Bpm, Castagna scrive ai dipendenti: "Con Unicredit a rischio 6mila posti"

Secondo l'ad di Banco Bpm su un gruppo di circa 20mila dipendenti ci sarebbe di una riduzione del 30% della forza lavoro

Bpm, Castagna scrive ai dipendenti: "Con Unicredit a rischio 6mila posti"
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Nuova mossa dell’ad di Banco Bpm, Giuseppe Castagna. Dopo il duro comunicato di ieri, seguito al cda che ha respinto l’offerta pubblica di scambio di Unicredit sulla banca, il top manager ha scritto ai dipendenti del gruppo cercando di fare quadrato contro l’offerta ostile dell’istituto rivale. “Destano forte preoccupazione le sinergie di costo stimate” da Unicredit, “pari a oltre un terzo della base costi di Banco Bpm che, si può stimare, significherebbe tagli al personale di oltre 6mila colleghe e colleghi”. Si tratterebbe, su un gruppo di circa 20mila dipendenti, di una riduzione del 30% della forza lavoro. Un tasto, quest’ultimo, che ha evidentemente una certa presa su opinione pubblica, governo e sindacati solitamente attenti a questi aspetti.

I timori dell’esposizione alla Germania

Ci sono poi altri aspetti critici, peraltro già evidenziati nel comunicato di ieri: “Abbiamo il vantaggio di essere presenti in aree tra le più dinamiche del Paese e dell’Eurozona e l’Ops esporrebbe gli stakeholder della nostra banca a una significativa diluizione di tale presenza a favore di aree caratterizzate da una minore crescita e da un maggiore rischio geopolitico”. La Germania, del resto, pur essendo la prima economia europea, sta attraversando un momento di scarso smalto negli ultimi anni, mentre Bpm è concentrata in Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna che sono non solo le aree più economicamente dinamiche d’Italia, ma anche tra le più brillanti d’Europa.

“Siamo una grande banca autonoma”, prosegue Castagna, “italiana e con una forte vocazione di vicinanza ai territori e alle Pmi, spina dorsale del nostro Paese. Dobbiamo continuare in questa direzione, rimanendo nel solco che abbiamo tracciato e continuando a fare bene il nostro mestiere, come abbiamo sempre fatto. È questa la strada giusta per crescere da soli e non diventare oggetto di operazioni che non tengono in alcun conto il valore espresso dalla nostra banca oggi e, ancora di più, nel futuro prossimo”.

L’affondo sul prezzo “inusuale”

Castagna, sottolineando che “gli obiettivi raggiunti (i risultati del terzo trimestre, l’Opa sulla totalità delle azioni di Anima promossa dalla nostra controllata Banco Bpm Vita e l’acquisizione di una partecipazione azionaria del 5% del capitale sociale di Mps) hanno rafforzato il nostro posizionamento, ponendo le basi per un futuro di ulteriore crescita”. L’Ops di UniCredit, ribadisce, è “non concordata con la banca e a condizioni di prezzo inusuali per questo tipo di operazioni”. La proposta, infatti, “non riflette in alcun modo la redditività e l’ulteriore potenziale di creazione di valore per gli azionisti Banco Bpm”, tanto più che “tale potenziale è ulteriormente rafforzato dalle operazioni straordinarie recentemente annunciate dalla nostra banca, che si aggiungono alle azioni già contenute nel Piano Strategico 2023-2026”.

Le posizioni diverse nella maggioranza

Stamani, intanto, nelle fila della maggioranza è ripartito il cannoneggiamento del leader della Lega e ministro, Matteo Salvini, che si è schierato contro l’iniziativa di Unicredit: «ormai di italiano ha poco», afferma a proposito della banca guidata da Andrea Orcel, ed «è controllata da stranieri, che vada ora a fare acquisti di altre banche italiane per magari chiudere sportelli in Italia e trasferire i risparmi degli italiani all’estero, permettetemi da ministro e da italiano di difendere l’italianità rimasta del sistema bancario».

Ieri, invece, il leader di Forza Italia, Antonio Tajani, aveva manifestato un’opinione totalmente di senso opposto: “bisognerà vedere gli sviluppi della situazione. Io sono per il libero mercato. Non tocca a me intervenire politicamente su questa vicenda”.

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