La mancanza di osso sufficiente a sostenere un impianto in passato era la causa principale per cui molte persone si trovavano costrette a rinunciare all'implantologia per la sostituzione dei denti mancanti.
Oggi, le cose sono cambiate: questo inconveniente può essere affrontato brillantemente, anche laddove la carenza ossea si presenti in maniera particolarmente accentuata. Sempre più collaudati e sicuri, infatti, sono gli interventi di innesto osseo. A fianco di quello, più tradizionale, che prevede il prelievo di tessuto osseo dal paziente stesso (dalla mandibola oppure dall'anca), si vanno diffondendo altre tecniche, altrettanto efficaci e molto meno invasive, come quella che prevede il ricorso ad osso di Banca: «Il fatto di potersi avvalere di osso di donatore rende la procedura dell'innesto molto più semplice e risparmia al paziente il disagio dell'intervento di prelievo», spiega il dottor Paolo Varanini, medico odontoiatra a Pescia, che per primo ha iniziato ad eseguire questa tecnica in Italia insieme alla sua équipe, avvalendosi di tessuto osseo della Banca dell'osso di Firenze. «Il vantaggio si riflette anche su tempi e costi, che in questo modo risultano notevolmente ridotti. Grazie alla presenza di un anestesista, se il paziente lo desidera, gli interventi da noi eseguiti sono eseguiti in sedazione cosciente per evitare il dolore e lo stress. Un attento studio della situazione è fondamentale: «Con una Tac viene valutata l'entità della carenza ossea - spiega ancora l'esperto - si procede poi alla scelta della tipologia di osso che meglio risponde alle esigenze del paziente, e si esegue all'innesto». Ci possono essere problemi di rigetto? «L'osso è un tessuto particolare, non dotato di parti molli, che esclude totalmente questo rischio. A garanzia di un risultato ottimale presso la nostra struttura vengono utilizzati fattori di crescita biologici, che assicurano una guarigione rapida. Si ricorre a sostanze ottenute dal sangue del paziente stesso, a cui, prima dell'intervento si fa un semplice prelievo. Con un procedimento si separano le componenti sanguigne, questi fattori di crescita vengono selezionati, trattati adeguatamente per favorirne l'attivazione e quindi inseriti nell'innesto, dove favoriranno la ricrescita di osso». Trascorsi 4-6 mesi, durante i quali avviene l'integrazione del nuovo tessuto, si può quindi procedere all'impianto.
Oggi, sempre più spesso, la metodica preferita è quella del cosiddetto carico immediato, altro fiore all'occhiello della struttura del dottor Varanini. «Nel corso di una sola seduta vengono inseriti gli impianti e posizionati su di essi i denti sostitutivi (provvisori, ma già fissi, come saranno i definitivi)».
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