Berlusconi: "Con il federalismo meno tasse"

Il presidente del Consiglio: "L’Ici cancellata per sempre. Per il governo è un momento di consenso generale, quasi imbarazzante". La riforma federale: stop ai cattivi amministratori, ineleggibile chi finisce in rosso

Berlusconi: "Con il federalismo meno tasse"

Roma - Sarà che i bagni di folla lo gasano. Sarà che è giunto ieri sera a fianco del Colosseo con i conti in positivo, «quasi imbarazzanti», visto che il suo consenso personale - come ha rilevato - è oggi al 67,1%, con quello del governo al 62%. Sarà anche che «l’importante mattone» del federalismo, era stato piazzato giusto in mattinata, ma Silvio Berlusconi si è presentato ieri sera ad Atreju, la festa dei giovani di An, più che pimpante.
Liti nella maggioranza? Ma quando mai. Premier a tratti «irato»? Sciocchezze: «qualcosa mi può dispiacere, mi posso arrabbiare un po’... mai irare!». Scherza col pubblico, racconta barzellette, se la prende con una «zanzara comunista» su cui la sua mano («filosofia liberale» puntualizza) a breve ha la meglio. Si augura che la vita media degli italiani possa durare tra breve fino a 120 anni, visto che sta investendo proprio in questa direzione, ma soprattutto esorta i ragazzi che lo ascoltano «ad essere ambiziosi», a «scoprire l’imprenditore che c’è in loro» senza accontentarsi e guardando l’Italia «dal di fuori» per rendersi conto com’è e come dovrebbe essere.

Del resto - spiega pacato ma deciso - l’Italia è in una situazione non piacevole da cui bisogna uscire: «Subiamo ciò che abbiamo ereditato - dice sulla crescita zero che si va registrando -. Le politiche del consenso dei governi dall’80 al ’92 ci hanno portato a un debito moltiplicato per otto e oggi nel mondo siamo terzi, dopo Usa e Giappone». Di qui la necessità di rivedere le cose, con la speranza di non dover fare i conti con un innalzamento degli interessi di Bot e Cct, visto il perdurare della crisi. Spendere meno, insomma: con la riforma federale, in primo luogo: «Servirà - assicura - a cambiare la struttura del Paese e a rendere più controllabili le spese dello Stato da parte dei cittadini. Ridurre le spese - tiene a puntualizzare Berlusconi - per ridurre poi le imposte».

E nella riduzione di spesa, il premier infila anche la revisione degli organici nella scuola, sulla cui riforma annuncia non solo il maestro unico - accompagnato però da docenti di lingua straniera e ginnastica - il voto in condotta e la divisa unica («simbolo di eguaglianza»), ma anche l’intensificarsi del tempo pieno. Ciò non toglie che va ridotto comunque il numero degli insegnanti: nonostante la denatalità, le spese per il comparto sono aumentate in maniera vertiginosa, osserva. Occorrono tagli. Diversamente non si può reggere la concorrenza del resto della Ue e del mondo. Unione europea, cui dedica un piccolo ma significativo commento, annunciando che sarà varata una nuova legge elettorale «per difendere i nostri interessi» tra i 27.

Complici i chiarimenti e le domande, Berlusconi è un fiume in piena: assicura che l’Alitalia su cui la sinistra ironizzava, è in mani sicure e non sarà possibile scalarla da parte di investitori esteri. Rileva come, nonostante le critiche, la legge Biagi sta ottenendo quanto ci si era prefisso, e che se in Spagna ormai il 33% dei contratti è flessibile, da noi si è al 12% con un 49 e passa per cento di precari che entro 18 mesi passano al contratto indeterminato. Certo, di lavoro ce n’è ancora tanto da fare. Ma «mattone dopo mattone» questo governo procede «e in maniera assolutamente armonica». Pure sulla riforma della giustizia dove occorre un «giudice terzo» rispetto agli avvocati di accusa e difesa. L’armonia regna sovrana nella coalizione, perché - e qui il presidente del Consiglio non rinuncia a una stilettata - «chi era fonte di contrasto nella nostra coalizione, ora non è più con noi...».

Non manca, naturalmente, il capitolo esteri nella relazione di Berlusconi ai giovani di An: spiega che il suo atteggiamento morbido con la Russia per la crisi georgiana era dovuto non solo ai rischi per le forniture energetiche, ma anche al rischio di una nuova guerra fredda.

Quanto al protocollo d’intesa con Gheddafi, Berlusconi annuncia che gli sfollati dalla Libia potranno finalmente farvi ritorno («È previsto nel trattato») e di aver fatto presente al colonnello, che Italo Balbo là «fece cose egregie». «Gheddafi però - ha reso noto - ha replicato che Balbo fece opere pubbliche e caserme per i colonizzatori. E dunque non bastava». Il Tibet, infine. E Berlusconi: «Ne parlerò a Pechino».

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