Avaria a un elicottero in ricognizione feriti 3 militari italiani in Afghanistan

L’incidente mentre il mezzo volava verso una zona infestata da cellule di terroristi e talebani

Un elicottero costretto a un atterraggio forzato, un comunicato in cui si parla di ricognizione tattica, ovvero missione operativa, di guerra, poi smentita, e tre feriti tra i militari italiani a bordo in Afghanistan. Ieri mattina alle 7:40 italiane, le 10:10 in Afghanistan, uno dei tre elicotteri dell’aeronautica, Ab 212, dalla task force Kabul, ha dovuto eseguire un atterraggio di emergenza. Il comunicato della Difesa spiega che la causa è legata «a motivi tecnici in via di accertamento», non a fuoco ostile.
L’elicottero, al momento dell’impatto sul terreno, «si è rovesciato sul fianco» e ha provocato il ferimento lieve di tre membri dell’equipaggio, subito trasportati all’ospedale militare francese a Kabul. I feriti sono il maggiore pilota dell’aeronautica militare Roberto Fabbri, il capitano dell’esercito Nicola Castello e il maresciallo di prima classe dell’aeronautica Mauro Brischetti. I primi due, che hanno riportato alcune escoriazioni, rimarranno in osservazione per le prossime 24 ore, mentre il maresciallo Brischetti ha subito una frattura alla gamba sinistra.
In realtà gli elicotteri in volo erano due, ma a pieno carico. Per questo motivo l’elicottero superstite ha potuto solo tornare indietro rendendosi conto dell’atterraggio di fortuna senza recuperare i feriti raccolti da un elicottero francese. L’aspetto più strano è che il primo comunicato sull’incidente parlava di «normale attività di ricognizione tattica». Tenendo conto che la task force Kabul è sotto il diretto comando del quartiere generale Nato nella capitale, in mano in questo periodo agli americani, il termine missione tattica indica un’operazione vera, in zona di guerra.
Secondo i manuali Usa potrebbe trattarsi di una verifica dei danni seguiti a un bombardamento aereo, al controllo di un percorso per il passaggio di una colonna, oppure di una missione per individuare movimenti sospetti o sacche di talebani. Dallo stato maggiore della Difesa gettano acqua sul fuoco sostenendo che si è trattato «dell’utilizzo di un termine improprio. Si trattava di un semplice volo di familiarizzazione con il terreno». L’elicottero caduto aveva a bordo sette persone ed è stato costretto ad atterrare a una decina di chilometri a sudest di Kabul. In pratica in direzione di Jalalabad, verso una zona infestata da cellule di terroristi e di talebani. Gli ultimi allarmi parlavano di fuoristrada rubati a organizzazioni umanitarie internazionali e imbottiti di tritolo per farli esplodere contro convogli della Nato lungo la strada Kabul-Jalalabad. L’ambasciata italiana ha organizzato il 20 agosto una riunione sulla sicurezza con i connazionali presenti nella capitale.

Due giorni prima aveva segnalato il rischio «di rapimenti e attacchi suicidi contro gli stranieri». In particolare consigliava di evitare alcune aree, come la strada per Jalalabad, non lontano dalla quale il nostro elicottero è caduto.

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