Il volante lo impugnava saldamente Steve McQueen, che nel film interpretava Michael Delaney - fenomenale pilota messo alle corde da una serie di ricordi cinerei, che rischiano seriamente di influire sul suo andamento in corsa. La pellicola è "La 24 Ore di Le Mans", uscita nel 1971- per la regia di Lee H. Katzin - e finanziata con uno dei budget più imponenti dell'epoca: il gruzzolo per gli effetti speciali e tutto il resto ammontava infatti a sette milioni e mezzo di verdoni.
McQueen è nel tratto di pista ribattezzato Maison Blanche quando, d'un tratto, rivive in flashback la stessa dinamica del lacerante incidente al quale ha preso suo malgrado parte un anno prima. A far detonare questi pensieri è stato l'incontro con Lisa, che adesso sta col ferrarista Claude Aurac, ma è vedova del pilota Piero Belgetti, deceduto proprio in quella occasione. La corsa è segnata dal duello tra la Porsche - il protagonista guida una 917 K - e la Ferrari, ma ancora una volta non sarà possibile fermarsi alla competizione motoristica. Alla tredicesima ora di gara, quando sono circa le cinque del mattino, si materializza infatti un grave incidente.
Uno dei piloti della rossa Erich Stahler, finisce improvvisamente in testacoda alla curva di Indianapolis. Il suo compagno di scuderia, Claude Aurac, riesce miracolosamente a scansarlo, ma per farlo viene sbattuto fuori pista e resta gravemente ferito per l'esplosione della sua vettura, dalla quale era appena uscito. Delaney - McQueen viene distratto dalla scena e non si accorge che sta per impattare contro una macchina che procede molto più lenta, davanti a lui. Per evitarla sbatte contro il guard rail, danneggiando gravemente la sua Porsche e incassando qualche livido.
Aurac viene trasportato d'urgenza in ospedale e Michael decide di stare vicino a Lisa, scossa da un altro momento alquanto doloroso. Nel finale il nostro tornerà in pista, ma l'epilogo non sarà favolistico.
Riagganciandoci alla realtà, invece, quel film resta celebre anche per il fatto che durante le riprese una macchina costosissima finì distrutta. La guidava il quarantenne pilota David Piper, ma la sua esperienza non servì a fronte dello scoppio di un pneumatico che lo spedì dritto contro le barriere. Risultato: carrozzeria divelta e scena necessariamente tagliata. In seguito la macchina venne ricostruita e l'ultima sua valutazione - l'acquisto di un esemplare nel 2017, per un totale di 14 milioni di euro - la propone ancora oggi come la vettura più costosa di sempre mai andata in frantumi in un film.
La Porsche 917 era nata nel 1967 con un intento nitido: contrarre i tempi raggiunti dal marchio a Le Mans e su tutti gli altri circuiti più importanti dell'epoca. Per farlo vennero sviluppate molteplici versioni, tra cui la serie K, al cui timone sedeva McQueen durante le riprese. La sua carta d'identità recita 1970: in quel periodo la priorità era sistemare l'aerodinamica in modo da ridurre ulteriormente l'attrito e strappare secondi cruciali. Per questo venne accolto il suggerimento della John Wyer Automotive Engineering, che propose di modificare la parte posteriore della carrozzeria introducendo una coda tronca, dal profilo ascendente. La parte inferiore risultava così interamente scoperta e lasciava intravedere sia le sospensioni che il motore, un propulsore da 4.907 cm³ e 580cv.
Il suo prezzo abbacinante era ed è da imputarsi al ristretto numero di
esemplari prodotti: ne vennero costruiti 25, di cui soltanto 12 direttamente nella versione K, senza varianti. Uno zaffiro di macchina: anche un banale tamponamento, a conti fatti, sarebbe stato un mezzo dramma.
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