Il becchino sotto la Mole

L’altro giorno, per riposarsi, il torinese Marco Travaglio ha scritto il milionesimo articolo contro Giuliano Ferrara. Non riesce proprio a sopportare che Ferrara sia considerato «intelligente» mentre lui solo una fotocopiatrice di verbali. La tesi, raffinata, è sempre quella: Ferrara è grasso, è un perdente, dove passa lui i candidati stramazzano, i giornali stentano, le battaglie pure. Ecco: a parte la sciatteria del metodo (se sostenessimo solo battaglie vincenti sai che bel mondo) ora provate ad applicare lo stesso metro a Travaglio medesimo. È passato dal Giornale alla Voce: la Voce ha chiuso. È passato al Borghese: il Borghese ha chiuso. È andato da Luttazzi: gli hanno chiuso il programma. Ha promosso Raiot della Guzzanti: non è mai andata in onda, e lo stesso vale per i programmi di Oliviero Beha e Massimo Fini. Ha sostenuto Santoro: Santoro è mancato dalla tv per il periodo più lungo della sua vita. Ha sostenuto la candidatura di Caselli all’Antimafia: hanno fatto una legge apposta per non farcelo andare. Ha sostenuto Woodcock: plof. Ha sostenuto la Forleo e De Magistris: una tragedia.

Ora tremano in due: Beppe Grillo (già in discesa nei sondaggi) e il direttore dell’Unità Antonio Padellaro: Travaglio, infatti, è andato al V-day e ha protestato contro i fondi pubblici elargiti anche all’Unità, quelli che pagano i suoi articoli. Prossima battaglia: contro i torinesi che portano gramo.

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