Buffa e un po' goffa, per qualcuno ha semplicemente l'aspetto di un piccolo topino alla ricerca di un buchetto dove rintanarsi, per altri è un utensile domestico, o per meglio dire un ferro da stiro su quattro ruote. Come sempre, il mondo dell'automobile non è adatto a dare dei giudizi univoci ma è aperto al dibattito. Ciò che invece è indiscutibile è il ruolo della Fiat Cinquecento nel cuore degli anni Novanta, perché questo modello è la sublimazione della superutilitaria all'europea, un concetto adesso scomparso del tutto dall'automotive del Vecchio Continente. La Cinquecento ha rinnovato la tradizione del colosso torinese tra le auto piccole ed essenziali, semplici e funzionali, scarne ma affidabili. Inoltre, questa "scatoletta" è una delle ultime creature che può vantare la firma del grande Ermanno Cressoni, un uomo che ha dato tanto al movimento italiano su quattro ruote, ed è anche la prima vettura di Fiat a essere prodotta esclusivamente in Polonia, nella celebre fabbrica di Tychy.
Piccola e semplice, ma innovativa
I primi embrioni di Fiat Cinquecento prendono forma agli albori degli anni Ottanta, quando dagli uffici di Mirafiori si pensa bene di studiare un veicolo impregnato di economicità. La stessa cosa accade in Polonia, alla FSM (non ancora completamente sotto l'ala Fiat), dove vengono portati avanti dei piani per una macchina brillante, piccola ma sincera nella sua semplicità. Il progetto decolla agli inizi della decade seguente, quando vengono abbandonati i prototipi di Nuova Topolino e della Micro, per dar spazio alla Cinquecento. Guai però a pensare che dietro alla superutilitaria non ci sia una profonda ricerca, improntata all'innovazione. Non a caso, la piccola italiana di Polonia, vanta un pacchetto sofisticato e moderno per la sua epoca: motore e trazione anteriore, sospensioni a ruote indipendenti, freni a disco anteriori e optional quali vetri elettrici, aria condizionata, correttore assetto fari, chiusura centralizzata, antifurto elettronico, tettuccio apribile e sedile posteriore sdoppiato. Insomma, di serie l'auto è quasi "povera" ma si può attingere a un bel po' di dispositivi da far invidia ad auto di segmento superiore. Così, nel 1991 inizia la commercializzazione della nuova Fiat Cinquecento che, per l'occasione, sfoggia anche il nuovo logo rettangolare con sfondo blu.
Un esordio umile e i vari aggiornamenti
La Cinquecento debutta nel dicembre del 1991 con, nascosto nel piccolo e compatto cofano, un motore solido e affidabile, ma forse un po' troppo timido. Si tratta del 704 cm³ bicilindrico della versione ED, che gira bene ma è un po' triste, meglio il 903 cm³ che deriva dalla 127. Nonostante tutto, il consenso ottenuto dalla Cinquecento a prima vista è ottimo, tanto in Italia quanto all'estero. L'automobile piace, perché mira dritto al suo obiettivo: l'essere molto democratica e alla portata di tutti. Non importa che abbia solo quattro marce, tre porte, delle prestazioni deludenti, i paraurti in plastica nera e cerchi in acciaio, fa esattamente quello per cui è stata congegnata. Inoltre, l'abitacolo è spazioso se paragonato a un esterno così raccolto, non c'è neppure una console centrale o un mobiletto portaoggetti.
Passano i mesi e la Cinquecento perde i pezzi, o meglio dice addio in fretta e furia alla versione 903 cm³ a carburatori, per accogliere la 899 cm³ a iniezione elettronica. Nel 1993 esordisce il primo restyling, che riduce la grandezza del logo anteriore ed elimina il tappo del serbatoio a vista per far posto a uno sportellino in tinta con la carrozzeria (nella versione ED). Anche la gamma segue un percorso più razionale, introducento i seguenti allestimenti: S, la più spartana di tutte ma con cambio sincronizzato a cinque velocità; SX, esternamente più ricca e rifinita; Suite, il top di gamma, con paraurti, maniglie e specchietti retrovisori in tinta con la carrozzeria e dentro all'abitacolo la tanto desiderata aria condizionata.
Sporting, la più desiderata
Fra tante proposte semplici spicca come un girasole fiorito in un campo di patate, la Cinquecento Sporting. Giovanile, fresca e ammiccante al mondo racing. L'auto è scattante, brillante e divertente e riscuote un bel successo tra i giovani, ma non solo. Grazie al suo seguito di fedelissimi, si forma il Trofeo Cinquecento Sporting, campionato rally monomarca internazionale che fungerà da palestra per una schiera di futuri piloti di rally. La magia che aleggia intorno all'aura di questa versione è dipesa dal collaudato motore FIRE di 1108 cm³ di cilindrata dalla potenza di 54 cavalli a 5500 giri/min e dalla coppia massima di 80 Nm a 3250 giri/min. Fa sorridere, ma la velocità massima è di 158 km/h, anche se a bordo le emozioni sono ben palpabili. Per quanto riguarda il gruppo motore-trasmissione, questo è stato prelevato dalla Punto 55 e compattato sulle esigenze della superutilitaria.
Fiat Cinquecento, addio nel 1998
Nel 1995 arriva la terza serie, che durerà fino al 1998, anno di pensionamento della Cinquecento dopo un bel bottino di esemplari venduti: 1.164.525.
La sua erede diretta sarà la Seicento, che porterà lo spirito da superutilitaria fino agli anni Dieci del nuovo millennio. Un'impresa gigante per un'auto così piccola e all'apparenza esile. Mai sottovalutare queste piccolette, hanno delle risorse incredibili, e la Cinquecento ce lo ha ben insegnato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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