La prima "vera" auto di James Bond? Era una Bentley

Il fascino delle Bond's Car è indubbio, ma pochi sono a conoscenza della sua "vera" prima auto, come dell'esistenza di un lettore zelante che suggerì a Fleming il sodalizio con la Aston Martin

La prima "vera" auto di James Bond? Era una Bentley

Lo abbiamo conosciuto seduto sulla sua indimenticabile Aston Martin DB5, annoverata di diritto tra le sportive inglesi per eccellenza, ma Bond, James Bond, in origine o almeno secondo la versione originale amava guidare una Bentley. Una 4½ litri "sovralimentata" del 1931 per la precisione. Bestia rara, da sogno, che pochi collezionisti possiedono, e ancora meno appassionati al mondo sarebbero in grado di guidare davvero in strada come in pista.

Marmellata d’arancia, caffè nero bollente al mattino, un Americano come aperitivo prediletto, polo di cachemire sotto abiti su misura ben tagliati da esperti sarti di Savile Row e una Bentley in garage. Questo era l'agente segreto immaginato da Ian Fleming, e la sua auto molto British non poteva essere da meno. Erede della 3 litri, costruita nel 1919, la Bentley 4½ litri “sovralimentata” altro non era che la sua erede, con l'aggiunta di compressore del tipo Roots al motore Blowers di serie. Automobile sportivissima anche per il tempo, in quella versione modificata da Sir Henry "Tim" Birkin aveva gareggiato alla 24 Ore di Le Mans, stabilendo un nuovo record di velocità media di 111,12 km/h. Una velocità assai elevata per gli standard automobilistici della "Belle Époque” e di tutto il periodo prebellico. Se Bond la preferisse per questo o per altro, non è dato saperlo, fatto sta che dopo la guerra ne aveva acquistata una all’equivalente di 90/100 sterline dell’epoca. E in Casinò Royale, dove ci viene menzionata per la prima volta, già la guidava.

Non si tratta dell’auto elegante come potremmo immaginare, ma di un coupé prebellico grigio come una corazzata, con due grossi fari "Marchal" francesi, un rumoroso motore a quattro cilindri posto anteriormente - capace di produrre 240 cavalli e supportato dal particolare compressore aggiuntivo, facilmente individuabile nella parte anteriore -, un serbatoio di media capienza nella sezione posteriore, e una trasmissione manuale che richiedeva non poca abilità, dato che le quattro marce non erano sincronizzate. Ruote scoperte e pochi optional. Anzi, nessuna modifica particolare come mitragliatrici che escono dalla targa, sedili eiettabili modello jet e vani segreti che rilasciano chiodi a quattro punte per fermare auto inseguitrici. Per quello bisognerà aspettare la fantasia delle pellicole cinematografiche. E nemmeno la prima, dove l’agente 007 viene immortalato alla guida di una Sunbeam Alpine Series II (pare l’unica sportiva reperibile sull’isola dove avvennero le riprese, ndr), ma la terza. Ossia “Goldfinger”: dove il leggendario Sean Connery viene particolarmente apprezza al volante dell’iconica Aston Martin DB5.

Aston Martin DB5

La storia vuole che Bond abbia acquistato la sua vera prima auto “quasi nuova” tra il 1930 e il 1931. Con i proventi di una fortunata vincita al casinò. (Inizialmente venne descritta come una Bentley 4½ litri con compressore Amherst-Villiers del 1933, ndr). Una fine serie dunque, che tenne in deposito durante il servizio prestato nei Royal Marines commandos nella seconda guerra mondiale, per poi tornare a guidarla: "forte e bene e con un piacere quasi sensuale" come piaceva scrivere a Ian Fleming, magnifico ideatore del personaggio. L’auto compare in tre dei romanzi in tutto: Casino Royale, Vivi e lascia morire e Moonraker. Dove finirà distrutta nel corso di un adrenalinico inseguimento.

Rimase avvolta nel mistero per lungo tempo, tuttavia, la ragione per cui Bond non fosse stato mai messo alla guida di una Bentley nei film, ma fosse stato associato principalmente all’Aston Martin che sarebbe rimasta negli annali. Secondo lo speciale 50 Years of Bond Cars della premiata ditta Top Gear, il cambio di scuderia sarebbe avvenuto a seguito di una lettera indirizzata a Fleming da un ammiratore licenzioso, che lo avrebbe incoraggiato carta su carta ad "avere la decenza di aggiustare il tutto con un po' di dotazioni decenti". L’anonimo correttore di bozze e motori avrebbe suggerito tra le altre cose di dotare l’agente 007 di un'Aston Martin DB3. Auto che era ancora in produzione per l’anno di pubblicazione di Goldfinger, 1959, ma era stata sostituita dalla splendida DB5 nel 1964, quando venne girato il film.

Nel corso degli anni i vari agenti 007 hanno guidato molte Bond’s car. Alcune più apprezzabili di altre. Dalla Aston Martin DBS Vantage guidata nel sottovalutato “Al servizio di sua maestà” da George Lazenby nei panni di Bond, alla DeLorean DMC-12, passando per la Lotus Esprit “anfibia” guidata da Roger Moor ne “La spia che mi amava”. Negli anni del posizionamento di brand, allo spericolato Bond cinematografico vennero affidate anche una serie di teutoniche BMW: la Z3, la bellissima Z8 e una signorile quanto difficile da parcheggiare 750il. Questo prima di tornare in casa Aston Martin con Vanquish, DBS, e culminare della DB10 “Spectre” realizzata in soli 10 esemplari proprio in onore dell’omonimo film.

Attualmente la Bentley Blower prebellica è e rimane una delle più iconiche e ambite auto mai prodotte secondo i collezionisti di tutto il mondo. E questo nonostante non abbia mai vinto una sola unica gara. Di Bentley 4½ litri vennero prodotti in totale 720 esemplari. Di questi, 55 erano “sovralimentati” Blower: elaborati per rispettare i regolamenti della 24 Ore di Le Mans che vide correre tale versione, e presentati ufficialmente nel suo esemplare No.

1 al British International Motor Show, che si tenne all'Olympia di Londra nel 1929. Se avete un milione e mezzo di sterline, non soffrite il freddo in automobile e vi piacerebbe sentirvi un po’ James Bond, adesso sapete come investirlo.

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