La bibliotecaria della Bocconi sparita nel nulla alla stazione

La bibliotecaria della Bocconi sparita nel nulla alla stazione

In stazione c'era arrivata in macchina con il marito con il quale aveva una villetta a Pilzone, sul lago d'Iseo. Wanda voleva tornarsene a casa, a Milano. Luigi doveva sistemare alcune pratiche con la società del gas. Erano le 15, mancavano una manciata di minuti alla partenza del treno. Marito e moglie si salutarono. Non si rividero più.
Da 6 mesi la donna - esule istriana con una giovinezza difficile alle spalle - era in pensione dopo aver lavorato come bibliotecaria alla segreteria dell'istituto di diritto comparato dell'università Bocconi. Con Luigi era stato amore vero. Lui - bresciano, studente bocconiano pendolare - a 24 anni aveva già dato 18 esami su 26, ma non amava quegli studi. Così, quando s'innamorò di una donna di 12 anni più grande di lui e decise di sposarla, il padre gli tagliò i viveri e lui cominciò a lavorare. Il servizio militare come ufficiale negli alpini. Poi insegnante, impiegato, infine organizzatore aziendale di successo alla Dalmine per 25 anni. «Ho dovuto conquistarla mia moglie, sa? Anche lei era perplessa sul nostro matrimonio: all'epoca, con la differenza di età che ci separava, era una sorta di scandalo...Ma di quei 31 anni di matrimonio non rimpiango un solo giorno» racconta con gli occhi lucidi. Dopo 5 anni dalle nozze nasce Luisa. Che ha appena 26 anni e si è sposata da soli 6 mesi quando la madre sparisce.
«Quel giorno mio padre, convinto che fosse già a Milano, cominciò a chiamarla al telefono, ma lei non rispondeva. Passarono le ore, mi chiamò. Andai così io nell'appartamento dei miei, ma di mamma nessuna traccia. Allora papà si precipitò a Brescia, in stazione. E lì scoprimmo che, nel pomeriggio, una ragazza aveva segnalato nella saletta d' attesa, un gabbiotto trasparente vicino al secondo binario, la borsa-bauletto di mia madre. Era chiusa, ma non c'era il portafoglio, che ci arrivò a casa, insieme ai documenti, tempo dopo: qualcuno l'aveva imbucato nella buca delle lettere fuori dalla stazione il giorno stesso della scomparsa di mia madre».
E Wanda? «Tanti avvistamenti, mai nulla di reale» spiegano gli Scagliori. Sottoposti a estenuanti interrogatori dai carabinieri bresciani. «Mi dissero subito che ero io l'indiziato numero uno - racconta Luigi -. Poi quando capirono che non avevo grilli per la testa, si arresero. Purtroppo si arenarono anche le ricerche di Wanda: era adulta. Traumatizzata dopo una rapina? Ma qualcuno l'avrebbe pur notata da qualche parte! Traffico d'organi? L'età di mia moglie non era tra le più papabili. “Scomparsa volontaria“ mi liquidarono dopo qualche mese i militari. Solo un poliziotto mi confidò che proprio nell'atrio della stazione di Brescia erano in corso delle indagini perché, all'epoca, era uno dei più grossi centri di smistamento del commercio di armi clandestine d'Europa. Wanda sapeva sei lingue. “Se sua moglie, per caso ha sentito qualcosa di compromettente e c'è chi se n'è accorto, potrebbero averla fatta sparire“».
Dopo aver spedito a oltre 4mila indirizzi di presidi ospedalieri, case di cura e cliniche, altrettanti volantini con la foto e i dati di Wanda, Luisa e Luigi ne distribuirono altri 6mila attraverso i postini bresciani, mentre 250 foto a colori arrivarono in tutte le sedi Caritas d'Italia, altre 1200 ad associazioni di volontariato e una ventina ai posti di frontiera.
Dopo 40 articoli su quotidiani e riviste e una ventina di passaggi televisivi, arrivarono segnalazioni di medium e sensitivi. «La vedevano sempre vicino all'acqua, come se fosse annegata.

Addirittura indicarono un cadavere in un precisa fiume. E il cadavere c'era davvero. Ma non era quello di mia madre - ricorda Luisa. Una sensitiva parlò di una “morte improvvisa e inspiegabile“. Io? L'ho vista a lungo in sogno. L'aspetto ancora».

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