Per le banche utili record, ai risparmiatori solo briciole

L’analisi del Centro studi Unimpresa sulla forbice tra i tassi sui depositi e quelli sui finanziamenti

Per le banche utili record, ai risparmiatori solo briciole

Negli ultimi anni, il sistema bancario italiano ha registrato utili record grazie all’aumento dei tassi d’interesse da parte della Banca centrale europea. Tuttavia, questa situazione non ha beneficiato in modo significativo i risparmiatori, che continuano a ricevere una remunerazione minima sui loro depositi.

Utili bancari alle stelle

La Bce ha adottato una politica monetaria restrittiva per combattere l’inflazione, portando i tassi ufficiali al 4,5% nei mesi scorsi, con un successivo assestamento al 3,25%. Questo aumento ha consentito alle banche di ampliare i margini di interesse, facendo crescere i loro profitti da 16,4 miliardi di euro nel 2021 a un’eccezionale previsione di 50,2 miliardi per il 2024. Complessivamente, il sistema bancario italiano ha accumulato utili per oltre 132 miliardi di euro in quattro anni, sostenuto dall’ampliamento della forbice tra tassi attivi (prestiti e mutui) e tassi passivi (depositi).

Tassi irrisori sui depositi

Mentre i mutui variabili raggiungevano punte del 6% e i finanziamenti alle imprese superavano il 7%, i depositi a vista sono stati remunerati con tassi medi compresi tra lo 0,15% e lo 0,35% per la maggior parte dei correntisti. Solo i depositi superiori ai 250.000 euro hanno ottenuto tassi leggermente più alti, come l’1,57% registrato in Trentino-Alto Adige per le imprese. Solo i grandi depositi, superiori ai 250.000 euro, riescono a ottenere tassi più elevati, con un massimo dell’1,57% registrato nel Trentino-Alto Adige per le imprese e dell’1,31% nel Lazio. Tuttavia, anche in questi casi, i tassi restano largamente insufficienti rispetto al rendimento dei titoli di Stato, che offrono oggi il 4% sui Btp a breve termine. La situazione è ancora più marcata per le famiglie. È quanto emerge da un report del Centro studi di Unimpresa secondo cui l’analisi dei tassi d’interesse passivi applicati dalle banche italiane evidenzia un quadro che, a fronte di una politica monetaria restrittiva della Bce, lascia i correntisti fortemente penalizzati. Per i depositi inferiori a 50.000 euro, che rappresentano la maggioranza, i tassi medi si sono attestati tra lo 0,15% e lo 0,20%, senza differenze significative tra Nord e Sud.

Secondo l’analisi del Centro studi di Unimpresa, che ha analizzato dati aggiornati al secondo semestre del 2024, i depositi oltre i 250.000 euro, che rappresentano una quota minima della raccolta bancaria, ricevono tassi che in media non superano lo 0,72%. Per fasce inferiori, i tassi scendono ulteriormente: lo 0,35% per i saldi tra 100.000 e 250.000 euro e appena lo 0,27% per quelli tra 50.000 e 100.000 euro. In alcune regioni del Sud, come Calabria e Basilicata, la remunerazione per le famiglie è ancora più bassa, attestandosi rispettivamente allo 0,46% e 0,80% per i grandi depositi, con tassi prossimi allo zero per le fasce più basse. L’analisi regionale conferma come i tassi passivi non solo siano bassi, ma rispecchino anche le profonde disuguaglianze economiche del Paese.

Nelle regioni del Nord, come Lombardia, Trentino-Alto Adige ed Emilia-Romagna, i depositi delle imprese con saldi superiori ai 250.000 euro vengono remunerati con tassi compresi tra l’1,26% e l’1,57%, a fronte di valori inferiori all’1% nel Sud e nelle Isole. Le famiglie consumatrici seguono una dinamica analoga, con tassi superiori allo 0,70% nelle regioni più ricche e inferiori allo 0,50% nel Mezzogiorno. Tale situazione evidenzia non solo la minore competizione bancaria nelle aree meno sviluppate, ma anche un sistema che penalizza strutturalmente le fasce di risparmio più basse. Per i depositi inferiori a 50.000 euro, che rappresentano la maggior parte dei conti correnti in Italia, i tassi passivi restano uniformemente bassi in tutte le regioni, con valori medi tra lo 0,15% e lo 0,20%, incapaci di offrire una vera remunerazione ai piccoli risparmiatori.

Confronto con il resto d’Europa

L’Italia si distingue negativamente rispetto ad altri Paesi europei. In Germania e Francia, la remunerazione media per i depositi sopra i 50.000 euro ha superato l’1,5%, evidenziando una maggiore competizione bancaria e un sistema più equo verso i risparmiatori.

Un problema strutturale e sociale

La discrepanza tra tassi attivi e passivi non solo amplifica le disuguaglianze economiche, ma mina anche la fiducia nel sistema bancario. Le aree meno sviluppate del Sud Italia sono le più penalizzate, con tassi mediamente più bassi rispetto al Nord. L’attuale struttura dei tassi disincentiva il risparmio, spingendo molti cittadini a cercare alternative più remunerative, come i titoli di Stato. Secondo il Centro Studi di Unimpresa, è essenziale un intervento che garantisca una maggiore equità.

Le banche devono adottare politiche più competitive e trasparenti, allineando i tassi passivi al mercato. Se ciò non avverrà spontaneamente, sarà necessario un intervento delle autorità di vigilanza. «Il risparmio dei cittadini non può continuare a essere sacrificato in nome dei profitti bancari», conclude Unimpresa.

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