Nellandrone del comando carabinieri del Nucleo per la tutela del patrimonio culturale di via Anicia è in mostra il catalogo del mercato archeologico illegale: affreschi bizantini, buccheri, vasi, bronzi, fibule, urne ceratane e ex voto ancora ricoperti di terra, conservati in cassette per la frutta. Ci sono anche falsi e utensili normalmente utilizzati dai «tombaroli».
Sono soltanto alcuni dei reperti, del valore stimato di oltre 3 milioni di euro, recuperati in Italia e allestero, frutto di scavi clandestini. «Che sono in calo, 238 nel 2008, 7 nei primi mesi del 2009, un dato confortante» dice il tenente colonnello Raffaele Mancino, presenti il responsabile dell'Archeologia del Ministero per i beni e le attività culturali Stefano De Caro, i soprintendenti Angelo Bottini e Marina Sapelli Ragni.
«Se il trend venisse confermato - aggiunge lufficiale dellArma - alla fine dellanno la diminuzione potrebbe essere molto significativa». Tra le cause possibili, fa notare ancora Mancino, assieme allintensificazione dei controlli, la minore domanda del mercato dovuta anche alleffetto virtuoso della campagna di recupero lanciata in questi anni dallItalia e dagli accordi siglati con musei e paesi stranieri.
L'operazione più grossa, che ha portato al recupero di 250 reperti scavati in Etruria meridionale, Campania, Puglia e Calabria, si è conclusa il 7 maggio scorso. Fra gli oggetti un vaso falisco di Capodimonte (lago di Bolsena), una coppa tipo Siana e una serie di statuette simili a quelle asportate nel 1996 da un deposito votivo del santuario di via Scrimbia a Vibo Valentia. Cosa che ha indotto i carabinieri a proseguire le indagini e a scoprire un altro furto. Questa volta i ladri avevano scavato una galleria sotterranea completa di binari con tanto di carrellino da minatori.
Tutti gli oggetti sono stati restituiti da due antiquari svizzeri di origine libanese già indagati nel 2000 allepoca delle inchieste sul trafficante Giacomo Medici. Vennero individuati nel corso di una perquisizione nei magazzini del porto franco di Ginevra. Anche se il procedimento nei loro confronti è caduto in prescrizione, hanno preferito fare un bel gesto, in linea con la nuova filosofia.
Risponde alla stessa logica anche il recupero della bellissima anfora attica a figure nere della collezione Casuccini rubata dai depositi del museo Salinas di Palermo. L'opera era stata immessa sul mercato antiquario francese e comprata da un collezionista svizzero che, una volta scoperta la provenienza, non potendo più venderla, lha restituita allItalia.
Ha avuto un respiro internazionale anche loperazione «Grotta delle Formelle» che ha portato al rientro dalla Grecia di due affreschi bizantini strappati nell82 dalla parete rocciosa della chiesa rupestre di Cales, uno dei siti più depredati dItalia, dopo Cassino. Che ben conosce De Caro, ex soprintendente di Caserta. Grazie alla documentazione fotografica dellautorità giudiziaria di Atene, che indagava su trafficanti internazionali, è stato possibile riaverli.
Lultima operazione denominata «Iside», collegata ad abusi edilizi nellarea Tiburtina e Nomentana, ha portato al ritrovamento di unepigrafe sepolcrale romana e di una testina egizia in granito grigio di età tolemaica del IV secolo avanti Cristo proveniente dalla frazione Casali del territorio di Mentana dove sono stati trovate le rovine dellantica Nomentum. Questultimo reperto - fa notare Marina Sapelli Ragni - ha un valore enorme e attesta che quella zona dellantica Roma era legata a culti egizi».
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