Ben Alì lascia la Tunisia: ora è in Arabia Saudita Giallo su aereo a Cagliari

Il presidente lascia in volo il paese. Respinto da Parigi, si pensa che il suo aereo sia atterrato a Cagliari, ma a bordo non c'è Ben Alì. Poi la conferma: è a Gedda. Il caos dietro casa di Marcello Foa

Ben Alì lascia la Tunisia: 
ora è in Arabia Saudita
 
Giallo su aereo a Cagliari

Tunisi - Dopo 9 giorni di rivolte, devastazione e morti il presidente Ben Alì ha abbandonato il Paese. Prima tappa della "fuga" da Tunisi la Francia. Ma Nicolas Sarkozy respinge la richiesta di asilo politico. L'aereo presidenziale prende quota e atterra a Cagliari, forse per un rifornimento. Ma è giallo sulla reale presenza dell'ex presidente tunisino a bordo del velivolo, secondo fonti governative a bordo non ci sarebbe. poco dopo fonri saudite comunicano l'arrivo dell'ormai ex presidente tunisino a Gedda, in Arabia Saudita.

Francia: l'aereo non deve arrivare a Parigi L'aereo tunisino atterrato a Cagliari "non deve arrivare a Parigi". E' quanto avrebbero chiesto, secondo quanto si apprende da fonti investigative, le autorità francesi a quelle italiane poco dopo le 21. Il velivolo - hanno accertato gli investigatori della 5/a zona della polizia di frontiera e della Direzione centrale della polizia di frontiera che sono rimaste sempre in contatto con il capo della polizia Antonio Manganelli - ha comunicato la prima volta con la torre di controllo di Cagliari alle 21.15 dicendo di dover atterrare in emergenza per fare rifornimento. Appena atterrato l'aereo, un Falcon commerciale da 15 posti, é stato fatto parcheggiare in un'area riservata dello scalo sardo. A quel punto le autorità francesi si sarebbero messe in contatto con quelle italiane, chiedendo di verificare chi fosse a bordo dell'aereo. Prima che questo avvenisse, però, dalla Francia hanno ricontattato il nostro governo dicendo che il velivolo non sarebbe comunque dovuto atterrare a Parigi. 

Ancora rivolte in Tunisia Nel frattempo in Tunisia è il caos e nel sud del paeseè scoppiata di nuovo la rivolta. Il premier, da sempre fedelissimo di Ben Alì, viene considerato dai manifestanti come una soluzione temporanea prima del ritorno del presidente.

Il governo provvisorio Ora il potere è nelle mani del primo ministro Mohammed Ghannouci. Fino alla fine Ben Ali aveva cercato di pilotare la crisi. L'ultima mossa disperata è stata proprio quella di sciogliere il governo e indire elezioni anticipate entro i prossimi sei mesi. Non era bastato nei giorni scorsi destituire il ministro dell'Interno e il capo diStato maggiore e neppure promettere in diretta tv di non candidarsi alle elezioni del 2014. Un buco nell'acqua.

Il potere in mano a Ghannouchi Il 69enne Ghannouchi ha annunciato stasera in televisione di aver assunto l’interim della presidenza. "Conformemente all’articolo 56 della Costituzione assumo a partire da questo istante l’incarico di presidente ad interim", ha detto il primo ministro. Il nuovo presidente ha letto la sua dichiarazione dal palazzo presidenziale. Al suo fianco c’erano il presidente della Camera dei deputati, Fouad Mebazaa e quello della Camera dei consiglieri, Abdallah Kallal. Ghannouchi ha lanciato un appello all’unità nazionale: "Resterà al potere fino alle prossime elezioni legislative".

L'opposizione: governo di unità nazionale "C’è bisogno di un governo di unità nazionale contro i rischi di un bagno di sangue", ha detto il capo del Partito democratico progressista (Pdp) all’opposizione in Tunisia, Mohammed Nejib Chebbi, parlando mentre a Tunisi era in corso la manifestazione di fronte al ministero dell’Interno . "Non c’è alternativa - ha detto Chebbi - nonostante Ben Ali abbia voluto mostrare di voler venire incontro alla gente. Ma la gente non ha più fiducia in lui. Per questo serve un governo di unità nazionale, per evitare un bagno di sangue. E se non basterà c’è il rischio di una situazione di tipo birmano. Il Paese è come un ambiente saturo di gas - ha aggiunto il capo del Pdp, che non ha rappresentanza in parlamento - Basta un fiammifero per farla esplodere".

L'annuncio in tv: basta sangue Pezzo dopo pezzo, il tentativo di ben Alì di cavalcare la crisi è andato in frantumi. Giovedi sera aveva promesso di lasciare il potere (nel 2014), fermare la repressione e tagliare i prezzi dei prodotti alimentari. "Vi ho compreso, non permetterò più che anche solo una goccia di sangue tunisino venga sacrificata", ha detto ai propri concittadini. Un'apertura, neanche troppo timida, per cercare di correre ai ripari e salvare il salvabile, evitando il rischio di una rivoluzione e, al contempo, quello di un golpe militare. Ma la mossa estrema di Ben Alì sembra non placare la protesta. Intanto i siti internet dell’opposizione tunisina mostrano con video e foto le immagini della manifestazione di questa mattina, dove si vede Avenue Bourghiba colma di persone. L’opposizione sostiene di aver portato in piazza 100mila manifestanti.

La folla al presidente: vattene Giovedì sera il discorso del presidente in tv sembrava aver calmato le rivolte. La folla era scesa nelle strade per festeggiare e le agenzie di stampa internazionali avevano iniziato a nattere cronache di distensione. Poi, nella mattinata di venerdì, la situazione è nuovamente precipitata. Migliaia di manifestanti sono arrivati davanti al ministero dell’Interno e la marcia, che inizialmente contava poche decine di persone, si è gonfiata cammin facendo, nonostante la massiccia presenza di poliziotti che presidiano le strade.

Gli avvocati in piazza Siamo qua "per il sangue dei martiri". È lo slogan degli avvocati che si sono uniti in gran numero, anche vestiti con le loro toghe, agli ormai migliaia di manifestanti scesi in viale Bourghiba e tuttora fermi di fronte al ministero dell’Interno.

Gli avvocati si sono subito dichiarati a favore della gente, ma anche per il rispetto della legge e per lo stato di diritto già nelle scorse settimane, quando le proteste, ma anche le vittime degli scontri, si limitavano a verificarsi nelle aree interne del Paese. Tra i manifestanti anche molta gente comune, donne con il capo velato - che non sono comunque tante in questa città - e, secondo alcuni presenti, anche numerosi poliziotti in borghese.

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