Edilizia e transizione energetica, il balzo in avanti Ue

La nuova direttiva Ue sulla transizione energetica dell'edilizia va governata con attenzione. Ma offre potenzialità notevoli per l'economia e la sostenibilità

Edilizia e transizione energetica, il balzo in avanti Ue
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Edilizia e transizione energetica: un vincolo sempre più stretto su cui l'Europa, punto di riferimento globale per le politiche green, è pronta a un nuovo passo avanti. L'Unione Europea nel mese di gennaio farà il primo passo verso la revisione dell'Energy Performance of Building Directive (Epbd) che regola il mercato immobiliare in relazione alle prestazioni energetiche degli edifici.

Il 24 gennaio sarà la Commissione Energia del Parlamento Europeo a licenziare la riforma pensata nel dicembre 2021 che dovrebbe ricevere il via libera dell'emiciclo di Strasburgo entro la prima metà di marzo. L'obiettivo è importante: accelerare il contributo dell'edilizia alla partita del Fit for 55, la corsa globale allo "zero netto" di emissioni aprendo a un coinvolgimento del mercato immobiliare per alzare le prestazioni energetiche, e dunque il valore, degli edifici.

Gli obiettivi principali della proposta prossima a essere votata sono chiari: l'Unione Europea vuole conseguire in tempi chiari la politica di modifica del mercato dell'edilizia e ottimizzare le emissioni di gas climalteranti e il consumo degli edifici con un orizzonte da qui al 2030 come primo passo per raggiungere poi la neutralità netta climatica dell'edilizia entro il 2050.

Si vuole, in quest'ottica, potenziare le politiche di ristrutturazioni degli edifici, ma al tempo stesso ottenere con il sostegno finanziario rafforzato alle politiche di investimento per l'efficienza energetica una svolta capace di coniugare crescita e sostenibilità.

"Tali norme impongono che gli edifici con attestato di prestazione energetica di classe G siano soggetti a ristrutturazione e migliorati almeno fino a raggiungere la classe di prestazione energetica F entro il 2027 e almeno la classe di prestazione energetica E entro il 2030, così come che gli edifici residenziali aventi le prestazioni energetiche peggiori raggiungano almeno la classe F entro il 2030 e almeno la classe E entro il 2033", si legge nel testo di modifica della direttiva. L'attenzione posta sulle classi che presentano le prestazioni più basse in assoluto del parco immobiliare, in quest'ottica, "assicura che gli sforzi si concentrino sugli edifici con il potenziale più elevato di decarbonizzazione, mitigazione della povertà energetica e benefici sociali ed economici estesi".

Si è parlato, per questi temi, di un attacco predatorio dell'Ue alla casa attraverso la riforma dell'edilizia. In altre parole, si legge tra le righe di questa proposta il fatto che l'obbligo di portare a efficienze precise la classe energetica di ogni edificio si sostanzi nell'esclusione degli immobili che non raggiungeranno i target climatici come una vera e propria stangata ai possessori di casa. A Verità&Affari, in particolare, il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa ha parlato del fatto che l'Ue inguaierà migliaia di possessori di casa. Dubbi legittimi, va detto, ma che non sono da ritenere automaticamente forieri di stangate: la direttiva delega esplicitamente, nella versione modificata, ai piani nazionali di recupero e ristrutturazione del patrimonio immobiliare la facoltà di escludere "diverse categorie di edifici dall'obbligo di rispettare le norme minime di prestazione energetica", e questo lascia marginalità ai decisori nazionali. Inoltre, i decisori sono chiamati ad adottare "un quadro favorevole che contempli il sostegno finanziario, in particolare rivolto alle famiglie vulnerabili e alle persone in condizioni di povertà energetica o che vivono in alloggi di edilizia popolare, assistenza tecnica e meccanismi di monitoraggio".

La questione fondamentale è che con la creazione di mercati di questo tipo che connettano edilizia, svolta green degli edifici e mercato immobiliare si può al tempo stesso abbattere l'impatto energetico degli edifici e accelerare la corsa economica dei Paesi europei in un'ottica di sostenibilità. Il valore economico di un edificio che passi da classe energetica D a una B può aumentare del 10% mediamente in Ue, garantendo progressi in conto capitale, mentre Housing Europe ha stimato un calo medio delle emissioni medie del 16% per le politiche di sostenibilità. Sarà una svolta, in quest'ottica, importante e da governare: la decisione europea sulla transizione energetica degli edifici può però fare scuola e risultare un modello globale.

Come ha dichiarato a ilGiornale.it Giovanni Pelazzi, presidente di Argenta SOA, una delle principali società organismo di attestazione che certifica le aziende per la partecipazione alle gare pubbliche, quello tra edilizia e transizione energetica è ormai, in Europa, un "binomio indissolubile".

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