Chimica, cresce l'export italiano: vale il 4,4% del totale mondiale

Nei primi undici mesi del 2024, l’Italia ha registrato una crescita dell'export chimico, con un valore complessivo di 36,7 miliardi di euro. Il ministro Urso: "Con ricerca e internazionalizzazione rendiamo il settore ancora più competitivo"

Chimica, cresce l'export italiano: vale il 4,4% del totale mondiale

Con un fatturato da 77 miliardi di euro e un ruolo centrale conquistato in Europa, l'industria chimica rappresenta una delle colonne portanti dell'economia italiana. Anche i più recenti dati lo confermano: nei primi undici mesi del 2024, l’Italia ha infatti registrato una leggera crescita delle esportazioni nel settore chimico, con un valore complessivo di 36,7 miliardi di euro, in aumento dell'1,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. "Questo risultato riflette la competitività delle nostre imprese che continuano a conquistare i mercati internazionali, nonostante le sfide globali", ha affermato il presidente di ICE, Matteo Zoppas, che ha messo in luce i numeri della chimica tricolore in occasione dell’appuntamento "Innovazione Chimica come moltiplicatore di internazionalizzazione e competitività", tenutosi a Villa Madama e voluto dal ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale in collaborazione con Federchimica.

La chimica - ha attestato Zoppas - "è fondamentale per tutti i cicli produttivi, con il 67% della sua produzione destinata ad altri settori e un terzo esportato, rappresentando il 6,4% delle esportazioni totali". Nel dettaglio, la filiera chimica e farmaceutica risulta quella con la maggiore crescita, seguita dal forte aumento dell’export dei beni di consumo, in crescita del 10% nel 2024. "La chimica, insieme a tanti altri settori, rappresenta una delle aree con maggiori potenzialità per l'export del Made in Italy, presente nel 90% dei nostri prodotti e Ice continua a supportare l'internazionalizzazione e l'innovazione delle nostre imprese", ha aggiunto Zoppas.

A fronte di risultati che collocano l'Italia sul podio europeo del comparto, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha quindi esplicitato la volontà politica di proseguire nel sostegno delle realtà italiane protagoniste di questo ambito. "Intendiamo rendere questo settore sempre più competitivo, innovativo e sostenibile, puntando sulla ricerca e sull'internazionalizzazione. Questi sono i motori strategici che guideranno lo sviluppo futuro della chimica italiana e contribuiranno alla crescita economica e sociale del Paese", ha dichiarato l'esponente di governo. All'evento odierno dedicato al settore hanno preso parte anche il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani e il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini.

L'export chimico italiano, dal 2010 al 2023, è cresciuto dell'85% (fonte Eurostat) con un valore totale che ha raggiunto i 40,6 miliardi di euro, il 6,4% sul totale delle esportazioni nazionali. Le esportazioni nel settore oggi valgono il 4,4% del totale mondiale, con prestazioni positive anche nel confronto con Francia e Germania grazie al traino delle numerose nicchie di specializzazione nell'ambito della chimica a valle in un contesto di regole complesse e di costi elevati a cominciare dall'energia"La domanda di prodotti innovativi e con una elevata specialità stimola le esportazioni. Contestualmente la ricerca supporta l'internazionalizzazione sviluppando materiali, prodotti, soluzioni innovative che hanno maggiore domanda sui mercati esteri, rafforzando l'intero sistema manifatturiero italiano", ha analizzato Francesco Buzzella, presidente Federchimica. Il confronto internazionale - ha quindi argomentato l'imprenditore - indica che gli Stati Uniti sono il primo mercato di destinazione per la chimica europea e la Cina è il primo fornitore per l'Europa. "In questo scenario, la Cina produce prevalentemente commodities a basso costo, mentre gli Usa sono anche alla ricerca di specialità innovative", ha spiegato ancora Buzzella.

In Italia la chimica è tra i settori con la più diffusa presenza di imprese innovative (80%) e, diversamente da altri comparti, l'innovazione si basa sulla ricerca. L'industria chimica è il secondo settore - dopo la farmaceutica - in termini di quota di imprese che svolgono attività di Ricerca e sviluppo (75%). La ricerca non coinvolge solo le realtà più grandi, ma anche le Pmi. In ambito europeo l'Italia è il secondo Paese, dopo la Germania, per numero di imprese chimiche attive nella ricerca, oltre 1.200. Secondo uno studio presentato in occasione dell'odierno evento, gli investimenti dell'industria chimica italiana toccano il 3,8% sui ricavi, percentuale che pone il settore ben al di là del 3% fissato dall'Ue come obiettivo; nelle imprese ad alto valore aggiunto e specializzazione, l'investimento in R&S supera la soglia del 5%. Al tempo stesso l'81,5% delle imprese ha investito per cogliere opportunità all'estero, il 35,4% ha investito all'estero (da sola o in joint) e il 74,1% è impegnato in progetti internazionali. Oltre la metà delle imprese giudica importante la ricerca per farsi strada nei mercati internazionali. Tre quarti delle imprese hanno programmi di collaborazione internazionali confermando la propensione delle imprese alla ricerca e il contributo che la chimica in Italia offre alla presenza internazionale dell'industria italiana in generale.

"Investire in ricerca chimica significa spingere la competitività sui mercati esteri e generare ampie ricadute.

Si pensi che investimenti aggiuntivi per 400 milioni di euro nella chimica ad alta specialità generano 1,6 miliardi di euro di ricadute nel settore e ben 6 miliardi di euro di effetto spillover, sull'intera economia italiana", ha evidenziato al riguardo la vicepresidente alla ricerca di Federchimica, Ilaria Di Lorenzo.

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