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Il biocarburante da «rinnovabili»

Eni Diesel+ riduce del 40% la CO2 e aumenta la vita dei veicoli

Matteo Cusumano

Minori emissioni di gas serra, quelli responsabili dei cambiamenti climatici. Riduzione della dispersione di sostanze inquinanti, pericolose per la salute umana. Diminuzione dei consumi energetici e allungamento della durata di un motore. Produzione in raffinerie riconvertite anche per poter sfruttare al meglio materie prime riciclate. Sono questi, in sintesi, i risultati più notevoli ottenuti da Eni con l'introduzione sul mercato del biocarburante Eni Diesel+, che parte quotidianamente dalla bioraffineria di Venezia e, a breve, lo farà anche da quella siciliana di Gela.

Eni Diesel+ è costituito per il 15% di componente green rinnovabile. Inoltre, rispetta la normativa europea che impone che almeno una percentuale del 6,5% dei biocarburanti provenga dalla conversione in biodiesel di oli vegetali. Per un sempre maggiore riutilizzo degli oli esausti a protezione dell'ambiente, è da segnalare che Eni, in maggio, ha siglato un accordo con il Conoe, Consorzio nazionale di raccolta e trattamento degli oli e dei grassi vegetali e animali esausti. Nello sviluppo di Eni Diesel+, comunque, il gruppo del Cane a sei zampe ha previsto delle misure in più rispetto a quelle richieste per legge, che consentono a questo prodotto di essere ancor più ecosostenibile (promette di ridurre fino al 40% le emissioni gassose e in media del 5% la CO2) e con un miglioramento di prestazione dei motori. Vi sono due modi, infatti, per convertire gli oli esausti in biodiesel, e quindi si può dire che i biocarburanti sul mercato non siano tutti uguali. Un'opzione è quella di aggiungere agli oli di scarto del metanolo. La seconda, quella scelta nei laboratori di ricerca di Eni, consiste nel far reagire gli oli da riciclare con idrogeno. Per attuare questo processo la società ha messo a punto una tecnica chiamata Ecofining.

Qual è la principale differenza tra un biodiesel prodotto con l'utilizzo del metanolo e uno ottenuto con Ecofining? Quali le conseguenze pratiche conseguite con quest'ultimo processo? Nel trattamento tradizionale, nel biocarburante prodotto è presente ossigeno, che non è un elemento che migliora le prestazioni energetiche, mentre incrementa la contaminazione batterica. Con Ecofining, mediante l'utilizzo di idrogeno, il più nobile costituente degli idrocarburi, al contrario, si ottiene una deossigenazione. Risultato: maggiori prestazioni del biodiesel - e quindi minori consumi - e iniettori più puliti. A questo proposito, c'è da segnalare che in Eni Diesel+ vengono aggiunte anche molecole detergenti che, da un lato riducono la formazione di nuovi residui e, dall'altro, rimuovono quelli delle combustioni precedenti.

Grazie all'utilizzo di Eni Diesel+ all'interno di un accordo di una sperimentazione siglato da Eni, Città di Torino, Gtt e Amiat (che si concluderà il 31 ottobre) si è constatato che i 650 autobus Euro 3 torinesi coinvolti hanno ridotto le polveri sottili emesse del 40%, il particolato del 16%, gli NOx del 10% e la CO2 del 7%.

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