Il cancro all'esofago è una forma di tumore particolarmente aggressiva che mediamente in Italia causa 1.900 morti all'anno, con percentuali superiori tra gli uomini in un rapporto di 3/1 rispetto alle donne.
Si tratta di una neoplasia che si origina dalle cellule dell’epitelio, vale a dire il tessuto di rivestimento dell'esofago, il canale alimentare che unisce la faringe con la bocca dello stomaco. A seconda delle zone colpite dalla proliferazione si distinguono principalmente due tipologie di tumore, ovvero il carcinoma a cellule squamose, il quale si sviluppa nella parte centrale del canale esofageo, e l'adenocarcinoma dell'esofago, che coinvolge l'area più prossima allo stomaco ed è particolarmente diffuso nel mondo occidentale, cioè negli Stati Uniti e nell'Unione Europea. Linfoma e sarcoma, invece, sono due tipologie molto più rare.
Come detto, si tratta di un tipo di tumore molto insidioso e letale, dal momento che mediamente la sopravvivenza a 5 anni è appena del 13%, e ciò a causa del fatto che la diagnosi arriva di solito quando la malattia è in uno stato molto avanzato. Ecco il motivo per cui il consiglio è sempre quello di adottare uno stile di vita corretto, evitando i principali fattori di rischio.
Stando ai dati in possesso dei ricercatori, e considerando che alla base delle ignote origini della neoplasia è probabile che vi sia un'infiammazione cronica dell'epitelio in grado di alterare il Dna delle cellule, i principali fattore di rischio del carcinoma a cellule squamose sono il fumo e il consumo di bevande alcoliche, mentre l'adenocarcinoma è associato soprattutto a obesità e reflusso esofageo.
Oltre questi principali vi sono un'altra serie di fattori da considerare: come detto il sesso, dato che gli uomini sono più vulnerabili, l'età (over 55), il tabagismo e l'assunzione di alcol, una dieta povera di frutta e verdura e ricca di carni lavorate, l'abitudine a ingerire cibi molto caldi e la diagnosi di patologie gastroesofagee (quali reflusso di bile, reflusso gastro-esofageo, acalasia esofagea) o di alterazioni precancerose nelle cellule della mucosa, con l'arrivo alla condizione del cosiddetto "Esofago di Barrett".
Come esordisce la malattia? In genere tra i primi segnali c'è la difficoltà a deglutire (disfagia), provocata dal restringimento dell'esofago, prima cibi solidi, poi semisolidi e infine addirittura liquidi e saliva. Il dolore al petto e il vomito, che possono insorgere in queste fasi, portano come conseguenza la perdita costante di peso, data la minor quantità di cibo ingerito. Nel caso in cui il tumore sia ulcerato è possibie trovare anche tracce di sangue sia nel materiale rigurgitato che nelle feci, e quindi subire i sintomi di un'anemia con conseguente stanchezza cronica. In fasi avanzate si possono iscontrare evidenti variazioni nel tono di voce e tosse persistente, a causa del coinvolgimento dei nervi delle corde vocali. Le metastasi possono estendere la malattia al fegato e ai polmoni o, anche se meno di frequente, alle ossa, al cuore, ai reni e al cervello.
In caso di sospetto tumore viene inanzitutto realizzata un'esofagoscopia, esame che si effettua inserendo l'endoscopio fino a raggiungere lo stomaco: grazie ad esso, lo specialista valuta l'interno del condotto e preleva dei campioni da inviare poi in laboratorio per effettuare un esame istologico. Talvolta il medico richiede anche una rx dell'apparato digerente con bario, sostanza che, fissandosi all'epitelio, consente di analizzare eventuali anomalie.
La fase successiva è quella della stadiazione del
tumore, effettuata tramite una Tac, una Pet o l'esame combinato Tac/Pet: l'obiettivo è quello di comprendere la diffusione del cancro anche in altri distretti per impostare poi le terapie mirate a cui sottoporre il paziente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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