BARBIERI Il poeta dell’obiettivo che crea icone senza tempo

Inaugurata a Palazzo Reale la mostra che raccoglie gli scatti più famosi del fotografo milanese

BARBIERI Il poeta dell’obiettivo che crea icone senza tempo

Audrey Hepburn aveva già 47 anni quando Gian Paolo Barbieri la ritrasse avvolta in un seducente mantello nero per le pagine patinate di Vogue Italia. Era il 1976, e il suo sguardo stupito da eterna ragazza spuntava ancora da sotto una frangetta sbarazzina che fu sempre sinonimo di eleganza inossidabile. Questa foto è una delle 140 esposte da oggi a Palazzo Reale per l’antologica dedicata alla carriera di uno dei maggiori fotografi di moda italiani. Barbieri, ai tempi di quello scatto, era già un professionista affermato alle prese con uno sfolgorante successo cominciato negli anni Sessanta. Allora i suoi soggetti preferiti erano i personaggi dello spettacolo e del jet set internazionale. Proveniva da un'agiata famiglia milanese che commerciava in tessuti e che lo avvicinò al mondo della moda italiana. Era appassionato di cinema, così si trasferì a Roma nel 1962 dove cominciò a eseguire ritratti a divi e aspiranti divi di Cinecittà. I suoi eroi erano James Dean e Marlon Brando, Lana Turner e Ava Gardner. Davanti al suo obiettivo si sono messe in posa Monica Bellucci, Sofia Loren, Apollonia, Claudia Cardinale, ma anche Roberto Bolle o Joaquin Cortès. E top model come Veruschka, Imam o Jerry Hall. Barbieri compì una rivoluzione nell’ambito della fotografia di moda quando decise di realizzare le inquadrature direttamente in strada e non più sul fondo neutro delle passerelle o dello studio. Le sue immagini sono sensazioni, battiti di ciglia, fruscii di seta. Sono illusioni. Esattamente quelle che vuole il gusto del pubblico in quel preciso istante. Dopo ogni scatto, compiuto congelando per sempre il movimento ed eseguito prestando grande attenzione alle luci, alle pose, a ogni singolo dettaglio inquadrato, come avviene sul set di un film, ciascuno di quei divi si è trasformato in icona senza tempo.
Da allora, da quei ritratti, Barbieri ha subito una metamorfosi sorprendente, pur restando fedele a se stesso: è un esteta, da sempre alla ricerca dello stile perfetto. I lavori degli anni più recenti, raccolti nella personale insieme a quelli più datati, appartengono alle sue celebri ricerche in paesi lontani. Si tratta di campagne pubblicitarie realizzate in Madagascar, in Ecuador, alle Seychelles, a Tahiti e in tutto il Pacifico. Come Salgado e altri grandi reporter, anche il Barbieri contemporaneo ha scelto di arrivare lontano. Percorre migliaia di chilometri per cercare emozioni in forma di tatuaggi sulla pelle di altri popoli, per fermare una goccia di oceano sulla chela di un paguro o sul carapace di una tartaruga, per catturare una posa plastica sulla battigia di una spiaggia esotica. Indimenticabili le sue foto esposte alla Triennale nel 2004 per Pomellato Gioielli, che raccontarono proprio questa esperienza tra estetica e natura e osservando le quali sembra di sentire il sapore e i rumori di quei luoghi remoti. Gian Paolo Barbieri compie i suoi viaggi con lo sguardo di chi esplora per la prima volta territori sconosciuti alla ricerca della bellezza e dell’autenticità dell’ambiente. Come faceva negli anni Sessanta con le sue donne-madonne.
La mostra è aperta fino all’11 novembre a Palazzo Reale, piazza Duomo 12.

Catalogo Federico Motta Editore. Orari: 9.30–19.30; lunedì 14.30–19.30; giovedì 9.30–22.30. La biglietteria chiude un’ora prima. Ingresso: 8 euro intero, 6-4,5 euro ridotto. Info: tel. 02.54917, www.mostragianpaolobarbieri.it

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