Bianchini riconosciuto da due donne Almeno per un caso avrebbe un alibi

Botta e risposta, anche ieri. Doveva essere una giornata tranquilla, della quiete dopo la tempesta dell’interrogatorio di lunedì, e invece i colpi di scena si sono sprecati. La prima notizia è trapelata intorno all’ora di pranzo: altre due donne avrebbero riconosciuto Luca Bianchini, il presunto stupratore seriale, grazie alle sue fotografie pubblicate sui giornali. Non si tratta di due soggetti qualunque o di possibili mitomani, ma di vittime di tentativi di stupro, che in entrambi i casi avrebbero reagito urlando, mettendo in fuga il loro aggressore. In seguito, in qualità di testimoni, avrebbero contribuito a stilare l’identikit di Bianchini. Che comunque, al momento, rimane accusato solo dei tre episodi per cui è presente la compatibilità del Dna.
Mentre sempre più numerose le nubi del sospetto si addossavano sul sospettato, è arrivato il suo legale a mettere la pulce nell’orecchio, a sparigliare le carte: Luca Bianchini potrebbe avere un alibi. Al momento di almeno uno degli episodi che l’accusa gli contesta poteva non essere solo, ma in presenza di altre persone in grado di confermare questa versione. Sia chiaro, Giorgio Olmi non lo dice direttamente, «perché - spiega - prima occorre aspettare che ogni eventuale teste faccia la sua deposizione, ma a quel punto indirei una conferenza stampa per rendere ufficiale la cosa». Il legale, inoltre, ha anticipato che non parlerà più per tutta la settimana, in quanto sarà impegnato a raccogliere indizi utili a scagionare il suo assistito. «In carcere - afferma - Bianchini non ha agende con sé che gli permettano di ricostruire i suoi movimenti. Dunque sarò io a visitare i luoghi e a incontrare la gente che frequentava, per ricostruire dove si trovava al momento dei reati che gli sono contestati».
Il legale, poi, ha fatto presente di non gradire l’atteggiamento della questura, «che continua imperterrita a mostrare cose che in nessuna maniera sono pertinenti con questo caso, come dvd che chiunque può acquistare in edicola. Ed è indecente che venga propagandato il messaggio che chi crede nella magia possa essere un delinquente o un pazzo. Bisogna smetterla con questo linciaggio». L’appello di Olmi, a quanto pare, anche ieri è caduto nel vuoto: è trapelata la notizia che sul cellulare del suo cliente ci sarebbe un video in cui, con l’immagine fissa su un pavimento, lui ripete le parole «Amore, amore». E per aggiungere altra carne al fuoco, è saltato fuori un altro «vizietto» del violentatore con il mephisto, quello di portarsi via le mutandine delle donne aggredite. Mutandine che, è bene precisarlo, non sono mai state ritrovate nell’appartamento di Bianchini, così come il famigerato passamontagna nero, immancabile presenza in ogni azione.
Altri spunti sono arrivati dall’ordinanza con cui il gip Riccardo Amoroso ha disposto la convalida dell’arresto del sospettato. «Ove non fermato nell’immediatezza - scrive il giudice per le indagini preliminari - si sarebbe reso irreperibile». Cioè sarebbe scappato chissà dove e, peggio, avrebbe potuto commettere altri «delitti della stessa specie».

A suo carico, inoltre, esisterebbero gravi indizi di colpevolezza, che sono ormai quelli ben noti: le tracce del Dna, «identiche e non compatibili», come sottolinea lo stesso Amoroso, la targa di un’auto prelevata da una testimone durante una tentata aggressione risalente al 2005 e il materiale rinvenuto all’interno della sua abitazione. Ieri infine gli investigatori hanno ascoltato per molte ore la fidanzata di Bianchini che, sotto shock, ha confermato di non essersi mai accorta di nulla.

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