Una considerazione l'annuncio dell'Offerta di scambio di Unicredit su Banco Bpm. E riguarda il ceo di Unicredit, l'intraprendente Andrea Orcel, banchiere che ha nel suo storico un certo numero di operazioni, alcune definibili come azzardi. Per venire alle ultime sue due mosse, dapprima l'offensiva sulla tedesca Commerzbank e ora l'attacco a banco Bmp, le ritengo tipicamente mercantili. Perciò il governo non dovrebbe indisporsi per il suo attivismo a meno che non si consideri la libertà di mercato un optional. D'altronde, per valutare la liceità delle sue mosse ci sono gli organi di vigilanza. Per il resto, viva il mercato. I poli e le fusioni, se vanno in porto, si formano; ed è del tutto ovvio che qualcuno del ramo provi a mettersi di traverso per interessi della propria bottega. Beninteso, se attuati alla luce del sole. Si chiama concorrenza. Pertanto non mi stupisce che Orcel stia agendo anche con l'obiettivo di impedire la nascita di un terzo gruppo bancario. Le partite a risiko funzionano così. E nel risiko bancario, la storia è nota, le partite sono da sempre complicate; che significa anche non ignorare la preoccupazione dell'amministratore delegato di Banco Bpm, Giuseppe Castagna, in merito ai rischi occupazionali in Bpm: nel caso sarà materia di Orcel. In generale il risiko ha preso una brutta piega quando la politica ha inteso metterci lo zampino. Visto le ben poco edificanti vicende passate, eviterei che in questo caso la politica si immischiasse (ho letto di minacce di golden power quasi che l'operazione venga a minare la sicurezza nazionale) come ha detto saggiamente il vice premier Antonio Tajani.
Piuttosto credo che all'economia reale importi una sola cosa: che l'eventuale riuscita dell'operazione produca benefici a imprese e famiglie. Mission che dovrebbe essere sempre in cima ai pensieri di una banca. Ma troppe volte trascurata!info@pompeolocatelli.it
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