Bimba morta, madre e convivente si scambiano accuse di omicidio

La hostess: «Ero in bagno, la piccola era con lui». L’uomo: «Stava già male»

Nadia Muratore

da Vercelli

Una storia di morte e reciproche accuse. Quello che si sa è che una bambina è morta. Aveva 22 mesi. La madre è accusata di omicidio volontario. Si chiama Elena Romani. È una hostess e ha 31 anni. Giura: «Non sono stata io». E fa cadere i sospetti su l’uomo che vive con lei, un buttafuori di una discoteca dei dintorni. «Io rispondo solo per me stessa», ha detto la ragazza in Procura. «Ero in bagno a lavare le lenzuola e lui era con mia figlia». Non lo chiama assassino, ma quasi. Antonio Cangialosi, il compagno di Elena, anche lui accusato per lo stesso delitto, replica: «Non è vero, quando me l’ha affidata la piccola Matilda aveva già dei problemi».
È una storia di disperazione. Elena, la madre, ha alle spalle un matrimonio fallito. L’ex marito aveva problemi con la droga. Antonio, il buttafuori, ha perso la moglie: è stata uccisa da un amante geloso e il suo corpo è rimasto chiuso in una cassapanca per più di un mese. È stato lui è ritrovarlo. Tutti e due, ora, sono accusati d’infanticidio. Entrambi si trovavano a casa, nel piccolo comune di Roasio, quando Matilda è morta, nel pomeriggio dello scorso 2 giugno. La coppia aveva chiamato il 118 e in un primo momento il medico legale aveva parlato di decesso naturale: un arresto cardiocircolatorio legato, sembrava, a un problema di coagulazione del sangue. La procura di Vercelli aveva disposto l’autopsia e i risultati dell’esame, che sono stati secretati, parlano di un forte trauma addominale che avrebbe spappolato il fegato e i reni della piccola.
La coppia ieri è tornata in Procura accompagnata dai propri avvocati: Roberto Scheda per Elena Romani, hostess di 31 anni residente a Legnano, e Sandro Delmastro delle Vedove, onorevole di Alleanza nazionale, per Antonio Cangialosi, 35 anni, ex buttafuori di discoteca. «Non vogliamo diventare un’altra Cogne», ripetono in coro gli abitanti di Roasio. Ma sono pochi a voler parlare: del resto Elena Romani, che si era trasferita da poco in frazione Curavecchia, dove abita il suo compagno, non è molto conosciuta in paese.
La famiglia dell’ex marito assolve Elena, ma vuole la verità. «Non pensiamo che Elena sia responsabile nella maniera più assoluta. E anche se fosse così non potremmo mai crederci», ha sottolineato Riccardo Bordin, zio paterno della piccola.

Titolare di un’impresa di pompe funebri a Busto Arsizio, è il fratello del padre della piccola vittima. «Non sapevamo - spiega lo zio - che Elena avesse un compagno e che la bimba fosse a Roasio. Lo abbiamo saputo dopo che lei ci ha chiamato».

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