I punti chiave
È una giornata decisamente "salata" per Google ad Apple: nel primo caso la Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha confermato la multa di 2,4 miliardi di euro che la Commissione Europea aveva comminato alla multinazionale americana leader mondiale sui motori di ricerca con l'accusa di posizione dominante favorendo i propri servizi rispetto ai prodotti dei concorrenti. Nel caso di Apple, invece, si tratta di un aiuto illegale (vantaggi fiscali) che l'Irlanda diede a Cupertino e che adesso Dublino deve recuperare per l'ammontare complessivo di ben 13 miliardi di euro.
I torti di Google
Ripercorrendo le tappe, tutto nasce nel 2017 quando la Commissione Ue mise in risalto che in 13 Paesi dello Spazio economico europeo (See), nella ricerca generale Google aveva privilegiato i propri prodotti rispetto a quelli dei concorrenti facendoli risaltare nelle primissime posizioni con tutta una serie di informazioni volte a valorizzarli. Invece i risultati della concorrenza si notavano molto di meno e in maniera generica: di conseguenza, il loro appeal era inevitabilmente più basso con i clic e gli acquisti tutti per Google. Da qui la Commissione aveva disposto una multa di 2,4 miliardi di euro con l'accusa di posizione dominante, la responsabile della quale per il pagamento è Alphabet, socia unica di Google. Nonostante la contestazione dei due colossi, il 10 novembre 2021 il Tribunale aveva respinto il ricorso confermando la multa che da oggi diventa definitiva.
"Siamo delusi dalla decisione della Corte. Questa sentenza si riferisce a un insieme di fatti molto specifico. Abbiamo apportato modifiche nel 2017 per conformarci alla decisione della Commissione europea e il nostro approccio ha funzionato con successo per oltre sette anni, generando miliardi di clic per oltre 800 servizi di comparazione prezzi", ha dichiarato un portavoce di Google dopo la sentenza della Corte di Giustizia dell'Ue che ha conferma la sanzione da 2,4 miliardi di euro.
Gli errori di Apple
Dal canto suo, la multinazionale di Cupertino ha invece ricevuto un "favore" fiscale illegale dall'Irlanda che dovrà restituire: come accennato, dal 1991 al 2014 Dublino concesse dei benefici fiscali che Bruxelles, nel 2016, aveva notato e sottolineato: questi aiuti valevano come aiuti fiscali per alcune società Apple al di fuori degli Stati Uniti. Nel 2020, però, il Tribunale aveva sconfessato la Commissione Ue affermando che non ci fossero prove a sufficienza per queste attività Apple. Oggi, invece, la Corte ha annullato quanto stabilito dal Tribunale mettendo la parola fine sulla controversia, ristabilendo la decisione della Commissione Europea e la condanna a pagare 13 miliardi di euro.
Subito dopo la sentenza, Il governo irlandese ha affermato che "rispetterà" le decisioni Corte di giustizia europea secondo cui Dublino avviando il processo di trasferimento delle attività contenute nel conto fiduciario che, come scrive Irish Times, è costituito soprattutto da titoli di Stato europei. "La posizione irlandese è sempre stata che l'Irlanda non concede trattamenti fiscali preferenziali a nessuna azienda o contribuente", ha affermato il governo con una nota.
Le parole della commissaria
La commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager è rimasta molto soddisfatta dalle due sentenze della Corte di giustizia Ue contro Google ad Apple e le rispettive multe che dovranno pagare. Secondo la Vestager si tratta di "una gande vittoria per la Ue come per i contribuenti europei e le politiche in favore di un terreno di gioco equo nel business e del mercato unico. Questo caso è simbolico perché dimostra che perfino le più importanti aziende tecnologiche possono essere ritenute responsabili. Nessuno è sopra la legge".
Per quanto riguarda Google, Vestager ha parlato del caso Google Shopping come "un catalizzatore di cambiamento, ispirando un approccio più attento e proattivo alla regolamentazione delle grandi aziende tecnologiche e alla garanzia di un mercato digitale più equo", mentre su Apple ha affermato che si tratta di una "per la parità di condizioni nel mercato unico e per la giustizia fiscale rivendicando che non soltanto la Ue ha messo sotto tiro la pianificazione fiscale
aggressiva delle multinazionali, come è dimostrato dal fatto che tali gruppi sono stati portati dinanzi alle commissioni parlamentari negli Stati Uniti e nel Regno Unito per spiegare i loro accordi fiscali nascosti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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