
Flavio Manzoni, Gianmaria Fulgenzi ed Enrico Galliera: i «magnifici tre» della Ferrari, rispettivamente a capo di Design, Sviluppo prodotto, Marketing & Commerciale. Insieme ai loro team hanno firmato quella che viene definita «la Ferrari più divertente di sempre»: la 296 Speciale (prezzo 407mila euro), e la 296 Speciale A (prezzo 462mila euro), cioè la versione spider.
Con Manzoni, Fulgenzi e Galliera andiamo alle radici di questo progetto che oggi, 29 aprile, dalle 14 e 30 ora italiana, viene svelato digitalmente in tutto il mondo agli appassionati e ai clienti, la maggior parte dei quali è solita non farsi mai sfuggire l’ultimo dei gioielli su quattro ruote del Cavallino rampante. Eccoci, allora, a Maranello, insieme ai “magnifici tre” per parlare della 296 Speciale e della 296 Speciale A, ma anche di loro.
Partiamo da Flavio Manzoni, direttore del Centro stile della Ferrari.
«Sono due vetture con un design straordinario - afferma subito Manzoni - che si lega a un livello di performance incredibile che porta il divertimento di guida all’apice. Vi trovate davanti al frutto di un lavoro fatto in sinergia con i colleghi dell’aerodinamica e dell’ingegneria, mentre a noi del design tocca il compito di dover integrare tutte queste funzioni in modo molto organico nel rispetto dell’identità della vettura stessa. Il tutto per conferire al modello una connotazione molto più corsaiola e adrenalinica. In pista si vive un’esperienza straordinaria, divertentissima che porta a sfruttare queste nuove 296 fino al limite».

Manzoni, parliamo dell’interno che presenta tante novità come i bottoni sulle razze del volante. I rivestimenti in Alcantara, poi, sono sinonimo di una maggiore leggerezza.
«L’interno è una versione un po’ più spartana e alleggerita di 21 chilogrammi rispetto alla versione base grazie all’utilizzo di materiali più leggeri come il carbonio, l’Alcantara e non più la pelle. Un unico guscio, poi, racchiude tutte le funzioni. Il cockpit si presenta molto corsaiolo ed è dedicato al pilota. Il volante propone i nuovi tasti fisici che cambiano l’esperienza d'interfaccia a bordo».
Questo volante segnerà anche le prossime Ferrari?
«Sì, adesso lavoriamo lungo questa strada che è stata introdotta con la nuova F80».
Anche il muso e il posteriore sono il frutto di una nuova ispirazione.
«Il muso integra una serie di funzioni, tra cui l’aerodumper, canale che attraversa l’intero volume del frontale e ha permesso di dare al cofano una proporzione molto diversa e, soprattutto, un frontale che appare molto largo. A cambiare radicalmente è il posteriore: non c’è un’ala a tutta larghezza, ma due wingletz di derivazione corsaiola introdotti prima nel Challenge e poi evoluti nella versione GT3 che abbiamo voluto integrare qui. Il posteriore vanta una presenza impressionante».
Quella di Manzoni è una carriera brillante, iniziata nel 1993 al Centro stile Fiat, con esperienze, negli anni successivi, anche in Seat e nel gruppo Volkswagen. Quindi, nel 2010, la chiamata a Maranello dove ha fatto nascere il Centro stile Ferrari. Essere qui per progettare e disegnare le supercar più famose del mondo: lo avrebbe immaginato?
«Non esisteva proprio. C’era un sodalizio con Pininfarina da tantissimi anni e mai avrei potuto pensare che un giorno la Ferrari volesse un Centro stile interno, chiamando il sottoscritto per fondarlo. Un vero e grande onore, ma partire da zero è stata dura. Ora ne siamo molto fieri. Il building all’interno del polo di Maranello, inaugurato nel 2018, rappresenta un vero centro di eccellenza».
Il momento più bello?
«Sicuramente l’incetta di premi fatta in questi anni, tra cui ben quattro “Compassi d’oro” e tanti “Red Dot: Best of the Best”, riconoscimenti che nessuna Casa automobilistica al mondo ha raccolto. Siamo pieni di orgoglio».
Dal progetto di stile a quello del veicolo nelle sue varie parti: ne parliamo con Gianmaria Fulgenzi, responsabile sviluppo prodotto del Cavallino rampante.
«Come partire dal classico foglio bianco? Lo si fa - risponde Fulgenzi - pensando alla vettura che vogliamo realizzare, alle prestazioni che deve avere in termini di velocità massima e divertimento di guida. Poi si comincia a definire dove mettere il motore, davanti o dietro; se sarà V6, V8 o V12; se termico, ibrido o elettrico. Quindi, si guarda alle dimensioni del telaio, se per due o per quattro posti. Insomma, tutti i concetti di base che precedono l'avvio del progetto».

