche mediante l'auto con cui gira durante la storia, una Ford Mustang Match 1.
L'auto rappresentava un pacchetto capace di offrire estetica e prestazioni migliorative rispetto al modello base. Venne commercializzata a partire dal 1968 e rimase in carreggiata per dieci anni. Negli Usa deflagrava, in quel periodo, la "Guerra dei cavalli", corsa tra competitors per rendere le vetture sempre più performanti.
Così, la piattaforma e il vano motore della Ford Mustang furono riprogettati per accogliere blocchi motore più grandi. Al termine del 1968, Ford introdusse il motore Cobra Jet FE da 7,0 litri - il suo più grande e potente - in un piccolo gruppo di Mustang GT e nella Shelby GT500KR del 1968. Per il 1969, invece, produsse un “pacchetto prestazioni” complessivo, disponibile con due V8 più piccoli: il Windsor da 5,8 litri (standard) e il FE da 6,4 litri (351), oltre al Cobra Jet. Includeva alcuni aggiornamenti relativi alla maneggevolezza e pesanti miglioramenti estetici: da lì a poco arrivò anche il soprannome “Mach 1”. Altre opzioni di motore furono disponibili dal 1970 al 1973.
Il pacchetto Mach 1 era disponibile solo nella carrozzeria fastback “SportsRoof” e includeva elementi che andavano ad esaltare l'aspetto e le prestazioni dell'auto, come il trattamento nero opaco del cofano con perni, lo scoop sul cofano, le sospensioni da competizione, il tappo del gas cromato con apertura a scatto, le ruote rielaborate con pneumatici Goodyear Polyglas, i terminali di scarico cromati, gli interni deluxe, lo spoiler sul mento, lo spoiler sul ponte posteriore e le lamelle del lunotto (SportSlats), disponibili in fabbrica o presso il concessionario.
L'equipaggiamento standard prevedeva un cambio manuale a 3 velocità e un assale posteriore aperto da 9 pollici (23 cm) a 28 scanalature. Il cambio manuale a 4 marce o quello automatico a 3 marce FMX (blocco piccolo)/C6 (blocco grande) erano opzionali.
L'accelerazione da zero a cento richiedeva 4,8 secondi e la velocità massima toccata era di 249 km/h. Gli esemplari rimasti sono oggi in vendita con una valutazione media di 73mila euro. Roba da alta borghesia, appunto.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.