Occhio ai residui di patatine e snack fritti, l'acrilammide può provocare il cancro: cosa rivela il test

Patatine e snack fritti sono molto apprezzati dagli italiani, che ne consumano in grandi quantità. Bisogna però fare attenzione, perché in determinate circostanze possono esserci dei rischi per la nostra salute

Occhio ai residui di patatine e snack fritti, l'acrilammide può provocare il cancro: cosa rivela il test
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Le patatine, così come molti altri snack fritti e salati, sono alimenti amati da grandi e piccini. In Italia sono in tanti a consumarli, sia in occasione di un aperitivo che nell'arco della giornata, come semplice spuntino. Come sempre, la regola è quella di non esagerare mai troppo, ma in questo caso deve essere data un'ulteriore raccomandazione.

Studi recenti hanno infatti registrato un considerevole livello di acrilammide presente in questi snack, in particolare nei residui rimasti nella confezione di patatine o altri stuzzichini fritti. L'acrilammide è una sostanza spesso associata ai processi industriali, in quanto è solita formarsi durante la cottura ad alte temperature. I più interessati da questo problema sono gli alimenti amidacei come, ad esempio, quelli a base di patate.

Da tempo le maggiori autorità nel campo della salute - come l'Airc - mettono in guardia le persone, informandole della situazione. L'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ritiene che l'acrilammide sia una sostanza chimica probabilmente cancerogena per l'essere umano, mentre l'Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha consigliato di limitare il consumo di questo prodotto della cottura, pur ritenendolo di basso rischio.

Soltanto in Italia, nel corso del 2024 si sono vendute 36.000 tonnellate di patatine fritte confezionate. Si parla di un importante giro di denaro, ben 300 milioni di euro l'anno, con un significativo aumento negli ultimi otto anni. Alla luce di ciò che sappiamo sull'acrilammide non si può non provare apprensione.

A confermare una situazione non proprio rosea è stata la rivista Il Salvagente, leader nei test di laboratorio finalizzati alla tutela del consumatore. Il team dell'associazione ha messo sotto la lente d'ingrandimento 29 marchi di snack salati, dalle patatine alle tortillas, ricavandone un quadro approfondito. Dai controlli sono emerse varialibi quantità di acrilammide nei vari prodotti. In alcuni casi sono stati rilevati bassi livelli rispetto allo standard di 750 microgrammi per kg, mentre in altre il valore è salito più in alto, riuscendo quasi a raggiungere la soglia.

A preoccupare non è solo l'acrilammide, ma anche altre sostanze usate nella preparazione degli snack. Parliamo, ad esempio, dell'olio impiegato, che spesso è di palma o di cocco.

Occhi puntati anche sugli aromi e i coloranti sintetici come l'E621 (glutammato monosodico), che può causare diversi malesseri come cerfalea e pressione alta, l'E627 (guanilito disodico) in grado di provocare l'artrite gottosa, l'E631(inosinato disodico), dagli effetti simili al precedente, e infine l'E471 e l'E450i.

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