Polestar, un brand immediatamente affiancabile a Volvo per chi, come me, pur essendo abbastanza giovane , si è subito trovato a “masticare” di auto fin dalla tenerà età. Se avete invece qualche anno in più, probabilmente la conoscete come divisione sportiva del brand scandinavo e se invece non rientrate in nessuna delle due categorie, dovete sapere che si tratta del nuovo brand 100% elettrico di Volvo. Sfruttando anche le molteplici sinergie derivanti dal colosso cinese Geely, leader mondiale nel mondo dell’auto elettrica, è riuscita a fondere la meccanica sino-svedese delle auto con il design squisitamente made in Sweden, facilmente riconoscibile.
Siamo così riusciti a mettere le mani sulla nuova e particolarissima Polestar 2, il crossover-berlina coupè presentato già nel 2021 dalla casa svedese. Design caratteristico, forme atipiche e quell’indole sobria che da sempre è assimilabile alle produzioni Volvo, sebbene sia stato introdotto un piglio maggiormente sportivo proprio per tenere fede alla storica divisione racing del marchio. Tanta potenza, fino a 408 CV, con trazione integrale e delle componenti meccaniche da far invidia a molte sportive. Prezzi a partire da 52.200 euro. La nostra versione era però accessoriata con il Performance Pack, che eleva la potenza a 478 CV e ben 680 Nm di coppia.
Design
Basta uno sguardo per capire che si tratta di un qualcosa che non risulta facilmente identificabile con un segmento preciso. Un po’ berlina a tre volumi, un po’ crossover e un po’ suv, per proporre probabilmente in qualcosa di inedito sul mercato automotive. Linee marcate ma non vistose, con forme massicce e muscolose per delinearne l’indole sportiva, senza però sfigurare mai. Si viene subito colpiti dalla cura costruttiva del frontale, con la mascherina nera lucida ad effetto tridimensionale, contornata dai fari a matrice di led (Pixel Led) dalla tipica firma luminosa a martello di Thor, come insegna Volvo. Il piccolo logo bianco quadrato con “Polestar Engineered” ci anticipa la fattura ricercata del veicolo. Davvero imponenti poi i cerchi in lega forgiata bicolore da ben 20”, gommati Continental SportContact 6 e dalle dimensioni ragguardevoli: 245/40.
Attraverso gli imponenti cerchi si può scorgere il sofisticato impianto frenante Brembo ad alte prestazioni, (4 pistoncini, dischi 375x35) con pinze dorate e, (c’è, ma non si vede), assieme alla versione Performance da noi provata, è anche presente l’assetto specifico Ohlins, pensato appositamente per Polestar 2. La zona inferiore della carrozzeria è poi interamente protetta dalle sottili modanature in plastica, mentre nel retro la forma della coda si estende a formare il terzo volume, quasi come fosse una berlina classica. Molto particolari le luci led posteriori quadrangolari, unite inferiormente per formare una striscia che passa da parte a parte. Significativi i 14,6 cm dal suolo, (1,51 per la versione standard) che connotano la sua indole da crossover ideale per chi intende percorrere qualche strada bianca o lieve offroad.
Piattaforma e batteria
Nuova Polestar 2 è realizzata a partire dalla raffinata piattaforma CMA nativa elettrica, condivisa anche con Volvo, che è stata però affinata per rendere più coinvolgente la guida dell’auto, con un comparto meccanico da non sottovalutare. All’anteriore vanta un MacPherson mentre nel posteriore una sospensione Multi-link, l’ideale per avere sempre massima trazione e controllo grazie al motore installato posteriormente. L’architettura a 400V della batteria NMC agli ioni di litio presenta una capacità da 64 kWh ( versioni Standard Range) o da 78 kWh (versioni Long Range), rispettivamente da 288 celle prismatiche e 324 celle a sacchetto. E’ collocata nella zona inferiore del telaio, tra gli assi, pur avendo però una forma a “T” e, per questa ragione, è presente il tunnel posteriore, non comodo per i passeggeri. La batteria è stata studiata in modo tale da essere racchiusa in un involucro di alluminio che, tra le altre cose, funziona come elemento strutturale (+35% di rigidità torsionale) e riduce i rumori a bordo ponendosi come barriera fono assorbente, a beneficio del comfort. La capacità di ricarica arriva fino a 155 kW dalle colonnine fast in corrente continua, richiedendo così circa 35 min per passare dal 10 all’80% di carica. Supporta anche la ricarica AC fino a 11 kW trifase a 16 A, richiedendo circa 8 ore.
