
Massimiliano Fedriga, 44 anni, da sette presidente del Friuli Venezia Giulia. Sui dazi è preoccupato ma chiede prudenza. Niente controdazi.
Si è aperta una vera e propria guerra commerciale mondiale?
«Non credo che oggi si possa parlare di guerra commerciale globale. Credo, però, che vi sia il rischio di arrivarci se la reazione ai dazi imposti dall'amministrazione statunitense dovesse essere isterica, con proposte di contro-dazi. Una reazione di questo tipo, anziché perseguire la via della negoziazione porterebbe a un effetto muro contro muro, che rischierebbe di bloccare le possibilità di crescita sia delle nostre imprese sia di quelle americane».
È finita la globalizzazione?
«La globalizzazione come l'abbiamo conosciuta in passato non esiste più. Non per l'introduzione dei dazi, ma perché i due grandi blocchi del mondo, quello occidentale e quello orientale a guida cinese, sono nuovamente in forte competizione tra loro».
I dazi di Trump porteranno alla recessione?
«Non credo che gli attuali dazi porteranno a una recessione. Il vero rischio è rappresentato dall'incertezza e dalla paura di investire. Questi due elementi potrebbero portare a effetti recessivi. Perciò bisogna porre la massima attenzione a cambiamenti unilaterali di regole e accordi, che rischiano di ridurre la propensione delle imprese all'investimento e di conseguenza di impattare negativamente anche sulla capacità di crescita».
Per il Friuli Venezia Giulia il danno sarà molto alto?
«Anche il Friuli Venezia Giulia subisce gli effetti derivanti dalla nuova incertezza globale in merito al commercio globale e alle possibilità di collaborazione economica».
Il crollo delle Borse è preoccupante?
«Si tratta di un problema serio proprio perché alimenta ulteriormente l'incertezza».
È vero o no che l'Europa in questi anni si è fatta ricca ai danni degli Stati Uniti?
«Non credo che l'Unione europea in questi anni si sia arricchita ai danni degli Stati Uniti. Basta analizzare i dati del Pil per rendersene conto: in passato il Pil europeo era simile a quello statunitense, mentre oggi quello Usa è decisamente maggiore. Evidentemente, oltreoceano c'è stata una crescita economica più decisa. Una situazione che affonda le proprie radici all'interno dell'Ue: l'eccesso di regole interne, come il Green Deal, e di burocrazia hanno penalizzato il sistema produttivo e frenato lo sviluppo in particolare in alcuni settori».
L'intervento di Musk al congresso della Lega è stato importante?
«L'intervento di Musk è stato importante, in particolare in un passaggio: quando ha auspicato il libero commercio tra Stati Uniti ed Europa».
C'è la speranza di riaprire una trattativa?
Dobbiamo lavorare per riaprire le trattative con gli Stati Uniti perché ciò rappresenta l'unica via percorribile».
La missione di Giorgia Meloni a Washington può essere decisiva?
Il dialogo tra la presidente del Consiglio e il presidente Usa può rappresentare un passaggio importante per aprire una negoziazione seria che tuteli gli interessi del nostro Paese».
Si era sparsa la voce che Trump avesse deciso una moratoria. Poi è arrivata la smentita. Secondo lei nell'establishment di Washington ci sono resistenze alla linea dei dazi?
«A Washington è sicuramente in corso un dibattito sulle strategie per tutelare gli Stati Uniti. Sono convinto che avere rapporti costruttivi con l'Europa, e con l'Italia in particolare, rappresenti un grande vantaggio per l'America».
È immaginabile un asse Europa-Cina?
«Non credo sia uno scenario plausibile. Alcune nazioni non hanno rispetto di valori ritenuti fondamentali per l'Occidente».
Si rischia di rompere dopo 80 anni dal 1945 l'unità del mondo occidentale?
«Tutelare la grande alleanza tra le democrazie liberali occidentali è un interesse prioritario di tutti: cittadini e imprese».
Oggi decide la Consulta. Lei è favorevole al terzo mandato per i governatori?
«Sono favorevole a dare ai cittadini la libertà di scelta. Il terzo mandato non è un automatismo che consente ai governatori di rimanere automaticamente al proprio posto. È invece l'occasione per sottoporsi al libero giudizio degli elettori. Anche se era possibile, in Friuli Venezia Giulia, prima di me, nessun governatore è stato eletto per due volte consecutive.
Evidentemente i cittadini hanno giustamente fatto una scelta. Limitare la possibilità di candidarsi per un terzo mandato significa, quindi, privare con una legge i cittadini della possibilità di scegliere. Credo che questo rappresenterebbe un grave impoverimento democratico».
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