Allarme inquinamento, così i bambini si ammalano di più

Sotto accusa le microplastiche e il particolato sottile che, inquinando le placente, mettono a rischio la salute dei piccoli negli anni. Intervista al professore e pediatra Sergio Bernasconi

Allarme inquinamento, così i bambini si ammalano di più

Sergio Bernasconi, Professore Ordinario di Pediatria, Specialista in Pediatria e Puericultura e in Endocrinologia e Malattie del Ricambio. È stato Direttore delle Cliniche Pediatriche delle Università di Modena e di Parma. Oggi è in pensione ma continua nella ricerca e nell’insegnamento.

Professore, di cosa soffrono i bambini oggi?

“Nel mondo occidentale c’è stato un grande cambiamento dal dopoguerra. Allora la mortalità infantile era elevata, vi erano casi di denutrizione e molte malattie infettive. In pochi decenni le condizioni di vita sono migliorate grazie a igiene, buona alimentazione, antibiotici e vaccini. La salute dei bambini è sempre un riflesso della società. Ciô che oggi preoccupa i pediatri è il disagio esistenziale, i piccoli e gli adolescenti sono in crisi, spesso stressati e si isolano dalla comunità”.

Quindi è il male di vivere la malattia più diffusa?

“Non solo quella, beninteso, e non si dovrebbe mai generalizzare. Il disagio è maggiormente presente nelle famiglie che appartengono a fasce di reddito medio basso. Bambini e ragazzi sono attratti dagli strumenti tecnologici, vi trascorrono molte ore, e questo li isola dai gruppi di coetanei, anche se molti di loro trascorrono i pomeriggi da un’attività all’altra non riescono poi a condividere le esperienze con il gruppo”.

Non c’è solo l’isolamento fra gli effetti negativi degli schermi.

“No. C’è tutto l’aspetto dei condizionamenti che possono essere molto potenti su menti non preparate. I ragazzi si connettono sempre, incuranti dei divieti, e raggiungono facilmente siti pornografici o giochi. “Fanno il pieno” di immagini di violenza come di pubblicità ingannevoli e non hanno filtri, non sanno comprendere che il tal cibo o la tal bevanda pubblicizzati non potranno mai avere gli effetti descritti (prestanza fisica, bellezza o altro)”.

Guardando, invece, alle malattie fisiche?

“Distinguiamo fra Paesi occidentali e quelli meno sviluppati. In questi ultimi dominano la malnutrizione (per 800 milioni di persone) e la diarrea dovuta all’acqua non potabile. Nel mondo economicamente sviluppato sono in particolare tre le malattie in ascesa: le respiratorie come asma, bronchioliti, bronchiti; quelle legate all’eccesso di alimentazione, fino all’obesità (che in Usa è cresciuta anche nei bambini sotto i 5 anni) e le malattie del neurosviluppo, in primiis l’autismo, poi le forme simili ma meno gravi come l’ADHD (disturbo da deficit dell’attenzione o iperattività). L’attenzione del mondo della ricerca è in questo momento rivolta alla prevenzione ambientale. Si è vista l’importanza dei primi mille giorni di vita, calcolati fra la gestazione e la fine del secondo anno di vita del bambino, in questo lasso di tempo si decidono i presupposti della salute del nascituro che coinvolgerà anche la vita adulta. La predisposizione all’infarto, ad esempio, si ‘programma’ nei primi 1.000 giorni”.

I genitori hanno una grossa responsabilità...

“Esatto. Teniamo presente che sempre l’ambiente ‘plasma’ salute o malattia in accordo con la genetica individuale ma non si può più trascurare il contesto in cui si è inseriti. La prevenzione in gravidanza, ad esempio, non può più limitarsi a controllare se si è contratta la toxoplasmosi o se si hanno gli anticorpi della rosolia. Ogni donna deve porsi il problema dell’ambiente in cui vive, a cominciare da quello domestico. Deve sapere che il particolato sottile (Pm10 o Pm 2.5, le particelle disperse nell’atmosfera provocate dalle combustioni) e gli inquinanti chimici possono indurre una predisposizione ad un danno che si può manifestare anche alcuni decenni dopo la nascita. Insomma, attenzione a quali veleni si è esposti e per quanto tempo. Tutti sanno che fumo e alcool sono da bandire ma non tutti sono consapevoli che anche certi indumenti a contatto con la pelle possono trasmettere nanoparticelle tossiche. Uno studio di due anni fa ha mostrato che nelle placente persistono tracce di microplastiche e particelle di particolato”.

L’inquinamento che provochiamo nell’ambiente diventa causa di malattie?

“Sì. Siamo parte della natura. Non esistono uomini-monadi separati dal contesto. Quando l’OMS ha introdotto il principio One Health intendeva proprio la necessità di considerare l’organismo umano come il microcosmo che riproduce il macrocosmo dell’Universo. Ed è questo il tema portante dell’incontro Medicina dei Sistemi, Modelli di integrazione nella prassi clinica e nuove soluzioni terapeutiche. Il Paziente del Futuro che si terrà il 20 maggio all’Università degli Studi di Milano (dalle 9:30 alle 18) di cui faccio parte. Il symposium ha il patrocinio del Ministero della Salute ed è sostenuto come sponsor non condizionante da Guna S.p.a., che quest’anno festeggia i suoi primi 40 anni. La medicina sta abbandonando la visione organicistica (ogni malattia interessa un singolo organo o tessuto) a favore di quella di un network cellulare: il bambino può essere considerato come un “sistema”, a cui dobbiamo guardare tenendo conto delle interferenze che l’ambiente e le relazioni sociali possono avere su un organismo ancora così plastico”.

Lei ha pubblicato di recente una review sulla dispersione degli antibiotici nell’ambiente.

“A riguardo andrebbero fatte due considerazioni. L’uso spropositato di antibiotici ha portato all’antibiotico resistenza. Ossia i germi non rispondono più ai farmaci perché, mutando, sviluppano meccanismi di difesa. Noi pediatri dovremmo fare un mea culpa perché spesso, dopo il terzo giorno di febbre dei bambini, prescriviamo antibiotici per tranquillizzare i genitori preoccupati e non sempre vi è necessità di questi farmaci. La seconda considerazione riguarda la dispersione degli antibiotici nell’ambiente. È emerso da vari lavori che gli antibiotici, come gli interferenti endocrini (residui inquinamenti da microplastiche) non vengono trattenuti dai depuratori ma ritornano in circolo contribuendo a creare colonie di micro organismi resistenti”.

E non vi è rimedio?

“Si sta cercando di rendere più efficienti i sistemi di depurazione. Nel frattempo è importante raccomandare di portare i farmaci scaduti nei sistemi di raccolta differenziata messi a disposizione dalle farmacie”.

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