Tumore alla prostata, 22 pesticidi aumentano l'incidenza: quali sono i più letali

Nello studio sono stati sottoposti ad analisi ben 295 diversi prodotti fitosanitari: 4 di essi aumentano notevolmente le possibilità di decesso

Tumore alla prostata, 22 pesticidi aumentano l'incidenza: quali sono i più letali
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Già da tempo i ricercatori di tutto il mondo stanno focalizzando la propria attenzione sugli effetti dannosi che i pesticidi sono in grado di causare nell'organismo umano: tra gli studi più recenti c'è quello condotto da un team composto da scienziati dell'American Cancer Society, i quali hanno esaminato le casistiche relative all'utilizzo di 295 diversi tipi di prodotti fitosanitari, portando alla luce dei dati allarmanti.

Sono almeno 22 gli insetticidi il cui uso prolungato pare proprio comportare una maggiore incidenza di tumore alla prostata, uno di quelli da sempre considerati più pericolosi nonché il più diffuso tra gli uomini negli Stati Uniti d'America. Si tratta di una scoperta particolarmente importante, dal momento che solo 3 dei 22 pesticidi si trovavano già nella lista nera dei prodotti in grado di incrementare il rischio di cancro alla prostata.

Incrociando i dati sul tasso di utilizzo di questi 295 prodotti fitoterapici e quello relativo all'incidenza e alla mortalità del tumore, e integrando successivamente alle informazioni emerse i risultati di alcuni test e i dati agricoli della zona presa in esame dagli scienziati, è stato possibile accertare un legame tra 22 di questi pesticidi e i casi di tumore alla prostata certificati tra gli abitanti della medesima area oggetto di studio. Nel gruppo di prodotti isolati, 4 di essi si sono rivelati ancora più pericolosi della media, a causa di un tasso di mortalità nettamente superiore.

Uno di questi, già presente nella lista, è il 2,4-D, tra i più comuni negli Stati Uniti: esso è usato fin dagli anni '40 in luoghi come "manti erbosi, prati, diritti di passaggio, siti acquatici, siti forestali e una varietà di colture di campo, frutta e verdura. Può anche essere utilizzato per regolare la crescita di piante di agrumi ed è segnalato nei campi di mais, soia, grano primaverile, nocciole, canna da zucchero e orzo".

Il nuovo studio ha individuato inoltre tre erbicidi (trifluralin, cloransulam-metile, diflufenzopir) e un insetticida (thiamethoxam) come responsabili di un chiaro aumento del tasso di mortalità per cancro alla prostata. Queste sostanze chimiche sono usate nel controllo di erbacce e parassiti in agricoltura e per la tutela di alberi da frutto, noci, ortaggi e colture di cereali, tra cui cotone ed erba medica.

I dati raccolti dai ricercatori dimostrano che i fattori ambientali, specie l'esposizione prolungata ai pesticidi, svolgono presumibilmente un ruolo di fondamentale importanza per quanto concerne la maggiore incidenza del cancro alla prostata nelle aree rurali ad alta intensità agricola.

"Questa ricerca dimostra l'importanza di studiare le esposizioni ambientali, come l'uso dei pesticidi, per spiegare potenzialmente alcune delle variazioni geografiche che osserviamo nell'incidenza e nei decessi per cancro alla prostata negli Stati Uniti", ha spiegato il dottor Simon John Christoph Soerensen, principale autore dello studio. "Basandoci su questi risultati, possiamo far progredire i nostri sforzi per individuare i fattori di rischio per il cancro alla prostata e lavorare per ridurre il numero di uomini colpiti da questa malattia".

La strada per certificare

un collegamento diretto tra i 22 pesticidi e il tumore alla prostata è lunga, ma di certo si tratta di un'ottima base di partenza per effettuare ulteriori approfondimenti circa le concentrazioni e i tempi di esposizione.

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