I punti chiave
Non capita spesso, ma ogni tanto un talento del basket dimostra qualità tali da spingere molti a fare carte false per assicurarselo. Quando succede a neanche 20 anni d’età, il marchio del predestinato è quasi inevitabile. Quest’anno la Nba sta andando in brodo di giuggiole per un diciannovenne francese alto, magro ma anche molto tecnico. Il nome non è di quelli che dimentichi presto: Victor Wembanyama, classe 2004, è considerato il miglior prospetto ad approdare nella lega pro nordamericana dai tempi di un certo LeBron James. Il numero uno di una classe piuttosto talentuosa del draft, a meno di un probabile trade, finirà agli Spurs, ansiosi di tornare alla gloria degli anni di Ginobili, Parker e Robinson. Cosa rende questo giovane transalpino così straordinario? I suoi numeri, che sono davvero impressionanti.
Solo la seconda prima scelta europea
Nonostante la NBA stia diventando sempre più internazionale, visto il dominio di gente come Luka Doncic e Nikola Jokic, il sistema del draft continua a preferire fortemente chi passi dal sistema del basket universitario. Questo spiega come, nonostante siano sempre di più i non americani a diventare delle stelle, Wembanyama sarà solo il secondo giocatore non nato negli Stati Uniti ad essere scelto per primo. Victor è nato a Nanterre, sobborgo della tentacolare banlieu della capitale francese, il 4 gennaio 2004 e arriva 17 anni dopo una vecchia conoscenza dei tifosi italiani, il nostro Andrea Bargnani. La speranza di tutti, ovviamente, è che le cose per il francese vadano meglio che per l’azzurro, che dovette faticare parecchio per trovare spazio in prima squadra.
Solo il sesto a non giocare al college
Visto che al momento sta giocando nel campionato francese, Wembanyama sarà uno dei pochi ad approdare alla NBA senza passare almeno un anno nel sistema del basket NCAA, quello più osservato dagli scout delle varie franchigie. Questo non è un fatto molto comune, tanto che solo cinque prime scelte hanno saltato a piè pari questa esperienza. Come se la sono cavata? Alle volte benissimo, altre decisamente meno. Il primo ad arrivare al professionismo dalla high school, Kwame Brown, è considerato uno dei più grandi flop di sempre. I problemi avuti da Bargnani li conosciamo tutti ma gli altri tre raccontano una storia del tutto diversa. Yao Ming, LeBron James e Dwight Howard se la sono cavata più che discretamente.
Qualche infortunio di troppo
L’anno scorso Victor giocava per l’ASVEL Villeurbanne, forse la squadra più forte di Francia, proprietà di un certo Tony Parker. Il centro ha dato il contributo al terzo titolo consecutivo e si è fatto notare in Eurolega ma da dicembre a marzo è stato costretto a rimanere al box per un infortunio al ginocchio. Nonostante abbia giocato solo 29 delle 66 partite possibili e sia stato usato con il contagocce, solo 18 minuti a partita, i suoi numeri sono impressionanti per un diciottenne. 8,1 punti a partita, 4,6 rimbalzi e 1,9 stoppate sono roba non trascurabile. Il dubbio di molti è che, vista la struttura fisica particolare, i problemi alle giunture potrebbero diventare ben più di un fastidio occasionale.
Sta vivendo una stagione mitica
Dopo la tanta panchina, quest’anno Victor ha deciso di accettare una nuova sfida e prendersi sulle spalle i Metropolitans 92, squadra del sobborgo parigino di Levallois-Perret nata solo nel 2007 ma molto ambiziosa. Guidata dal tecnico della nazionale transalpina Vincent Collet, mentore di tutti i francesi che sono approdati nella NBA, questa neofita del basket è approdata per la prima volta alla semifinale della LNB Pro A, il massimo campionato nazionale. A trascinarla proprio il giovanissimo Victor, che ha dominato la regular season in termini di punti (21,5), rimbalzi (10,5) e stoppate (3,1). Negli ultimi 20 anni nessuno ha fatto meglio di lui. Magari non sarà il campionato più difficile al mondo, ma comunque questi sono numeri molto impressionanti.
Una combinazione da hall of fame
Ripetersi nel campionato più duro al mondo non sarà affatto semplice ma se Victor dovesse riuscirci, i precedenti sono decisamente incoraggianti. Mettere assieme più di venti punti e tre stoppate per partita è un viatico che, di solito, porta direttamente alla Naismith Memorial Hall of Fame di Springfield, Massachussets. Solo nove giocatori dal 1973-74, prima stagione nella quale si è tenuto conto delle stoppate, sono riusciti in questa impresa, finendo tutti nella hall of fame. Per capire perché a San Antonio si sia tanto eccitati dal possibile arrivo del transalpino basta dare un’occhiata ai nomi di questi campionissimi: si va da Hakeem Olajuwon all’idolo degli Spurs David Robinson, da Kareem Abdul-Jabbar a Patrick Ewing e Shaquille O’Neal. Mica male…
Non sarà troppo alto?