In attesa di vedere, al Capital Markets Day del 9 ottobre prossimo, la prima auto elettrica di Maranello, parliamo delle due novità del momento: la 296 Speciale e la 296 Speciale A.
«Queste 296 Speciale e Speciale A hanno la trazione posteriore, sono ibride plug-in con una potenza di 880 cavalli e sono più leggere. Siamo arrivati a -60 chilogrammi grazie all’impiego di carbonio, titanio e altri materiali più costosi, più rari ma sicuramente più performanti. Il peso è fondamentale per la dinamica del veicolo, l’accelerazione, la decelerazione e il divertimento della guida».
Ha descritto il giro di pista che avete fatto a Balocco, nel centro prove di Stellantis, tale da provocare gioia, sorrisi e un autentico scatto di adrenalina.
«Sulle piste, ovviamente, si spinge di più. In strada bisogna essere prudenti e rispettare i limiti. Sono auto che generano le classiche farfalle nello stomaco e consentono di trasformare una giornata nuvolosa in una fantastica giornata di sole».
Potenza di 880 cavalli e trazione posteriore per le due nuove supercar. Nella pratica, perché questa scelta?
«Vuol dire raggiungere quasi il limite della possibilità di utilizzo di tutti questi cavalli solamente con due ruote e avere una grande spinta verso l’elettronica grazie a cui tutta la potenza viene gestita in ogni condizione di grip, sul bagnato come sull’asciutto. La posizione del manettino permette, inoltre, di sfruttare in vari modi l’abilità del pilota».
E se il pilota, per provare ancora più brividi ed emozioni, disattiva tutti i sistemi elettronici?
«Semplice, trova direttamente sul pedale dell’acceleratore gli 880 cavalli da gestire. In questo caso bisogna essere piloti professionisti».
Avete optato per il V6, motore più sportivo.
«Tutti i motori più performanti sviluppati negli ultimi anni sono V6 come nella Formula 1, nella F80 e nella 499P. Ibrido e non ibrido».
Il motore ibrido plug-in delle 296 Speciale e Speciale A quanta autonomia garantisce nella sola modalità elettrica?
«L’autonomia è di 25 chilometri e si possono raggiungere i 135 orari di velocità massima. Questa modalità viene utilizzata soprattutto in città e quando si esce dal garage di casa per non disturbare».
Ferrari, con queste due novità, è arrivata al limite?
«Le rispondo così: Ferrari è sempre oltre... ».
Con Enrico Galliera, direttore commerciale e marketing della Ferrari, affrontiamo il tema delle strategie di lancio dei modelli contrassegnati dal Cavallino rampante.
«Sono qui a Maranello dal 2010 - spiega Galliera - dopo un’esperienza ventennale nel food di una eccellenza italiana”.

A Maranello il menù propone la passione come piatto principale.
«Certo, tantissima passione. E poi ci sono le farfalle che girano nello stomaco».
Queste 296 Speciale e Speciale A aprono un nuovo ciclo.
«L’obiettivo era di alzare il livello delle performance e il piacere della guida. Di creare, insomma, la vettura più divertente nella storia di Maranello».
Come si arriva a questo risultato?
«Grazie a un team di persone che ci credono e sono disposte a mettere in discussione quelli che pensavamo essere dei limiti. Lavorando tutti insieme si trovano quei piccoli sviluppi che poi consentono di raggiungere il risultato finale».
Avete programmato il lancio mondiale solo digitale, mentre le consegne delle 296 Speciale e Speciale A sono previste a inizio 2026.
«In questo modo possiamo raggiungere tutti i clienti contemporaneamente ovunque».
Il rombo?
«Divertentissimo. Il V6 parte da un’impostazione del V12, da qui la possibilità di avere un sistema che eleva anche il sound».
Con le 296 Speciale e Speciale A al debutto avete optato per il “Rosso Dino” e il “Verde Nürburgring”. Ma il ferrarista doc a che colore guarda?
«Negli anni si sono sviluppate preferenze che vanno al di là del rosso, ma il rosso resta sempre il più assorbito nelle varie declinazioni. In questo caso abbiamo il “Rosso Dino”, un colore tradizionale, affiancato dal “Verde Nürburgring” che richiama un circuito straordinario».
Le sue impressioni di guida dopo il test sulla pista piemontese di Balocco?
«Il sorriso arriva subito: quando ti siedi, allacci la cintura e alla prima sgasata. Ti rendi infatti conto che sei al volante di qualcosa di veramente straordinario».
Sensazioni solo, però, per pochi...
«... per quelle persone che hanno già sperimentato il piacere di una Ferrari».
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