Non esiste una ricetta ideale per riproporre qualcosa, per ridare slancio a un fenomeno e per rilanciare un determinato prodotto. Lo sa bene anche Lancia che nel 1980 manda in orbita, un po' a sorpresa, la Beta Trevi, versione a tre volumi della celebre Beta presentata già otto anni prima. La berlina col baule posteriore arriva forse un pochino in ritardo, tuttavia a Chivasso pensano che possa far bene in quello che è un suggestivo autunno per la famiglia Beta. Certamente, il primo periodo di commercializzazione risulterà un po' complesso e sofferto, con una serie di scioperi che creerà più di qualche grattacampo alla fabbrica. Il più famoso sarà la marcia dei quarantamila quadri della Fiat, che sfileranno per le strade di Torino per non far morire la grande azienda delle quattro ruote.
Un inizio turbolento
Trevi sembra il nome dell'antica città di origine romana che si trova in Germania, e ricorda la celebre fontana di Roma, invece è una semplice crasi delle due parole "tre volumi". Un gioco di parole efficace per descrivere la natura di questa berlina di fascia medio-alta. Il battesimo del fuoco per l'ambiziosa vettura di Lancia è il Salone dell'automobile di Torino del 1980, dove riceve un'accoglienza abbastanza tiepida. Per molti è un'auto furba, nata per dare ossigeno a un modello incamminato verso la fine della propria carriera, per altri è un tentativo maldestro per cimentarsi in un segmento dal quale la Casa piementose si era tenuta a distanza negli ultimi tempi.
Si può dire molte cose a proposito della Beta Trevi, ma la prima che viene in mente è il suo essere piatta, quasi anonima. Nonostante il grande lavoro dei tecnici di Lancia nel ridisegnare il posteriore dell'auto, grazie alla nuova inclinazione del lunotto, il suo design non scalda gli animi. A compromettere il suo esordio in scena ci pensano gli scioperi, come detto, che interrompono il lavoro nelle fabbriche e stoppano ogni tipo di attività. Per 35 giorni la città di Torino smette di essere un moto perpetuo e stacca la spina, perché impiegati, quadri e altro personale, di fronte alla richiesta di migliaia di licenziamenti da parte della Fiat, adottano il blocco totale delle attività. Anche la fabbrica Chivasso della Lancia, da qualche tempo passata sotto la proprietà degli Agnelli, è in stallo.
I Carabinieri presidiano l'ingresso per gli alti funzionari, che si trovano di fronte a uno scenario mortificante. Il tramestio della catena di monteggio lascia spazio al silenzio e questo dura più di un mese, quando finalmente viene trovato un accordo tra il colosso industriale e i sindacati. A quel punto la Trevi può tornare in pista e arrivare nelle concessionarie, dove i pretendenti l'hanno attesa insoddisfatti per mesi.
Il groviera che non piace
La plancia della Lancia Beta Trevi è molto avveniristica e innovativa per l'epoca, perché è un dedalo di spie, di luci incastonate in piccoli fori all'interno del cruscotto. Questa singolare conformazione prenderà il nome di "groviera" e non piacerà moltissimo ai lancisti, automobilisti sofisticati e - per certi versi - molto legati all'eleganza tradizionale.
Sotto al cofano si può scegliere tra due motori: un 1585 cc con 102 CV o un 1995 cc con 115 CV dall'alimentazione a carburatore o 122 CV a iniezione. L'accensione è elettronica, e per tutte ci sono il doppio albero a camme in testa, cambio a cinque marce (o automatico) e la trazione anteriore. Nel 1982 si aggiunge a questo parterre - sulla 2.0 litri - la versione Volumex, che aggiunge un compressore volumetrico che incrementa la potenza a 135 CV, e migliora sensibilmente la coppia.
Lancia Trevi, dopo due serie l'addio
Nel 1983 la Lancia propone la seconda serie della sua berlina a tre volumi, che elimina il nome Beta dalla propria dicitura. Non è l'unica sottrazione operata, perché dalla sua carrozzeria spariscono molti orpelli che davano alla linea un'immagine più vecchia di quello che di fatto non è. Intanto, lo spoiler anteriore diventa di serie su tutte le versioni e, all'interno, compaiono degli straordinari sedili in pettinato di pura lana firmati in esclusiva da Ermenegildo Zegna. Nonostante questa operazione, la seconda serie della Trevi sarà un flop, con poche migliaia di esemplari venduti, cannibalizzata specialmente dalla concorrenza interna della Prisma.
Nei quattro anni di presenza nell'orbita di mercato la Trevi raggiunge quota 40.
000 unità, o poco più, segno che spesso i modelli di transizione non riescono ad andare troppo lontano. Tuttavia, il suo capitolo nel grande libro di Lancia ha il suo spessore e qualche estimatore che desidererebbe metterne una in garage non sono una chimera.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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