Basta scollature: Melandri vuole "abbottonare" la tv

Dopo le lotte per la parità dei sessi, gli ex comunisti si risvegliano bacchettoni. La Melandri fa istituire un osservatorio che sorvegli i "buoni costumi" della rai: sotto accusa star e ospiti con gambe nude 

Basta scollature: Melandri 
vuole "abbottonare" la tv

Roma - I germi della moralizzazione si erano già visti nel corso di una puntata di Porta a porta sull’Isola dei famosi qualche settimana fa. Da una parte lei: minimal e radical con il golfino ecocompatibile, gli occhiali nella mano sinistra e la penna (forse era perfino rossa) nella mano destra; di fronte «le altre», che la sua sobrietà faceva sembrare travestite da drag queen, quando in realtà erano solo in abito da sera: Ventura, Luxuria, Lecciso, Galanti. Cercava anche di fare la magnanima ma si vedeva benissimo che guardava a certa tv, con certe donne dentro, con l’aria corrucciata e triste di chi, dopo averla assaggiata sulla punta di un cucchiaio, ha appena capito di aver rovinato una salsa. Beh, naturalmente non era colpa sua se la salsa si era rovinata... Giovanna Melandri, già quella sera, invocava una tv senza sporcature e, già quella sera, sapeva benissimo chi invece l’aveva sporcata, chi aveva rovinato la salsa.

Martedì, in commissione di Vigilanza Rai, la deputata del Pd ha portato un emendamento per l’istituzione di un osservatorio sulla rappresentazione femminile nel servizio pubblico radiotelevisivo e il Parlamento l’ha approvato. Lo scopo è quello di «superare stucchevoli stereotipi che ormai ingolfano i media italiani». A stringere, significa: basta con ’ste minigonne e ’ste scollature in televisione che offendono la dignità della donna, di tutte le donne. E ci mancherebbe, siccome non è nostra intenzione rivoltare il mondo a testa in giù, dello sforzo ringraziamo sentitamente Giovanna Melandri, sul serio. Chissà quale sarà la traduzione reale dell’intento, chissà quante donne dello star o del sotto star system riusciranno a trovare disposte a ricoprirsi, ma intanto la Melandri ci sta provando.
Decide di muoversi oggi, malgrado la tv sia la stessa di quando al Governo ci stavano «loro», ma la ringraziamo ugualmente. Purché la sua esigenza di moderazione, la sua opera di bonifica, non siano, tanto per cambiare, una sottesa accusa alla goffaggine stilistica di questi tempi nuovi, di questo Governo, insomma.

I post comunisti che la Melandri rappresenta sono passati dai sovietici tailleur di Nilde Iotti alle compagne Alba Parietti e Sabrina Ferilli, hanno imposto il permissivismo, hanno difeso L’espresso con le donne nude e incinte in copertina, hanno accusato la Dc bacchettona e promosso la «famigliastra», per non stare a riparlare di quella vecchia e trita storia dei reggiseni e delle gonnellone hippy indossate dalle sessantottine senza slip sotto. Per Walter Veltroni Quel gran pezzo dell’Ubalda, tutta nuda e tutta calda, è stato una pietra miliare del cinema italiano. Perciò loro vengono anche da questa recente storia qui, e qualcosa vorrà dire. E questa è anche la loro storia da ben prima che Berlusconi irrompesse sulla scena televisiva con il suo Drive In e le sue Veline che da oggi «parlano, ma solo sul digitale» come dice Gad Lerner che non pronuncia «La5» perché parte anche «La7d». Lerner che oggi fa vedere anche a L’Infedele, in certe puntate giudicanti e indignate, che però fanno il record di ascolti, le desnude delle cronache, le «disposte» del piccolo schermo. Le disapprova, ne prende le distanze, ma le fa vedere. Perché da un certo disinteresse si ricava un guadagno.

Dai varietà vogliono togliere le tette e i sederi, che sono le tette e i sederi del 2010 esattamente come c’erano le tette e i sederi negli anni Cinquanta e Sessanta e Settanta... Un tempo a far scandalo o a surriscaldare il pubblico bastavano la tv di Bernabei con le gambe delle Kessler, oppure l’ombelico scoperto nel Tuca tuca della Carrà. Oggi tocca salire di volume con tutto, e scendere con le scollature. C’è tanta di quella carne in video, che manco nelle vetrine di Peck che, tanto per intendersi, è una gastronomia milanese.

E va benissimo allungare le donne e cucire le maglie di Monica Setta e di tante altre, per carità. Va meno bene che tutto questo chiasso di cosce sia solo colpa del berlusconismo, che questo stordimento di seni sembra vada in onda solo con il Biscione sotto.

La sinistra non è meno attenta a scegliere con cura le proprie icone, a sedurre con le sue donne, però è più abile. Come in molte cose con cui ha una dimestichezza antica. La sinistra è più concettuale anche nel vestire gli istinti. La destra è più naïf nello svestirli.

Intanto non si è mai vista una con le carie ad Annozero. Non si è mai visto Santoro ignorare l’estetica delle sue inviate: dalla Jebreal alla Borromeo passando per la Granbassi. E non si è mai visto Lerner chiudere le sue elitarie puntate a certe signorine invischiate con la vicenda Tarantini, con Vallettopoli e con altre faccende pruriginose.

Perfino lui ha lasciato che le sue linde telecamere si soffermassero, stazionassero, ragionassero su certe incresciose faccende. Però era sempre carne che veniva da lontano. Che faceva ben vedere dove stava il male: verità di «forme», falsità d’intenti. Rivestiamole. Tutte però.

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