Bassano in Teverina, un borgo pieno di mitologia

Renato Mastronardi

Il borgo antico di Bassano in Teverina giace ancora in uno stato di deplorevole degrado. Si situa nella parte orientale del viterbese, a lambire quasi gli ultimi declivi dei monti Cimini, prima che questi si spengano nelle fertili pianure della Valle del Tevere. La storia di questo paese è degna di essere ricordata e narrata. Ed è una storia che nasce da quelle ipotesi che donano al toponimo del paese una origine mitologica. Perché secondo quanto sostengono non pochi storici locali il nome del paese potrebbe vantare un appiglio (etimologico) che, alla radice, sfiora la leggenda di una presenza in loco di Bacco - da cui Baccano e quindi Bassano. Altri, invece, anch’essi storici forbiti e pignoli, ma con i piedi per terra, ritengono che il toponimo provenga dal binomio - d’epoca romana - Bassi-Amici che erano due potenti famiglie di Roma antica. Tutto questo, però, ha poco o niente a che fare con lo stemma del comune che ostenta, invece, un cavaliere medioevale con alabarda in groppa ad un cavallo rampante. Un’insegna, questa, che richiama alla memoria i tempi in cui, siamo attorno all’anno Mille, la nobile Bassano consolidò il suo Castello e lo trasformò in uno dei più solidi manieri fortificati del suo territorio. Un vero e proprio castrum che, dopo le invasioni barbariche, entrò a far parte del nascente patrimonio di San Pietro.
Da vedere
In alcune località prossime a Bassano, le Civitelle, Santa Maria in Luco e Palazzolo sono stati ritrovati alcuni reperti d’epoca etrusca che ora sono ordinati in un piccolo antiquarium, ma essi servono, soprattutto, a rafforzare la suggestione di una leggenda: quella che vuole che a Palazzolo morisse Elbio, ultimo re degli Etruschi, dopo avere sostenuto un’aspra battaglia, nel 310 a.C., nei pressi di Vadimone, che è un lago largo una cinquantina di metri e profondo circa quattro, alimentato da sorgenti sulfuree. Secondo la testimonianza di Plinio il Giovane, il piccolo specchio d’acqua era privo di barche, perché sacro, ma era «solcato» da isole vaganti formate da lastroni di pietra misti a giunchi ed erba. Il continuo ribollire delle acque, specialmente quando si innalzava la nebbia, fece si che nel basso Medioevo, tra la gente del luogo, si alimentasse l’immagine di un lago demoniaco, tant’è che, nella superstizione popolare, il lago è conosciuto con il nome di Valdimonio. Appartiene, invece, alla tipologia architettonica della fine dell’Ottocento, la Chiesa dell’Immacolata Concezione.
Da mangiare e da bere
Bassano in Teverina, per la sua posizione geografica, è a stretto contatto con il territorio di Orvieto. Per questo sulle sue tavole prevalgono il prosciutto, le salsicce sott’olio, la bruschetta arricchita da pancetta affumicata e, in qualche caso, anche il crostino spalmato di patè di tordi. Ma, a parte ogni altra invenzione, restano ferme e consolidate le scelte più tradizionali. Che sono queste: tra i primi piatti s’impongono gli agnolotti con fonduta di tartufo, le trenette condite con salse esclusivamente casalinghe.

Seguono, tra i secondi, le lombate di vitello e di capretti, le braciolette a scottadito di agnello o di capretto. Accurate scelte di funghi ed ortaggi gratificano i contorni. Si devono anche bene il vino bianco doc di Orvieto e, quello, ugualmente eccellente, delle vigne della vicina Pitigliano.

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