Blera ricorda l’«invasione svedese» di mezzo secolo fa

Si celebrano gli scavi di Re Gustavo Adolfo iniziati nell’ottobre ’56

Mario Cappelli

Blera, 70 chilometri da Roma sulla via Cassia, è conosciuta per la sua Università Agraria, per i suoi ottimi prodotti enogastronomici e per essere il luogo natale del portiere della Lazio Angelo Peruzzi. Ma chi ha qualche anno in più la ricorderà anche per gli scavi di San Giovenale, iniziati il 10 ottobre 1956 ad opera del 75enne Gustavo VI Adolfo, re di Svezia, di sua nipote la regina Margarethe di Danimarca, di archeologi, professori e studenti dell’Istituto Svedese di Studi Classici a Roma. Ora, a distanza di cinquant’anni la cittadina della Tuscia ricorda quel periodo con una settimana (da oggi al 15 ottobre) ricca di avvenimenti culturali e non, come per esempio la visita del Museo Civico del Cavallo e l’Uomo, dedicato proprio a Gustavo VI Adolfo di Svezia. Filmati di epoche diverse gelosamente custoditi e un rilevante numero di foto, dimostrano la grande sensibilità del Re che in prima persona si accompagnava a semplici operatori alla paziente ricerca delle antichità. Quel 1956 fu la prima mossa della grande impresa archeologica «Ricerche in Etruria» che, nell’arco di 22 anni, esplorerà gli abitati antichi di San Giovenale, Luni sul Mignone e Acquarossa apportando un cospicuo contributo alla conoscenza non solo della civiltà etrusca, ma anche delle vicende del popolamento del territorio in età preistorica e protostorica. Ma gli scavi furono anche molto importanti per Blera, che negli anni Cinquanta era un paese chiuso e povero.

E che oggi ricorda con una piazza il sovrano svedese. Anche dopo la fine dei lavori di scavo, i rapporti tra Blera e la Svezia non si sono interrotti: professori e studenti delle università di Goteborg e Lund continuano a studiare Blera.

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