Interni
Come sorprende dall’esterno, Polestar 2 ci accoglie in un abitacolo che profuma di ordine, precisione e rigore scandinavo. Tutto è sapientemente collocato per donare un effetto estetico singolare, quasi unico nel suo genere, che sappia mischiare qualità, eleganza, praticità e minimalismo. Tanti concetti, è vero, ma estremamente corretti quando si impara a viere Polestar 2. La plancia e il tunnel centrale sono molto voluminosi, andando un po’ a sacrifciare lo spazio a bordo davanti, che sarebbe tipico delle auto elettriche. Ti senti ben inserito nell’abitacolo e quasi avvolto, da materiali robusti, ricercati, con un bel mix tra tessuti raffinati, pelle, pannelli in simil legno e materiali riciclati. Si, perchè quasi tutte le compoenenti dell’abitacolo provengono da elementi riciclati o non inquinanti, mentre le pelli sono interamente vegane. Pochi tasti, anzi pochissimi, eccezion fatta per quelli sul volante, il tasto menu sul display centrale e pochi comandi del clima collocati di fronte alla bellissima leva del cambio, dalla forma a trapezoidale. Due schermi fanno da protagonisti: display centrale da 11,5 pollici (di cui parliamo nel prossimo paragrafo) e davanti al guidatore da 12,3 pollici, per la strumentazione digitale. I sedili sono sportivi avvolgenti, con cinture color “Swedish Gold” tipiche dela versione Performance. Ci sono piccoli dettagli che attirano l’occhio come la leva del cambio, il tetto panoramico completo con l’ologramma del brand poriettato su di esso- (dotato di protezione dai raggi UV), oppure il design delle bocchette d’aerazione. Insomma, nulla è lasciato al caso, sebbene l’abitabilità non è il suo forte. Meglio viaggiare in 4 e non in cinque, mentre nel retro si avrà poco spazio per le gambe nel caso foste più alti di 1,85m. Il bagagliaio è invece buono, a partire da 405 litri, mentre sotto al cofano anteriore vi è un secondo spazio da circa 41 litri (utile per riporre i cavi di ricarica). Chapeau inoltre per l’impianto audio Harman Kardon a 13 altoparlanti da ben 600W, o per gli specchietti esterni privi di cornice o, ancora, per il ricchissimo pacchetto Plus.
Tecnologia
Nonostante l’approccio minimal e sobrio, Polestar 2 è un sorprendente concentrato di tecnologia, a partire proprio dal sistema multimediale. E’ basato sul sistema operativo Android Automotive, avanzatissimo per il settore, con una potenza di calcolo e un’usabilità tra le migliori in commercioi. Rapido come un tablet di alta gamma, gestisce ogni funzionalità dell’auto, anche meccanica (si regola intensità del servosterzo, frenata rigenerativa e molto altro). Moltissime App della suite Google sono integrate, come Google Maps (app nativa di navigazione) oppure Google Play Store (per scaricare altre app) ma si trovano anche app esterne come Spotify al quale collegare il proprio account per ascoltare le playlist preferite. Risulta così quasi superflua la connettività smartphone. I servizi Google sono inclusi per 3 anni, mentre è di serie la e-SIM per connettere in rete il sistema dell’auto: utile per ricercare colonnine disponibili, pianificare viaggi, monitorare il meteo e molto altro.
L’auto è inoltre predisposta per l’assitenza massima con sistremi ADAS fino al secondo livello, di cui Volvo è stata pioniera fin dal 2017, arrivando ora ad un livello che quasi sfiora la guida semi-autonoma. L’intero ecosistema della vettura può aggiornarsi anche da remoto, tramite gli aggiornamenti OTA, che puntano a migliorare l’esperienza utente ma anche l’efficienza del powertrain elettrico, grande peculiarità delle auto elettriche. Sempre parlando di features tecnologiche, la chiave è anche digitale: oltre alle due chiavi disponibili (chiave standard e chiave priva di tasti) si può anche copiare tramite una cifratura specifica il codice sul proprio smartphone, così da aprire l’auto con la semplice prossimità alla portiera del guidartore.
