Bimbi a pane e acqua, il sindaco: sono le regole

I genitori non pagano la retta della mensa facendo un buco di 150mila euro. E nella materna Piaget di Montecchio Maggiore (Vicenza) i bimbi vengono messi a stecchetto. Il sindaco si difende. Ma scoppia il caso

Bimbi a pane e acqua, il sindaco: sono le regole

Vicenza - Pane, amor e rette: del primo c’è abbondanza, del secondo per alcuni solo qualche briciola, delle terze non vi è traccia. Scoppia in questo strano triangolo il caso della scuola elementare Manzoni e della materna Piaget di Montecchio Maggiore dove ieri a otto bambini, sei stranieri e due italiani, le cui famiglie non hanno pagato il servizio mensa, invece della pastasciutta sono stati serviti panini imbottiti.

Scoppia la bufera I bambini a pane e acqua, come li hanno chiamati - ma l’acqua è la stessa bevanda servita con la pasta - sono così finiti in prima pagina in una bufera che, secondo il sindaco leghista di Montecchio Maggiore Milena Cecchetto, che guida una giunta Carroccio-Pdl, sa molto di battaglia elettorale e di burocrazia esasperata, ma non certo di sgarbo ai minori. La questione è in fondo semplice: la controversia va avanti da mesi, da quando la nuova giunta scopre che ammontano a 150mila euro le rette arretrate, in qualche caso fin dal 2002, di qualche decina di famiglie italiane e straniere per la mensa scolastica. "Non avevano mai neppure iscritto i loro figli al servizio di refezione", puntualizza l’assessore all’istruzione e ai Servizi Sociali, Barbara Venturi.

La scadenza del versamento Il Comune allora fa affiggere manifesti in varie lingue all’interno delle scuole con la scadenza per il versamento: entro il 15 marzo. L’ultimatum viene comunicato anche con una raccomandata a mano consegnata dai vigili urbani. Risultato: la stramaggioranza dei 261 insolventi che ancora restavano a febbraio pagano, tranne alcune famiglie. L’amministrazione così chiude le cucine per quel piccolo gruppo di pargoli i cui genitori non hanno versato il dovuto senza avvisare nè chiedere sostegno. Da qui la tensione: "Trovo dispregiativo dare solo un pezzo di pane - commenta la preside Anna Maria Lucantoni -. Se lo avessimo immaginato avremmo fatto una raccolta di fondi". "Non è giusto non pagare le rette - ribatte Venturi - per rispetto di chi ha problemi economici e le versa".

La solidarietà I bambini quasi a digiuno una prima diretta solidarietà l’hanno ottenuta degli stessi compagni di classe che hanno diviso il pasto con loro: pasta alla zucca, hamburger, insalata e frutta. E se l’ex sindaco ora all’opposizione Maurizio Scalabrin definisce "semplicemente volgare" la gestione comunale della vicenda, l’attuale primo cittadino Cecchetto replica che "le regole sono regole per tutti e vanno rispettate. Il mondo non deve essere dei furbi. A queste famiglie non abbiamo chiesto di pagare il debito, ma semplicemente di riconsegnare compilato il modulo di iscrizione alla mensa, soprattutto per un problema organizzativo".

La replica del sindaco Il primo cittadino precisa che le famiglie erano state avvisate in anticipo della "riduzione del pasto" in caso di mancata consegna del modulo e che ne erano al corrente anche la preside e le maestre della scuola. "Bastava che ci rispondessero sì o no, il recupero del saldo è un passo successivo. Se i genitori di questi bambini non fanno i 'furbi' ma sono davvero indigenti il Comune se ne farà carico - assicura Cecchetto - A Montecchio aiutiamo già 80 famiglie in difficoltà pagando per loro la retta, per un totale di 32 mila euro all’anno". L’amministrazione comunale e la scuola mantengono il riserbo sui nomi delle famiglie coinvolte ma non possono evitare la tempesta di reazioni che la vicenda scatena in Italia tanto da costringere anche il sindaco di Vicenza, qualche decina di chilometri più a est, e chiamato in causa solo per ’continguità provinciale, a emanare in fretta e furia un comunicato stampa per avvertire che il protagonista è ben altro Comune.

Montecchio in serata ha invece ricevuto, certo inatteso, un ’assist dall’assessore di centrosinistra all’Istruzione del Comune di Padova Claudio Piron secondo il quale "bisogna distinguere il diritto alla formazione dai servizi a domanda individuale".

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