Banville, Dunne e l’ironia irlandese

I due dublinesi protagonisti alla terza serata del Festival delle Letterature

Cordiali e brillanti proprio come ci si aspetta da due irlandesi. Stiamo parlando di Catherine Dunne e John Banville, che saranno i protagonisti della terza serata del Festival delle Letterature in programma questa sera alle 21 alla Basilica di Massenzio.
Lei tende al sorriso, lui alla battuta goliardica. Si stimano da tempo, ma non si sono mai incontrati prima, pur essendo entrambi di Dublino e abitando a pochi metri di distanza. «È strano - racconta Banville - Catherine e io abbiamo abitato per tanti anni vicino, ma ci siamo incontrati per la prima volta qui a Roma». «Non credevo che avrei mai potuto partecipare a una manifestazione come questa che porta letteratura e scrittori al Foro Romano», commenta Catherine Dunne. Le loro idee letterarie collimano, e i testi inediti che leggeranno partono dalla stessa intuizione: «Ho provato a interpretare il tema cross/over come il passaggio in quegli altri mondi che si schiudono quando si scrive e si legge. A quelle esperienze misteriose della creazione e della lettura dove si è trasportati in un mondo diverso dal nostro. Scrivere e leggere è un modo di creare empatia con i personaggi e le loro storie», dice la Dunne. Le fa eco Banville, del quale Guanda ha appena tradotto l’ultimo romanzo (Dove è sempre notte): «Leggerò un testo dal titolo Il mondo dorato che indaga il rapporto tra l’autore e i suoi personaggi. Quello della scrittura è in fondo un processo bizzarro e misterioso. In fondo, chi scrive, inventa frottole, ma trascendenti, cose non vere, cose non fattualmente vere, eppure la gente le legge».


«Il mio non sarà un testo narrativo - continua l’autrice di La metà di niente - ma un piccolo saggio dove affronto il tema su cosa significa inventare un personaggio, perché in fondo la finzione narrativa inventa la vita».

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