Andrea Rossi
Dice che il Tour lha seguito poco. Troppo dura guardare in tv quelle strade su cui avrebbe voluto essere protagonista. Dice che è stato un mese dinferno, «ma questa batosta mi servirà per tornare più forte, e molto presto». Già, Ivan Basso ha una voglia matta di tornare. Parla ai microfoni della Rai, mentre la corsa scivola via verso gli Champs Élysées, dove sognava di celebrare il suo trionfo. Invece ieri Parigi ha accolto Landis, «uno in gamba, peccato non abbia dovuto fare i conti con i più forti. Perché li hanno lasciati a casa». Brucia ancora la ferita di quel 30 giugno, quando la sua squadra, la Csc, gli disse: «È meglio se torni a casa». Basso cerca di guardare oltre. Si è allenato, «dopo qualche giorno, perché prima stavo troppo male». E adesso vuole rientrare. Magari già il 2 agosto, al giro di Danimarca. «Voglio rimettermi il numero sulla schiena. Ma non dipende da me: non ci sono provvedimenti a mio carico, e la mia squadra non mi ha sospeso». Però ha preso le distanze. A Jan Ullrich - anche lui finito nella bufera - la T-Mobile ha dato il benservito. «Il mio caso è molto diverso e nessuno ha intenzione di licenziarmi». Già, però Bjarne Riis, direttore sportivo della Csc, non è stato tenero. «Può aver detto cose spiacevoli, ma prima di prendere una decisione voglio parlare con lui.
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