Sono sempre più numerosi i casa di dermatite atopica, una malattia infiammatoria della pelle molto comune. A soffrirne maggiormente sono i bambini - pare infatti che ne soffra uno su cinque - ma vengono colpiti anche gli adulti.
Dermatite atopica, di cosa si tratta
Conosciuta anche come eczema atopico, la dermatite atopica è una malattia infiammatoria cronica della pelle. Si manifesta prevalentemente con un forte prurito, a cui poi possono accompagnarsi arrossamenti, eritemi, vesciche, secchezza cutanea e lichenificazione. La malattia è solita colpire mani, piedi, piega interna del gomito o delle ginocchia, polsi, caviglie, viso, collo e torace.
Le cause sono molteplici. Spesso c'è un problema nella barriera cutanea dell'individuo. Possono influire anche i cambi di stagione, così come lo stress psico-fisico. In alcuni casi, meno frequenti, la dermatite si scatena anche per ragioni alimentari. Secondo la dottoressa Ketty Peris, ordinario di Dermatologia e Venereologia dell'università Cattolica del Sacro Cuore e direttore della UOC Dermatologia di Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, fra le cause potrebbe anche esserci l'inquinamento. In alcuni casi anche una mancata esposizione ad agenti batterici e parassiti in età infantile può determinare un alterato sviluppo del sistema immunitario. Ma non solo.
Secondo gli esperti la dermatite atopica deriva anche da un deficit della barriera cutanea, sostenuto da un'alterazione dell'asse immunitario Th2. "Questo può a sua volta determinare la sensibilizzazione a tante sostanze, dai pollini all'acaro della polvere, che non sono però i primi responsabili della dermatite atopica, bensì una conseguenza del fatto che il danno di barriera cutanea consente la penetrazione di queste sostanze, determinando fenomeni di allergia secondari che possono aggravare la situazione, ma mai scatenarla perché la dermatite atopica non è una malattia allergica", ha spiegato a Milleunadonna il professor Niccolò Gori, ricercatore dell'università Cattolica e dermatologo presso la UOC di dermatologia di Fondazione Policlinico Gemelli.
Il prurito e la diagnosi
Una buona fetta dei pazienti adulti lamenta un prurito di grado medio-severo, che arriva addirittura ad essere debilitante. Le persone affette da questa forma di dermatite hanno difficoltà a condurre una vita normale. Il prurito può diventare così forte da disturbare studio, lavoro, riposo, vita sociale. Solitamente le lesioni eczematose compaiono sulle guance e sugli arti nei neonati e nei bambini, per poi spostarsi nelle pieghe del gomito o del ginocchio, intorno al collo o nella zona perioculare negli adulti. Quanto la situazione è particolarmente complessa, le aree possono essere ancora più estese.
Il paziente, disperato, si rivolge al medico in cerca di risposte. Grazie a un attento esame delle lesioni, all'anamnesi del soggetto e alla valutazione di eventuali altre patologie concomitanti, è possibile arrivare a una diagnosi. Si è fra l'altro scoperto che questa malattia ha un'importante componente genetica.
Le cure a disposizione
Ma come si cura la dermatite atopica? Esiste un farmaco utile? Il primo trattamento che non deve mai mancare nella routine dei pazienti è l'idratazione con specifiche creme emollienti, capaci di creare una barriera sulla cute. "È importante restaurare la pelle con creme ricche di lipidi perché già questo migliora l'infiammazione cutanea e la qualità di vita, riducendo il prurito", ha consigliato la dottoressa Ketty Peris. "Nelle forme lievi si possono associare antinfiammatori topici (corticosteroidi o inibitori della calcineurina).
Per le forme moderate-severe un aiuto può venire dalla fototerapia (lampade con una lunghezza d’onda filtrata, UV-B a banda stretta), che ha un ruolo anti-infiammatorio; non a caso queste forme migliorano in estate con l’esposizione al sole, che ha un effetto immunosoppressivo", ha aggiunto.In caso di non risoluzione, ci sono altre tecniche da utilizzare: parliamo dei trattamenti sistemici. Ad oggi è addirittura possibile avvalersi di terapie target, come gli anticorpi monoclonali.
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