Sebbene si pensi che l’altezza sia una componente determinante per capire se un giocatore potrà avere successo o meno nella NBA, non è una regola assoluta. I due metri e 24 centimetri del francese lo renderebbero il giocatore più alto della lega USA, alla pari con Boban Marjanovic degli Houston Rockets ma, di solito, chi è troppo alto rischia di rimanere spesso e volentieri ai box. Basta dare un’occhiata alle statistiche storiche della lega per rendersi conto che solo sei giocatori sopra i 2 metri e 24 hanno giocato più di quattrocento partite da professionisti. Bisogna anche tornare abbastanza indietro nel tempo, visto che l’ultimo a riuscirci è stato il cinese Yao Ming. C’è gente che gli appassionati ricordano con piacere, da Shawn Bradley a Mark Eaton fino al paragone che si fa più spesso per il francese, Manute Bol.
Alto e magro? Sarà un problema
Una delle preoccupazioni degli analisti statunitensi è il fatto che, sebbene sia molto alto, il talento di Nanterre pesi solo 104 chili. Questa combinazione, specialmente in passato, era vista con molto sospetto dagli esperti della palla a spicchi americana. Certo, nella NBA fisica, ruvida degli anni ‘80 e ‘90, Victor avrebbe potuto pagare dazio, venendo maltrattato spesso e volentieri nel pitturato. Per sua fortuna, le regole odierne hanno scoraggiato fortemente le scorrettezze del passato. Questo spiega perché i giocatori sopra i 224 centimetri e sotto i 113 chili non siano molto comuni nella lega pro: l’ultimo è stato Shawn Bradley. La memoria corre a Manute Bol, il cestista sudanese che, con i suoi 231 centimetri per soli 91 chili è il più alto della storia NBA. Era un basket diverso ma tutti sono convinti che Victor avrebbe bisogno di metter su qualche chilo, cosa che può essere pericolosa dal punto di vista della tenuta fisica.
Tira pure da tre
Nei pochi anni passati nel campionato francese, Wembanyama ha messo a segno ben 74 triple, un fatto più unico che raro per giocatori della sua stazza. Un alto che tira dalla distanza è un problema quasi impossibile da affrontare per ogni difesa. Come fai a marcarlo? Chi è molto alto, di solito, vive nel pitturato, preferendo andare a canestro da solo o attirare falli. Tirare dall’arco è un’arte che nessuno degli spilungoni del passato ha mai imparato fino in fondo, a parte il “solito” Manute Bol, che nella sua carriera mise 43 triple. Marjanovic e Sampson sono a quota dieci mentre Bradley e Yao Ming se la cavavano decisamente peggio. Nelle rispettive carriere ne misero a segno solo 2.
Un talento insolito
Quando ti puoi permettere di scherzare i rivali al tabellone, non è normale essere anche in grado di palleggiare come Dio comanda. Wembanyama, invece, se la cava egregiamente anche in questo fondamentale. Non sarà mai un playmaker, ovviamente, ma il fatto che spesso e volentieri fornisca assist ai compagni non è affatto trascurabile. In questa stagione, Victor ha messo almeno tre stoppate, due assist e almeno una tripla per partita, una delle combinazioni più rare nella NBA. L’ultimo a riuscirci fu nel 2007-08 Marcus Camby, uno dei migliori difensori della lega ma dall’arco non era un granché. Trovare un modo di fermarlo non sarà semplice.
Le star della NBA ne vanno pazze
A parte i numeri, la prova provata che Victor sia un talento più unico che raro sta nelle parole dei campioni della NBA, che non lesinano i complimenti. LeBron James lo ha definito “più un alieno che un unicorno. Alto, fluido, si muove con grazia, tira da tre, stoppa, è impressionante”. Giannis Antetokounpo pensa che “non si è mai visto uno come lui, che tira, stoppa, palleggia come un play ed è pure veloce”. Kevin Durant è allo stesso tempo felice e preoccupato: “un talento del genere ti fa sorridere se ami il basket. Molte squadre avranno grossi problemi ad affrontare uno come lui”.
Rudy Gobert, uno che lo conosce bene, ha già messo la NBA in guardia: Victor va preso molto sul serio. “È bello vederlo arrivare, siamo fortunati a poterlo vedere giocare. Non si è mai visto uno come Victor. Lo conosco da quando aveva 13 anni e sapevo che sarebbe diventato un grande. È molto maturo, sa cosa vuole e come ottenerlo.
In questo momento non c’è nessuno che sia nella sua categoria, è unico al mondo”. Parole importanti, che metteranno sicuramente molta pressione al talento transalpino. Vedremo dove finirà e come se la caverà nel campionato più duro al mondo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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