Partecipate pubbliche, un tesoro per gli investitori. Ecco perché convengono

Cedole sicure e obbligazioni di alto pregio: le partecipate pubbliche restano un ottimo fronte di investimento

Partecipate pubbliche, un tesoro per gli investitori. Ecco perché convengono

Lo Stato italiano, spesso così bistrattato, custodisce come azionista un vero e proprio tesoro: le azioni delle società partecipate. Che permettono all'attore pubblico di essere protagonista in settori strategici, dall'energia alla difesa, e di acquisire cedole sicure in termini di risultati e dividendi. La conseguenza per gli investitori? La presenza di una serie di aziende garantite dalla presenza del capitale pubblico nell'azionariato, operanti come dinamici attori di mercato, sicure contro scossoni e crisi strutturali e capaci di garantire rendimenti sia in termini azionari che obbligazionari.

Sono Eni, Enel, Leonardo, Terna, Poste Italiane. A cui si aggiunge un'ampia galassia di altri attori: Cassa Depositi e Prestiti, Snam, Italgas, Saipem, Ferrovie dello Stato.

I conti saldi delle partecipate

Il centro studi Comar, nota Key4Biz, ha ricordato che "le Società esprimono un fatturato di 189,9 miliardi di euro (160,6 solo considerando Enel ed Eni) e utili per 10,6 miliardi" che tornano agli investitori, primo fra tutti lo Stato, favorendo investimenti in beni e servizi per i cittadini e ritorni garantiti a chi possiede azioni.

Le partecipate sono intente a definire ufficialmente i bilanci ma già garantiscono utili solidi a chi possiede le loro azioni, che rappresentano secondo tutti i principali analisti di mercato un asset class solida di investimento. Utili magari sempre costanti e privi di picchi da aziende in boom, ma stabili negli anni e solida garanzia contro inflazione e fluttuazioni.

Qualche esempio? Eni ha annunciato che nell'assemblea dei soci del 10 maggio sarà varato un dividendo da 0,94 euro per azione, pari a circa il 3% del valore di ognuna di esse e al 10 aprile ha totalmente riassorbito la perdita borsistica della tempesta di fine anno scorso. A 0,161 euro quello di Snam, in crescita del 5% rispetto al bilancio d'esercizio 2021. Sarà invece di 0,4 euro ad azione quello di Enel, che a gennaio ha staccato un acconto di 0,2 euro ad azione per tutti i partecipanti al suo capitale.

La forza delle obbligazioni delle partecipate

In quest'ottica, è chiaro che l'acquisto di azioni di partecipate pubbliche possa rappresentare un valido complemento per chi ha strategie che desiderano puntare a un'accumulazione paziente del risparmio e a un ampliamento graduale del capitale. La natura strategica di molte aziende e la garanzia statale al capitale le rende invulnerabili al rischio di insolvenza. E in un certo senso, la solidità dei loro prodotti può essere associata a quella di un investimento di rango "sovrano".

Ragion per cui nelle partecipate va considerata con attenzione anche l'asset-class obbligazionario. In un contesto che vede il mercato italiano tradizionalmente focalizzato sui Btp di vario tipo, va sottolineato che per sviluppare un mercato scarsamente orientato al retail le partecipate offrono la prospettiva di sviluppo a un tipo di allocazione molto diffusa all'estero, quella della partecipazione degli investitori al debito aziendale.

Eni a gennaio ha emesso, da sola, un bond da un miliardo di euro legato a obiettivi di sostenibilità con cedola minima al 4,30% e massima al 7,2%., di durata quinquennale. Leonardo ha novembre ha provveduto a un riacquisto (buyback) di bond per oltre mezzo miliardo di euro che ha ampiamente rimborsato coloro che vi avevano investito. Poste Italiane ha promosso un piano di obbligazioni perpetue capaci di rendere il 4% annuo, e Enel ha agito ampiamente tra gennaio e febbraio diventando la regina di Piazza Affari per i suoi bond "ibridi", legati in parte a obiettivi di sostenibilità, che hanno ottenuto richieste vicine ai 4 miliardi di euro e anche su scadenze da 8 a 20 anni garantiscono rendimenti dal 4,5 al 4,7%.

In quest'ottica, gli investitori devono considerare le partecipate un usato sicuro, soprattutto in periodi complessi.

Difficile pensare a ritorni favolosi o a svolte patrimoniali immediate, ma sul lungo periodo chi ha investito sui due fronti dell'apparato a partecipazione pubblica, quello azionario o quello obbligazionario, in cui è inclusa buona parte delle maggiori imprese di Piazza Affari è sempre uscito contento dall'affare. E potrà continuare a esserlo in futuro.

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