Citroën 2CV, ultima chiamata in Portogallo alla finestra del nuovo millennio

Il 27 luglio 1990, nello stabilimento di Citroën a Mangualde in Portogallo, terminava la produzione della 2CV con oltre 5,1 milioni di esemplari

Citroën 2CV, ultima chiamata in Portogallo alla finestra del nuovo millennio

Mangualde è un’amena cittadina nell’entroterra lusitano, poco più di 20.000 rigorose anime portoghesi che vivono un’esistenza tranquilla e compassata. Qui la brezza dell’Oceano non si fa sentire più di tanto, la malinconia che esprime l’orizzonte che si perde nell’azzurro Atlantico è un’immagine stereotipata che non si addice al distretto di Viseu, qui si pensa alle coltivazioni e alla natura, dove il verde si sposa al giallo in un connubio di seducente armonia. La vita scorre pacifica a queste latitudini, tuttavia in questo piccolo angolo di mondo c’è una fabbrica che scandisce le giornate di tante persone, e il trambusto vissuto il 27 luglio del 1990 è un evento che si tramanda di persona in persona. L'impianto in questione porta l’effige di Citroën, nella sua catena di montaggio dopo oltre quarant’anni resiste, tutelata come una riserva speciale, la produzione di una macchina nata sulle rive della Senna nel 1948: la 2CV.

L’ultima della specie

L’estate di Mangualde non è torrida, anche se il sole picchia forte coi suoi raggi, la temperatura atmosferica non corre oltre i 28 gradi. Il calore, però, si sente bene all’interno della fabbrica di Citroën, qui si vivono attimi di contrastante eccitazione. C’è chi si compiace per l’ennesima 2CV prodotta, ma altri non si danno pace, la sua storia non può finire così. Le Urla, gli applausi, i pianti si susseguono, la piccola francese d’altronde è una vettura amata e coccolata, emana simpatia al primo sguardo. Quei faretti circolari sembrano osservarti, il suo frontale è amichevole e ormai per tutti quanti non è una semplice macchina, ma un pezzo di cuore e un membro della famiglia. La banda arriva a salutare la Charleston grigia e nera, l’ultima della specie, scatenando tube, trombe e clarinetti. Un addio degno di una regina che passa a miglior vita. Sotto certi punti di vista è stata proprio così, una sovrana umile, spesso sporca di terra e fango, ma sempre con la schiena dritta e la testa all’insù. Quel 27 luglio del 1990 si chiudeva un’epoca con oltre 5,1 milioni di esemplari di 2CV - e derivati - consegnati in tutto il globo. Un capitolo che termina a causa delle normative antinquinamento e di sicurezza nate intorno all’ultima decade del XX secolo, che non permisero alla Citroën di adeguare sufficientemente la sua best-seller.

Citroen 2CV
2CV Spot

Il movimento per tenerla in vita

Alla notizia che la Deux Chevau era prossima alla pensione forzata, ci fu un’insurrezione su larga scala. I vari club europei dedicati a questo modello si coalizzarono e diedero vita a un’iniziativa tutta cuore: in ogni raduno organizzato nelle varie nazioni del Vecchio Continente, fecero circolare dei pezzi di carrozzeria di una 2CV sui quali ognuno appose la propria firma. Tutte queste parti furono poi unite per realizzare una 2CV intera da mostrare direttamente alla Citroën. Su ogni centimetro si poteva scorgere un nome, la carrozzeria bianca era ricoperta dall’amore di chi non voleva far morire una macchina che era qualcosa più di un’amica di metallo. Questa inconsueta raccolta firme suonò come una preghiera affinché la 2CV non venisse dismessa, ma che potesse vedere con ognuno di loro almeno il nuovo millennio che era alle porte. Purtroppo, non ci fu nulla da fare.

Citroen 2CV
2CV anni '70

La 2CV come simbolo di libertà

L’origine della Citroën 2CV risale agli anni ‘30, quando l’allora presidente del Double Chevron, Pierre-Jules Boulanger decise che fosse il momento di sviluppare un’auto popolare e che avesse delle caratteristiche specifiche, come ci racconta il messaggio mandato al direttore Maurice Brogly: “Faccia studiare dai suoi servizi una vettura che possa trasportare due contadini in zoccoli e 50 kg di patate, o un barilotto di vino, a una velocità massima di 60 km/h e con un consumo di 3 litri per 100 km. Le sospensioni dovranno permettere l'attraversamento di un campo arato con un paniere di uova senza romperle, e la vettura dovrà essere adatta alla guida di una conduttrice principiante e offrire un comfort indiscutibile”. Altri tempi, altre esigenze. Dopo una gestazione lunga e complessa, la Citroën 2CV vide la luce nel 1948, superando la Seconda Guerra Mondiale e l’occupazione della Francia da parte dei nazisti. In Citroën, in quel duro periodo, furono molto attenti a tenere nascosto il progetto per la loro vetturetta, che faceva gola agli occupanti tedeschi.

Citroen 2CV

Dopo il suo lancio la 2CV impiegò poco tempo prima di spopolare, mettendo prima quattro ruote a tutta la Francia contadina, poi riuscendo a diffondersi piano piano dappertutto diventando un’icona per coloro che amano la libertà e l’avventura.

Il suo essere economica, spiritosa, comoda e soprattutto bella da guidare a cielo aperto, col vento in faccia e il sole in poppa, fece di lei la fedele compagna di viaggio di chi voleva essere fuori dagli schemi. La Deux Chevau rappresenta uno stile di vita, che ancora oggi possiede uno zoccolo duro di appassionati che senza di lei non potrebbe vivere. Dura a morire, come l’ultimo dei Mohicani.

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