La Commissione europea ha annunciato ieri che i 400 milioni del prestito ponte concesso dal governo italiano ad Alitalia nel 2019 costituiscono aiuti di Stato illegali e vanno quindi restituiti al Tesoro, maggiorati egli interessi. La decisione era «attesa e ampiamente prevista» dal ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti che sottolinea: «L’esclusione di Ita dalle richieste di restituzione del prestito ponte dimostra che siamo nel giusto»; un fatto che ribadisce cioè la non-continuità tra Alitalia Sai, oggi in liquidazione, e la compagnia statale nata dalle sue ceneri. La Commissione già nel settembre del 2021 aveva «rilevato che la nuova Ita non è il successore economico» della vecchia compagnia pur avendone rilevato alcuni asset; Ita pertanto «non è tenuta a rimborsare l’aiuto ricevuto da Alitalia».
La precisazione non è di poco conto perché Ita, in predicato di venir acquistata da Lufthansa, è ora totalmente liberata da questa seppur teorica spada di Damocle. La richiesta di rimborso graverà invece su Alitalia Sai in amministrazione straordinaria; poiché quest’ultima, che gestisce la liquidazione della vecchia compagnia, non sarà mai in grado di rimborsare l’ulteriore richiesta di 400 milioni, significa che ancora una volta i costi di Alitalia vengono pagati dai contribuenti. Secondo una stima diramata ieri da Assoutenti, il dissesto di Alitalia dal 1974 è costato circa 13 miliardi, pari a 519 euro a famiglia «tra salvataggi aumenti di capitale e contributi pubblici».
La decisione comunicata ieri dalla Commissione si aggiunge a quella identica pronunciata nel settembre 2021 sui precedenti due prestiti ponte erogati nel 2017 per un totale di 900 milioni mai rimborsati. Quindi Alitalia-Società aerea italiana e la sussidiaria Cityliner, entrambe in liquidazione dopo aver smesso di volare il 15 ottobre 2021, devono (meglio: dovrebbero) restituire 1,3 miliardi di euro più 250 milioni di interessi. Ovviamente è impossibile: la vendita degli asset non sarà mai abbastanza capiente.
L’unico cespite di qualche valore ancora da vendere è la società delle Miglia, Italia Loyalty, che contiene un ricco data base: ma la gara bandita dai commissari, con base d’asta a 20 milioni, è andata due volte deserta. E più passa il tempo più l’archivio, non aggiornato, perde valore.
Il prestito è stato giudicato aiuto di Stato illegale perché fu concesso al di fuori delle condizioni di mercato: nessun operatore privato avrebbe mai rischiato certe cifre prestandole a una società in quelle disastrose condizioni economiche.
Il prestito dunque voleva in realtà solo garantire continuità al servizio nazionale, internazionale e intercontinentale gestito da Alitalia, alterando così la concorrenza con gli altri vettori. Proprio da alcuni di questi partì il ricorso a Bruxelles.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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