Bersani appoggia Prodi: "Partito più federale" Ma il Pd non ci sta: "No a una Lega di sinistra"

Il Pd si confronta con la ricetta iperfederalista del Professore. Bersani è possibilista: "Cambiare il Pd rafforzandolo in chiave federale". Dai sindaci ai governatori: tutti i numeri del crollo

Bersani appoggia Prodi: "Partito più federale" 
Ma il Pd non ci sta: "No a una Lega di sinistra"

Roma - Un partito federale che sia il risultato di venti partiti regionali. Questa la proposta dell’ex presidente del Consiglio e leader dell’Ulivo Romano Prodi al fine di ripensare il Partito democratico. Una ricetta che ricalca una vecchia proposta di Prodi: "di fronte all’irreversibile crisi della Democrazia cristiana, proposi di costruire il partito su base regionale ma con un forte patto federativo nazionale". La Dc non fece in tempo a rinnovarsi, perché "gli avvenimenti presero la mano prima ancora che il dibattito potesse essere nemmeno iniziato. E forse non sarebbe comunque iniziato". Ma la proposta non è affatto piaciuta ai democratici.

Lo strappo del Professore Comincia in salita la settimana per il Pd, turbato più che dalla rotta iperfederalista dell’ex premier Romano Prodi dalla perdita dell’ultima roccaforte rossa in Lombardia, Mantova, e di Pomigliano d’Arco, luogo simbolo per quello che Pier Luigi Bersani vorrebbe come il partito del lavoro. Ma il segretario del Pd non si scoraggia e considera l’esito del voto comunale come un "pareggio" con Matera, strappata al centrodestra, e Macerata. "Ora dobbiamo accelerare", è la linea di Bersani che domani riunisce i segretari regionali per uno sprint sul radicamento.

L'apertura di Bersani Secondo Bersani, serve un progetto per l’Italia e un Pd più forte anche in chiave federale. "Il Paese ha davanti a sé dei problemi seri da affrontare - ha detto il segretario Pd - serve un progetto per l’Italia" e una "road map per cambiare il Pd rafforzandolo anche in chiave federale". Per farlo le proposte discusse oggi nella riunione sono state: rafforzare il ruolo dei circoli territoriali, stabilire l’incompatibilità tra ruoli di partito e ruoli istituzionali, pretendere dagli iscritti comportamenti sobri ed eticamente coerenti con l’adesione a un partito come il Pd, regole comuni a tutti i territori nei passaggi fondamentali dell’organizzazione del partito, ad esempio nei congressi locali.

Il dibattito interno al Pd In un momento di tensioni interne, che vivranno un nuovo round sabato in direzione, stupisce che i critici interni non prendano al balzo le critiche del Professore per attaccare il vertice. Ed, invece, se Bersani accoglie con toni diplomatici la sferzata dell’ex premier, big di Area Democratica non risparmiano bordate. Come, ad esempio, Beppe Fioroni che stronca il "modello Lega di sinistra" disegnato da Prodi che forse fa questa proposta spinto "dal rimpianto e dal rancore, che insieme hanno effetti devastanti". I 20 segretari regionali, "incoronati" da Prodi come i possibili veri leader del Pd federalista, si dividono tra gli entusiasti, come il segretario dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini e chi, pur chiedendo più spazio ai territori, non condivide l’idea di un partito senza un vero leader nazionale. "E' certo tempo - afferma il segretario campano Enzo Amendola - di approdare a uno statuto federale più moderno ma mi lascia un pò perplesso il fatto che siano venti persone a decidere la guida del partito". Ma soprattutto, è il rilievo di big locali come di esponenti nazionali, più che di organismi e di leader "sarebbe opportuno - osserva il segretario pugliese Sergio Blasi - parlare di più dei problemi reali del Paese, proponendo idee e soluzioni".

Il progetto di Bersani Un partito federale ma non di campanili è il progetto al quale lavora Bersani che venerdì scorso ha incontrato, a Parma, il sindaco di Torino Sergio Chiamparino e, a quanto si apprende, i due si dovrebbero rivedere nei prossimi giorni a Roma. Dopo le tensioni congressuali, i rapporti tra i due sarebbero migliorati ed il leader democratico vorrebbe coinvolgere il sindaco di Torino, federalista della prima ora, in un ruolo nazionale. Ed è proprio per capire come accentuare la presenza del Pd che, prima dei big nazionali, domani mattina Bersani riunisce i segretari regionali. "Non è vero che non si voterà più per tre anni, l’anno prossimo si vota in città come Milano, Napoli, Bologna ed è lì che si misurerà la capacità del Pd di essere un partito popolare", è l’orizzonte al quale Bersani guarda per misurare la sua leadership e per spronare a costruire.

Marini: "E' una follia" "Rimettere oggi in discussione il meccanismo di elezione del segretario è una follia". Franco Marini boccia senza mezzi termini la proposta di Romano Prodi e assicura che "la crisi del Pd non c’è".

L’ex presidente del Senato ricorda di essere da sempre critico nei confronti delle lunghe discussioni sull’organizzazione: "Ho sempre detto che era un non senso il discorso sui contenitori e a furia di parlarne abbiamo messo in piedi un’assemblea di 3mila persone che non ha mai deciso niente. Basta con le discussioni sui contenitori".

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