RomaProve tecniche di riapproccio, magari per unintesa strategica futura. Per ora, stando alle parole dellospite un tempo fisso, «è stata una bella rimpatriata». Daltronde, neppure il padrone di casa si aspettava di siglare chissà quale patto, dopo un anno e mezzo di lontananza, fisica e politica. Ecco perché il vertice a Palazzo Chigi tra Silvio Berlusconi e Pier Ferdinando Casini, allargato a Gianni Letta e Lorenzo Cesa, non poteva che essere interlocutorio. Non a caso il leader centrista - corteggiato pure dal Pd - non si compone sulla partita Regionali, a cui vengono dedicati, assicura, solo 5 minuti nellora e mezza di colloquio.
Insomma, è un giro di tavolo ad ampio raggio - incentrato «sui problemi reali del Paese» - quello per cui i due ex alleati siedono di nuovo uno di fronte allaltro. Pronti a discutere di crisi economica e riforma della giustizia, ma anche di politica internazionale e delleventuale candidatura di Massimo DAlema a ministro degli Esteri Ue. Un capitolo, questultimo, su cui Casini batte molto, riconoscendo intanto limpegno messo in campo dal governo: «Sarebbe una scelta presa nellinteresse nazionale, un gesto molto apprezzato».
Dialogo con il Pd a parte - perché questo sarebbe lapprodo finale delloperazione - faccia a faccia «cordiale», con «segnali positivi», commentano da ambo le parti, senza lonere di accordo da siglare nellimmediato. Una mancata pretesa, da parte del premier, interessato in ogni caso a smuovere il quadro politico, per cui Casini gli rende merito: «Sono grato a Silvio per non aver posto questioni che avrebbero ricevuto da parte nostra una risposta negativa». Sulla giustizia, ma non solo. Tanto da aggiungere: «Magari Berlusconi avrebbe piacere a unalleanza allargata, ma è un uomo concreto e sa benissimo che non ci sarebbero state le condizioni». Come dire, lUdc conferma che andrà per la sua strada alle elezioni di marzo. Quindi, «correremo da soli», incalza il segretario del partito, pronto però a tenere aperto uno spiraglio: «In questo periodo abbiamo in corso le assemblee provinciali e regionali. Se ci saranno delle eccezioni» a questa linea, in vista delle Regionali, «le valuteremo con i dirigenti locali».
«Aggiornamenti». Che si avranno pure tra i due leader, con lauspicio magari di poter avviare, in una fase successiva, un percorso a tratti comune. A cominciare dal versante giustizia, questione su cui si è discusso molto, ieri pomeriggio. «Siamo al tavolo delle riforme affinché si chiuda una stagione di contrapposizione, tra il potere esecutivo e quello giudiziario», premette Casini, durante la conferenza stampa improvvisata a Montecitorio, convocata per «evitare il gossip». Così, ben venga il dialogo in Parlamento, «alla luce del sole».
Nessun diniego preventivo, dunque, viene posto dallUdc per una riforma complessiva della giustizia. E pur ribadendo il no a un eventuale disegno di legge per salvare solo Berlusconi dai processi, Casini ricorda lastensione dellUdc sul lodo Alfano, allo scopo di «favorire il superamento delle contrapposizioni». Poi assicura: lavoriamo per «svelenire il clima», ma serve «ragionevolezza». E se «la maggioranza non può pensare di fare da sola, lopposizione non si può trincerare in un Aventino di no».
Si è aperto uno spiraglio, quindi, non certo un portone. «Io non sono un uomo di risentimenti ma di sentimenti», sottolinea più volte lex presidente della Camera, che ci tiene a ricordare: «Tra me e Berlusconi non cè mai stato un problema personale, ma ci sono problemi politici di cui abbiamo parlato». Così, arriva la richiesta di «risorse adeguate» in Finanziaria per le Forze dellordine, oltre al rilancio del «quoziente familiare», visto che «non esistono solo le imprese».
Il Cavaliere prende appunti. E non si scompone. Prende atto del clima positivo emerso dallincontro e sonda il terreno con i centristi. Sempre più convinto di dover trovare sponde amiche fuori dalla maggioranza (vedi i malumori con Fini, e in parte con Bossi, più o meno celati in pubblico).
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