Berlusconi e le sue cene: "Nessun atto blasfemo, bugie delle pornotoghe"

Lo sfogo del premier sul nuovo libro di Vespa: "Non ho mai mancato di rispetto ai cattolici con la mia condotta, su di me solo calunni di porno giornalisti e pornomagistrati"

Berlusconi e le sue cene: 
"Nessun atto blasfemo, 
bugie delle pornotoghe"

Milano - Silvio Berlusconi respinge senza incertezze le accuse sulle cene ad Arcore. E l'occasione per far sapere la sua verità gliela dà il nuovo libro di Bruno Vespa "Questo Amore" edito da Rai Eri-Mondadori e in uscita alla fine del mese. Il premier, cui è dedicato un intero capitolo, affronta l'argomento in una conversazione con Vespa. "Converrà, presidente, - dice il conduttore di Porta a Porta - che la rappresentazione data al pubblico delle sue serate abbia creato malessere in tanta gente, soprattutto di orientamento cattolico". Risposta del Cavaliere: "Mi dispiace davvero che le versioni fornite dai giornali di alcune cene svoltesi in casa mia abbiano potuto turbare i sentimenti di qualcuno. Ma io, cattolico, ho avuto sempre un profondo rispetto per la religione e per la sensibilità di chi la pratica". "Vivere la religiosità per me non significa solo avere una chiesa nella casa di Arcore, in cui si sono celebrati matrimoni, funerali e battesimi di miei congiunti, nè sentirsi al sicuro per le preghiere di otto zie suore di Maria Consolatrice", aggiunge. "Le mie radici si saldano in quei valori cristiani e quindi umani con i quali sono cresciuto in famiglia - spiega - e nell’ambiente ecclesiale della scuola salesiana, e che poi ho trasmesso ai miei figli. Valori preziosi che non sono per me negoziabili. Figuriamoci, dunque, se posso permettere che in casa mia si compiano atti blasfemi".

Quanto agli approcci saffici "di cui si è favoleggiato" anche qui il cavaliere tira dritto e risponde: "Chi ha raccontato cose di questo genere deve aver avuto qualche buon motivo, non certo commendevole, per inventarsele. Ci sono decine e decine di miei ospiti che possono testimoniare la correttezza e l’eleganza dei comportamenti di tutti i miei invitati. Mi dispiace, ma non c è nulla, assolutamente nulla di quel che ho fatto che non rifarei. Devono scusarsi i pornogiornalisti e i pornomagistrati che mi hanno ricoperto di calunnie".

Poi Vespa chiede a Berlusconi di rispondere sulle polemiche suscitate nel mondo cattolico dalle cene a casa sua con ospiti del gentil sesso. Il premier non ha dubbi sulla sua condotta: "Non c è mai stato in modo assoluto alcun atteggiamento che potesse offendere chicchessia e tantomeno la nostra religione, e certamente mai nessuno si è travestito da suora o vi sono stati accadimenti sacrileghi". E sia chiaro che "quando qualcuna delle mie ospiti diceva: dopo cena facciamo un po di bunga-bunga si riferiva a fare quattro salti. A cui io, peraltro, non partecipavo a causa di un antico e sempre rispettato fioretto".

"Un fioretto?" chiede Vespa. Berlusconi:"Uno dei miei tre fioretti. Non fumo da quando riuscii a salvare la mia prima avventura imprenditoriale da una fine non gloriosa. Non gioco da quando mi esposi al rischio di una pessima figura pretendendo, da dilettante, di potermi confrontare con un professionista delle tre carte . Non ballo da quando ne feci promessa se una mia amica, che rischiava di morire, si fosse salvata". Da ultimo Vespa chiede: "Non ha dato il suo numero privato di cellulare a troppe ammiratrici?". Berlusconi:"Ma io non ho un cellulare.

Proprio così: tutte le chiamate passano attraverso la mia segreteria. Una volta avevo anch’io un cellulare, ma non l’ho più potuto tenere da quando constatai di essere non controllato, ma ipercontrollato. Le pare un paese civile e libero questo?".

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