Prova su strada
Partiamo subito con l’accensione: non c’è alcun pulsante “start engine” ma l’auto rileva la chiave a bordo e il peso del guidatore sul sedile; si preme così il freno, si innesta la “D” sul cambio e l’auto è pronta per partire. Dal menù principale si può regolare l’intensità dello sterzo e della frenata rigenerativa. Si può avere una vera e propria guida “one-pedal” con una frenata davvero potente oppure più soft o nulla, a seconda dei gusti. Tramite la voce “Creep” si importa invece l’auto-hold, così da rimanere fermi al semaforo senza necessariamente premere sul freno. Finite le presentazioni si può premere sul pedale dell’acceleratore e...si viene lanciati letteralmente contro il sedile. La reazione dei 478 CV e 680 Nm è incredibile, solo 4,4 secondi per toccare i 100 km/h, nonostante un peso di oltre 2.100 kg. Si sente tutto nei cambi di direzione, perchè il telaio è si perfettamente coeso, robusto e supportato da ottime sospensioni, ma la massa non si riesce a farla sparire.
L’auto sterza e gestisce il rollio davvero bene, apparendo alle volte piuttosto secca: gli ammortizzartori Öhlins Dual Flow Valve (DFV) sono regolabili solo manualmente, gestendo a dovere il peso e il beccheggio. Risultano però secchi sulle buche più pronunciate, complici anche i cerchi da 20” e la spalla degli penumatici Continental particolarmente sostenuta. L’auto ha una coesione in movimento che è sorprendente, sempre solida e decisa negli spostamenti, sebbene servirebbe uno sterzo più deciso e diretto: c’è torppa demoltiplicazione, richiedendo troppi giri di volante per imprimere direzione. Anche la servoassistenza, benchè regolabile su tre livelli, risulta sempre torppo artificiosa e “scollegata” dalle ruote, senza fat filtrare vibrazioni a sufficienza per sentirsi veramente al volante di un prodotto sportivo. Un peccato, perchè i presupposti di assetto ed quilibrio dell’auto non sono affatto male. La spinta dei 478 CV è notevole, complici anche i 680 Nm, sempre pronti e capaci di incollarti al sedile senza alcun ritardo tra la pressione dell’acceleratore e la spinta. Si potrebbe comunque fare qualcosa in più per renderla più maneggevole e divertente da guidare.
Autonomia e consumi
Partiamo con il precisare che non si tratta di un’auto dall’indole parsimoniosa e tranquilla. I due motori CA sincroni a magneti permanenti erogano ben 204 CV e 330 Nm di coppia ciascuno (annche di più, nel caso della versione con Performance Pack), con la batteria in grado di cedere subito tantissima energia nonostante non si tratti di un sistema a 800V. La pompa di calore presente nel pack opzionale aiuta a ridurre i consumi, sfruttando il calore ambientale o il calore generato dalle componenti meccaniche per scaldare la batteria e l’abitacolo quando la temperatura esterna è compresa tra -7 e 25 gradi.
La casa dichiara dei consumi in cilo WLTP di circa 20 kWh/100 km, sebbene la realtà sia un po’ differente. Assumendo che sia comunque difficile tenere un’andatura pacata con così tanta potenza a disposizione, non siamo riusciti a rimanere sotto ai 25 kWh/100 km, anche andando con un filo di acceleratore e sfruttando al massimo la frenata rigenerativa, il che ci porta ad un’autonomia verosimile di circa 300 km, anche se nell’utilizzo quotidiano ci siamo avvicinati a 340 km guidando in maniera piuttosto cauta, e in città. In autostrada i consumi salgono notevolmente, sebbene il Cx di soli 0,27 sia un ottimo risultato: non è facile riuscire a percorrere più di 290 km oltre 120 km/h costanti.
Prezzi e accessori
Il listino di nuova Polestar 2 parte da una base di 55.700 euro per la versione STD Range da 272 CV. Si sale a 59.
200 per il modello con la batteria da 78 kWh Long Range e potenza sempre da 272 CV (la versione consigliata), e si arriva a ben 74.200 euro per la nostra Long Range Dual Motor con pacchetto Performance Plus, al vertice della gamma con 478 CV. Non beneficia degli ecoincentivi statali.
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