«La notte della vigilia non chiusi occhio. Alla partenza della maratona mi successe un fatto incredibile, venni tradito dall'emotività e non riuscii a resistere allo stimolo della minzione... però decisi di non ritirarmi per dignità. Quando vidi Abebe Bikila correre scalzo, in cuor mio pensai: uno di meno. Dopo venti chilometri mi sorpassò come una saetta: alla fine ci fregò tutti». Silvio ("Sisso") De Florentis ai giochi olimpici di Roma nel 1960 aveva 25 anni, il titolo di campione italiano nei 20 chilometri in tasca insieme al primato dell'ora. Sisso era un mito dell'epoca.
Come Luciana Lagorara, classe 1936, sestrese, seconda ai campionati italiani di ginnastica a squadra nel 1955: alle olimpiadi di Melbourne si classificò settima. «Arrivammo in Australia dopo tre giorni di viaggio e 45 ore di volo. Nel villaggio olimpico maschi e femmine dovevano mangiare in tavoli separati e sedere su posti ben lontani sugli autobus. A guardia delle foresterie dove noi ragazze eravamo alloggiate c'erano delle sentinelle armate, per difenderci dalle incursioni notturne dei maschi».
Sisso e Luciana sono solo due dei 53 atleti liguri che sabato mattina al Teatro della gioventù (ore 9.30) verranno premiati con una pergamena e una medaglia d'oro dal Coni per aver partecipato (non necessariamente vinto
) alle sette edizioni dei giochi olimpici dal 1936 al 1960.
Insieme a loro (tra i premiati merita una citazione il marciatore Abdon Pamich) - evento dentro l'evento - saliranno sul palco anche dirigenti, tecnici e società sportive che hanno conseguito risultati agonistici in campo mondiale nel 2004. Tra di loro Marco Bollesan, insignito della "palma d'oro" per la sua attività di tecnico della palla ovale.
«Questa iniziativa - racconta Luciano Cucchia, presidente del comitato regionale Coni - è nata come una premiazione e c'è cresciuta di giorno in giorno tra le mani. Ritrovare facce e storie che acquistavano peso di volta in volta ci ha provocato veramante la pelle d'oca. Le gesta di questi atleti sono un esempio per i giovani».
Non tutti i «veterani» liguri (ciclisti, ginnasti, lottatori, velisti, pallanuotisti) tra due giorni potranno rispondere presente all'appello lanciato dal Coni: qualcuno per distanza geografica, qualcun altro per gli acciacchi dell'età, come il settantaquattrenne Giacomo "Mino" Bozzano, campione italiano di pugilato e bronzo a Melbourne 1956, vittima in passato di una brutale aggressione. Ma c'è già chi pensa di ripetere in futuro «l'operazione nostalgia», magari a cadenza biennale, per riportare alla luce altre storie di vita, prima ancora che di sport.
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