
Riflettori puntati sulla riunione della Banca centrale europea del 6 marzo prossimo, la seconda dell'anno in materia di politica monetaria. In quell'occasione, infatti, la Bce dovrebbe dare il via libera a un ulteriore taglio del costo del denaro, il quinto consecutivo e il sesto a partire da giugno 2024, che con ogni probabilità sarà di un quarto di punto. Sulla decisione gravano però gli equilibri economici e politici internazionali, con particolare riferimento alle mosse degli Stati Uniti di Donald Trump. Le recenti dichiarazioni del tycoon sui dazi all’Europa hanno infatti aumentato il grado di incertezza, allungando sul Vecchio Continente le ombre di una crescita industriale compromessa.
Le stime pubblicate dalla Bce a dicembre, quando ancora gli Usa non avevano designato il nuovo inquilino della Casa Bianca, non tenevano ancora conto di questo scenario. Ora, secondo alcuni analisti, la situazione di stallo venutasi a creare potrebbe la Banca centrale europea alla prudenza. Oltre a questi due fattori, sarà poi fondamentale capire come si muoveranno la Federal Reserve negli Stati Uniti e la Bank of England nel Regno Unito, che nelle riunioni in programma rispettivamente il 19 e il 20 marzo sono entrambe avviate verso la decisione di lasciare inalterati i tassi d’interesse, almeno per ora. Se da un lato l’indipendenza della Bce rispetto alle altre banche centrali potrebbe giovare l’economia dell’Eurozona, divergenze in tema di politica monetaria potrebbero portare a un indebolimento dell’euro rispetto a dollaro e sterlina, aumentando il costo delle esportazioni e minando l’economia dei mercati europei.
Da questo scenario complesso e ancora da definire con chiarezza derivano poi conseguenze molto concrete sui cittadini europei e italiani in particolare in riferimento ai tassi dei mutui. Con il quinto taglio consecutivo del costo del denaro, il Tan medio dei mutui a tasso variabile a 20 e 30 anni passerebbe dal valore attuale del 3,69% al 3,44%, con le migliori offerte che - calcola e riporta MutuiOnline.it - dal 3,18% scenderebbero sotto quota 3%, attestandosi al 2,93%. Se si considera un ipotetico mutuo a 20 anni dell’importo di 150mila euro, in entrambi i casi per coloro che hanno scelto o sceglieranno questo tipo di finanziamento, il risparmio sulla rata mensile potrà arrivare fino a 19 euro rispetto a oggi (da 884 euro a 865 euro per la rata media, da 845 euro a 826 euro per le migliori offerte), mentre sull’intera durata del mutuo la spesa totale sarà di oltre 4.500 euro in meno.
Nonostante il taglio atteso - calcola ancora MutuiOnline.it - il tasso fisso rimarrà per il momento la soluzione più conveniente, con il Tan medio che a febbraio si attesta al 2,87%, mentre le migliori offerte scendono al 2,40%. Per lo stesso tipo di finanziamento considerato in precedenza ciò si traduce in una rata media di 822 euro, ovvero più leggera di 43 euro rispetto al variabile, e un risparmio su tutta la durata del mutuo di 10.350 euro, mentre per le migliori offerte il risparmio è di 39 euro al mese, con la rata che in questo caso si attesta sui 787 euro, e un risparmio totale di 9.380 euro.
Sulla convenienza tra tasso fisso o variabile per chi è oggi alle prese con la sottoscrizione del mutuo si sono interrogati anche altri operatori del settore. Sul fronte dei fissi, l’inizio dell’anno è stato caratterizzato da un aumento dell’Irs, l’indice di riferimento per questo tipo di
offerta, che sta risentendo dell’aumento dei rendimenti dei titoli di stato europei, sulla scia di quelli americani. La buona notizia, però, è che l’aumento dell’IRS si è trasmesso solo parzialmente sui tassi proposti alla clientela perché molti istituti di credito hanno deciso di assorbire parte di questi rincari riducendo gli spread applicati ai mutui fissi e mantenendo così l’offerta su livelli competitivi. I variabili, invece, pur continuando nella loro corsa al ribasso rimangono ancora più costosi rispetto ai fissi. Secondo le simulazioni di Facile.it e Mutui.
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