Mercedes-Benz 190, i 40 anni della rivoluzione popolare

La Mercedes 190 ha dato accesso all'universo della Stella a tre punte a una nuova frangia di clienti. In dodici anni ha venduto oltre 2 milioni di unità

Mercedes-Benz 190, i 40 anni della rivoluzione popolare

Il cielo è cupo, soffia un vento gelido nell'aria e nuovoloni ricolmi di pioggia bagnano i piazzali dell'operoso stabilimento di Sindelfingen, nel Baden-Württemberg, laboriosa località a un quindicina di chilometri da Stoccarda. È il 7 dicembre del 1982, solitamente in questi avamposti della Germania occidantale, quando la stagione più fredda bussa alle porte bisogna preparsi a difendersi dalla neve, come ci ricordano i tetti appuntiti delle ordinate casine che si perdono nell'orizzonte. Eppure l'atmsofera è rovente, brulicante di entusiasmo, la temperatura corporea degli operai di Mercedes-Benz è all'opposto di quanto non dichiari quella climatica. Le mani si sfregano, l'attesa è trepidante, poi quando si sente il giro di chiave per l'accensione delle nuovissime 190E si assiste a una parata degna di un giorno di festa. Oltre 1.200 esemplari scintillanti della riformatrice berlina media prendono vita in un tripudio di sinfonie meccaniche, di ruggiti metallici, di benzina che si innesta nei circuiti trasformandosi in movimento. Le Mercedes-Benz si mettono tutte incolonnate, in ordine rigoroso come una formazione prussiana, tanto che sembra risuonare solenne "La Cavalcata delle Valchirie" di Richard Wagner, quando con fierezza tutte quante escono dai cancelli del sito della Stella di Stoccarda, per raggiungere i distributori tedeschi e i punti vendita di proprietà dell'azienda. La 190, numero di serie W201, è una porta di ingresso al mondo del prestigio come mai prima di allora, un cancello aperto sul proibito giardino dell'Eden per chi aspira a guidare una lussuosa Mercedes-Benz. Una rivoluzione popolare in piena regola, non bisogna indossare un monocolo per aspirare a possederne una, con lei viene concesso un biglietto di entrata al salotto di Mercedes in maniera drasticamente più democratica.

Si apre alla borghesia

Un debutto bagnato è un debutto fortunato, così direbbe il detto popolare, ma il destino che attende la "Baby Benz", come molti impareranno a chiamarla, andrà ben oltre le aspettative. Bisogna dimenticare le austere e inaccessibili auto da aristocratico, fino a quel debutto di quarant'anni fa, la Mercedes rappresentava un baluardo inespugnabile per la classe-media e borghese, ma un avamposto dove soltanto pochi eletti potevano accedere. Grandi e massicce berline, fenomenali e opulente gran turismo, questa era a grandi linee la filosofia costruttiva della Stella teutonica. Con la 190, invece, si sceglie di adottare proprio la borghesia come traino, come nuova linfa per le vendite, d'altronde bisogna fronteggiare chi rosicchia pericolosamente le quote di mercato e rischia di dare una spallata al gigante di Stoccarda: Audi e BMW, che spopolano con le rispettive 80 e Serie 3. Guai a pensare che la 190 non abbia il sangue blu e che sia un'auto poco raffinata, perché in lei si ritrovano tutti gli elementi di pregio, comfort e stile che si attendono da un modello con il fregio della stella a tre punte sul cofano. Va bene sporcarsi le mani in un campo più "accessibile", ma lo standard qualitativo è categoricamente elevato. Ed è proprio questa la sua carta vincente: in un attimo diventa l'oggetto del desiderio di manager rampanti, di giovani professionisti e di quella categoria intrista di anni '80, quali gli yuppies d'assalto. La strada per conquistare i galloni di status symbol è già tracciata.

Mercedes 190
Le Mercedes 190 in uscita da Sindelfingen - 7 dicembre 1982

La mano di Bruno Sacco

Gran parte del merito del successo di questo modello è da attribuire all'intuizione geniale di Bruno Sacco, il desinger nativo di Udine che scriverà la storia a Stoccarda. La sua matita traccia delle linee eleganti, snelle, moderne e seducenti rispettando profondamente la tradizione del marchio. Il suo motto è "innovazione nella tradizione", ed è con queste parole che si può descrivere il successo stilistico della 190: un perfetto bilanciamento tra il classicismo e l'evoluzione. Scompaiono tutti gli orpelli del passato, solo la calandra e poco altro conservano le cromature, tutto il resto è volto al dinamismo, alla pulizia e alla robustezza. La sua silhoutte è scolpita dal vento, il suo coefficiente aerodinamico è di 0,32 Cx, un risultato eccezionale per l'epoca e che va a vantaggio anche dei consumi.

Mercedes 190
La 190 è oggetto di studi aerodinamici

Non amata dai puristi di Mercedes

Alle voci di giubilo e di altisonante entusiasmo, una ristretta ma rumorosa dissidenza si oppone alla neonata 190: è la clientela storica di Mercedes. Per questi ultimi, alcune cose sono lodevoli, come la scocca realizzata con acciai ad alta resistenza nelle zone sottoposte alle sollecitazioni più forti o i pannelli della carrozzeria in lamiera galvanizzata per evitare la ruggine, ma sono elementi di poca cosa, la vera supremazia qualitativa di Mercedes-Benz si esprime in tutt'altro modo. Le critiche di tale frangia hanno come bersaglio alcuni lamierati che non sono spessi come in precedenza, mentre nell’abitacolo c’è qualche vite a vista e alcuni particolari, come il cofano baule, non rivestiti a sufficienza. Per i più questi appunti di disturbo sono semplicemente dei peccati veniali, ma non per coloro che sono abituati al massimo. In ogni caso, quella resterà una voce fuori dal coro.

Mercedes 190

Oltre 2 milioni di esemplari

Dal 1982 al 1993, saranno oltre 2 milioni gli esemplari di 190 venduti in tutto il mondo, un autentico record per il costruttore teutonico che vince la sua sfida, accettando di cimentarsi su un terreno di gioco fino a quel momento inesplorato. La 190 è stata realmente sovversiva, perché ha permesso a molte più persone di sedersi al volante di una vera Mercedes, sconvolgendo non poco l'arroccato sistema elitario vigente fino a quell'epoca. In undici anni si sono susseguite moltissime versioni, a gasolio a benzina, dalla cavalleria contenuta o dalla sprezzante energia, come nel caso della Evolution II.

La sua erede Classe C riprenderà e conserverà quanto di buono fatto dalla 190, ma per vedere una seconda rivoluzione verso il basso bisognerà attendere la Classe A, che sconvolgerà ancora di più l'immagine della Stella a tre punte, rompendo con la tradizione e rubando - di fatto - il titolo di "Baby Benz" alla 190.

Mercedes 190

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