Il 24 marzo ricorre la Giornata mondiale della tubercolosi in ricordo del 24 marzo 1882, data in cui il medico e batteriologo tedesco Robert Koch scoprì l'agente eziologico alla base di questa malattia infettiva. La tubercolosi, infatti, è provocata dal Mycobacterium tuberculosis, un batterio gram positivo aerobio che, attaccando principalmente i polmoni, distrugge gli alveoli. Nonostante le cure oggi disponibili, purtroppo la patologia è una delle prime dieci cause di morte in tutto il mondo.
Ad affermarlo è il Global Tubercolosis report, un documento pubblicato annualmente dall'Organizzazione Mondiale della Sanità per descrivere la situazione epidemiologica dei Paesi aderenti. L'Italia, con meno di 10 casi per 100mila abitanti, è considerata una nazione a bassa endemia. Le diagnosi si riscontrano soprattutto fra i soggetti appartenenti alle classi sociali più disagiate. Esistono due forme:
- Polmonare: è la tipologia maggiormente diffusa;
- Extra-polmonare: i bacilli si diffondono in altri organi e tessuti, in particolare pelle, sistema linfatico, pleura, colonn vertebrale, apparato genito-urinario.
Contagio e fattori di rischio della tubercolosi
Il batterio della tubercolosi si trasmette mediante le goccioline di saliva, o droplets, emesse da un individuo in fase infettiva attraverso la tosse, gli starnuti, i baci. Poiché il germe è estremamente sensibile ai raggi solari, il contagio avviene con la permanenza, per un lungo periodo di tempo, in un luogo chiuso a stretto contatto con un malato. In rare occasioni l'infezione può passare dalla madre al figlio durante il parto.
Sebbene tutti possano contrarre il microrganismo, esistono dei fattori di rischio che facilitano la trasmissione del bacillo di Koch:
- Età avanzata o inferiore a 5 anni;
- Stato di immunodepressione;
- Malnutrizione;
- Tumori ematologici;
- Patologia renale terminale;
- Fumo di sigaretta;
- Alcolismo;
- Tossicodipendenza.
I sintomi e le complicanze della tubercolosi
Nella maggior parte dei casi le persone contagiate dal Mycobacterium tuberculosis sviluppano la cosiddetta tubercolosi latente. Ciò significa che il patogeno non dà sintomi e viene debellato con successo dal sistema immunitario. Quando è attiva invece, soprattutto nei soggetti a rischio, l'infezione si manifesta con:
- Tosse secca;
- Febbre;
- Difficoltà respiratoria;
- Dolore al torace;
- Emottisi;
- Brividi;
- Sudorazione notturna;
- Perdita di appetito;
- Stanchezza;
- Dimagrimento.
Se non curata in maniera tempestiva, la malattia può diffondersi per via ematica ad altri organi e tessuti provocando conseguenze anche gravi. Si pensi alla tubercolosi miliare, una forma infettiva disseminata in tutto il corpo che quasi sempre si rivela mortale.
Diagnosi e trattamento della tubercolosi
Il principale esame diagnostico per la tubercolosi è il cosiddetto test alla tubercolina di Mantoux. Esso consiste nell'iniezione sotto la pelle dell'avambraccio di una piccola quantità di tubercolina PPD. La comparsa entro 48-72 ore di chiazze eritematose e di gonfiori è indice di positività alla malattia. In tal caso il paziente verrà sottoposto ad altre indagini, tra cui la radiografia toracica e lo striscio e coltura di bacilli acido-resistenti (AFB) ottenuti dall'espettorato.
Il trattamento della tubercolosi si basa sulla somministrazione di antibiotici che devono essere assunti per un lungo periodo di tempo. La forma attiva della malattia viene curata con un mix di quattro farmaci: rifampicina, etambutolo, isoniazide e pirazinamide.
L'unico vaccino attualmente disponibile, il BCG (Bacillo di Calmette Guérin), ha un'efficacia massima nei confronti dei bambini residenti nelle zone endemiche, ma la sua utilità è nulla presso la popolazione adulta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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